Per una movimentata giornata, dalla portineria al Comune, e con i calorosi e solidali collegamenti con le altre lavoratrici in sciopero da Milano e Taranto.
E quanto questa lotta ‘parli a tutte le operaie’, di come rappresenti il bisogno di unità delle lavoratici, divise con gli appalti e le agenzie in seria A, B, C…, ha trovato una dura conferma proprio nella notizia di questi giorni, circa la chiusura di un reparto della fabbrica, con lo spostamento delle operaie negli altri reparti, ‘tranquille mandiamo via le operaie precarie…’.
Perché nessuna possa sentirsi dire vai via, tu non conti, sei dell’agenzia, sei dell’appalto. Una ragione in più per scioperare l’8 marzo, dove centrale è stata l’importante richiesta di riprendere il lavoro sulle linee 4, 5 e controllo isole, come elemento di tenuta dell’appalto; senza queste linee (ora occupate incredibilmente da personale Beretta!) per l’appalto, forte è il rischio della liquidazione, dato che Beretta dimostra di averne la gestione imponendo le ‘sue operaie’, e per le operaie Mpm sono già aumentate le giornate di riposo forzato senza lavoro.
Uno sciopero contro l’autoritarismo e la repressione verso le operaie che lottano, discriminate sui turni, come seguite e guardate a vista tra le linee, al pari di una caserma, con i capi più caporali che responsabili di produzione, per farti saltare i nervi.
Uno sciopero dalla fabbrica rivolto a tutte le donne, alla loro condizione, di denuncia per le immigrare fatte morire a Crotone, solidale con le donne iraniane, con tutte le donne nel mondo che si ribellano, contro le discriminazioni, la violenza quotidiana, i femminicidi, che questo sistema marcio riversa contro le donne, perché tutta questa vita deve cambiare.
Una lotta portata a tutta la fabbrica, con un partecipato presidio alla portineria, buona occasione per coinvolgere, per avvicinare le tante altre operaie dello stabilimento, fianco a fianco tutti i giorni, ma irraggiungibili durante il turno. Operaie che invece sono molto simili per la doppia oppressione che le donne subiscono, per le dure condizioni di lavoro, che segnano la loro salute, nelle mani, schiene, spalle; di tutte le operaie, senza distinzioni tra dirette Beretta, delle agenzie, dell’appalto. Una occasione per parlare da operaia a operaia della paura che c’è nei reparti, degli altri sindacati che non fanno niente, delle operaie che pensano solo per loro o che passano direttamente dalla parte dell’azienda e si mettono contro le colleghe.
Uno sciopero per i diritti e l’unità tra donne/lavoratrici, tutt’altro che formale, perché il lavoro per le donne è indipendenza economica ma anche emancipazione, in un sistema produttivo dove i salari sono ancora più bassi per le donne, che hanno in maggioranza posti di lavoro meno qualificati e tutelati.
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