17/10/23

Francia, arrestata l’attivista palestinese Mariam Abou Daqqa


Mariam Abu Daqqa, 72 anni, attivista e femminista palestinese, presidente dell’Associazione “Palestinian Development Women Studies Associations” (PDWSA) e dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), è stata arrestata questo lunedì, 16 ottobre, intorno alle 6:30 mentre si recava alla stazione ferroviaria di Marsiglia per raggiungere Tolosa, dove avrebbe dovuto tenere una conferenza sulla condizione delle donne a Gaza. “Intorno alle 7 del mattino eravamo appena saliti in macchina quando la polizia ci ha fermato”, spiega Pierre Stambul, portavoce dell’Unione Ebraica Francese per la Pace (UJFP) che l’ha ospitata durante il suo tour di manifestazioni nella regione di Marsiglia. La militante palestinese era attesa a Tolosa per la conferenza, con molti altri incontri programmati in altre città francesi fino alla sua partenza prevista per l’11 novembre.

Membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) – partito marxista inserito nell’elenco dell’Unione Europea, di Israele e degli Stati Uniti come una delle entità soggette a specifiche misure restrittive nella “lotta al terrorismo” – e da sempre molto critica verso il collaborazionismo dell’Autorità Nazionale Palestinese guidata da Abu Mazen, Mariam Abu Daqqa ha ricevuto un ordine di espulsione con la minaccia di essere rispedita a Gaza. Il suo visto, regolarmente rilasciato a fine settembre dal consolato francese a Gerusalemme, è stato annullato. Ora si trova agli arresti domiciliari in un albergo di Marsiglia.

“Non capisco di cosa mi accusano – confida Mariam Abu Daqqa -. Ho sempre avuto un’ottima visione della democrazia francese e oggi è lei che vuole zittirmi. Ho appena perso 29 membri della mia famiglia nei bombardamenti israeliani su Gaza. La mia casa è stata distrutta. Ma il discorso che faccio non attacca nessuno. Sono venuto per denunciare l’occupazione della Palestina e le sue conseguenze sulla vita quotidiana dei palestinesi”.

Le autorità francesi motivano la loro decisione con due documenti consegnati all’attivista. Uno firmato dal ministro degli Interni, l’altro dal prefetto di Bouches-du-Rhône, “Considerato che l’arrivo di Mariam Abudaqa è tuttora annunciato in diverse manifestazioni previste sul territorio nazionale (…), che nel contesto del sovradimensionato attacco di Hamas (…) e dei violenti scontri ancora in corso tra lo Stato di Israele e Hamas , la partecipazione della signora Abu Daqqa a questi eventi e i suoi interventi rischia di alimentare tensioni, odio e violenza tra le comunità e di creare gravi disturbi all’ordine pubblico”.

Mariam Abu Daqqa è in Francia dall’inizio di ottobre. Ha già tenuto diverse conferenze a Parigi, Lione, Marsiglia, Metz… Nessuna ha provocato simili problemi.

Il ministro dell’Interno francese precisa, inoltre, di aver preso la sua decisione “in considerazione dell’appello lanciato da Hamas per “un giorno di rabbia” venerdì 13 ottobre 2023 volto ad attaccare israeliani ed ebrei, e dell’attacco terroristico commesso lo stesso (giorno) all’interno del liceo Gambetta ad ‘Arras”.

La legittima espressione del popolo palestinese che lotta per la propria liberazione nazionale non ha nulla a che fare con il fanatismo religioso e il terrorismo islamico. Assimilando gli attacchi di Hamas in Israele a quello di Mohammed M. ad Arras e l’azione militante di un membro del FPLP, movimento marxista palestinese molto lontano ideologicamente dai gruppi islamisti, il ministro degli Interni, non si accontenta di mettere la museruola a Mariam Abu Daqqa, ma semina deliberatamente confusione. Un gioco pericoloso che potrebbe rivelarsi controproducente.

“Cerchiamo un avvocato che possa ribaltare questa sorprendente decisione, – spiega Pierre Stambul – Come possiamo immaginare il rimpatrio forzato di una persona a Gaza quando vediamo la violenza che si scatena lì in questo momento?” Considerati i numerosi divieti di manifestazioni a sostegno del popolo palestinese, una tale decisione sarebbe infatti incomprensibile.

La logica della guerra sta creando, in tutta Europa, un clima da caccia alle streghe, un neo-maccarthismo che minaccia la libertà di espressione e di manifestazione criminalizzando le opinioni non allineate al coro guerrafondaio occidentale.

Da InfoPal, di Lorenzo Poli

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