30/10/23

La nostra lotta deve fare un salto di qualità - Dall'introduzione dell'Assemblea Donne/Lavoratrici del 12 ottobre

Abbiamo deciso di fare questa nuova Assemblea telematica e in presenza, per mantenere quel filo che abbiamo costruito nei mesi addietro e ha visto delle tappe scandite dalle precedenti assemblee, che sono state momenti di confronto, di analisi delle fasi che viviamo, di ragionamento, di esperienze di lotta, ponendo forte la necessità che abbiamo di unirci come lavoratrici, come compagne, come donne, precarie, disoccupate, come migranti, per mettere in campo quelle azioni necessarie per contrastare tutti gli attacchi che subiamo ogni giorno, non solo sul posto di lavoro, ma in generale in tutta la nostra vita come lavoratrici, come donne. 
La nostra lotta anche se parte dalle battaglie quotidiane si inserisce in una logica più ampia che è proprio della società in cui viviamo, la società capitalistica, fondata sulla doppia oppressione della maggioranza delle donne. Una società che non può che essere combattuta a 360 °, rovesciata se aspiriamo a una vera liberazione sociale delle donne e in generale dell'umanità. 
Oggi siamo di fronte ad una fase anche diversa rispetto a quando abbiamo cominciato. Nel nostro paese abbiamo il governo Meloni. Esso è sicuramente anche in continuità con i governi precedenti, ma rappresenta un salto nell'attacco che viene sferrato. Ce lo fanno vedere i fatti che stanno succedendo. 
Per questo abbiamo ancora più la necessità di prendere la parola e di dire le parole giuste in questa fase a cui deve corrisponde anche un salto nella nostra lotta.  
Oggi gli attacchi alle condizioni di lavoro, salariali, di vita, ai nostri diritti, anche basilari, sono più amplificati con questo governo. Il governo nell'attacco al lavoro colpisce maggiormente le donne. Ha fatto un decreto lavoro che ha sancito la precarietà permanente, il rischio costante della disoccupazione; ha dato mano libera ai padroni per essere sempre più liberi di sfruttare, di prendere o cacciare come meglio è utile ai loro profitti e al taglio dei costi sul lavoro. Questo governo ha cancellato il reddito di cittadinanza e in questo tantissime donne sono state colpite, portate in una condizione di sempre più miseria e dipendenza. Per questo governo le donne hanno un peso e hanno un valore se fanno figli. Non è che il discorso della denatalità i governi precedenti non lo facessero però con questo governo è diventato una questione ideologica. Questo martellamento quotidiano del discorso del ruolo riproduttivo è al servizio da un lato dei padroni e dall'altro della guerra imperialista. 
La Meloni va in Polonia e va a fare l'incontro con Orban in nome di "Dio, patria e famiglia", rivendicando pienamente di essere una donna, di essere una cristiana e di essere una madre. Ma questo rivendicare ogni minuto questa concezione ideologica è fascismo, nel senso che il moderno Medioevo deve diventare una normalità per le donne. 
Alla campagna per la natalità seguono provvedimenti. E quindi la finanziaria con delle misure in cui tutto deve essere finalizzato al fatto di fare figli. Misure che sono veramente poi oscene dal punto di vista economico, elemosine di memoria mussoliniana. 
Dietro a questa concezione, c'è naturalmente l'attacco, ideologico in primis, per ora, al diritto d'aborto e quindi alla libertà di scelta delle donne.  
Tutto questo si inserisce poi in un quadro di un paese in cui come abbiamo visto in questi mesi è aumentata la violenza sessuale contro le donne, con l'aumento dei femminicidi, una guerra di bassa intensità contro le donne, che ogni giorno diventa più pesante; e a cui questo governo risponde da un lato con un'ipocrisia allucinante, perché i primi istigatori dall'alto della violenza sulle donne sono proprio loro, la Meloni che parla di donne che non hanno la testa sulle spalle, con l'idiota corollario dell'ex suo compagno Giambruno che dice: se la ragazza si ubriaca è chiaro che poi incontra il lupo stupratore. Per non parlare di La Russa che difende il figlio stupratore, per non parlare di tutti gli altri, come il Min, Lollobrigida, la reazionaria Min. Roccella, che spargono dall'alto questo humus fascio/sessista, che poi inevitabilmente influenza a livello di massa e quindi diventano veramente tanti gli uomini che odiano le donne. 
Dall'altra il governo risponde con il varo di leggi, come il "codice rosso", che non risolveranno assolutamente la questione delle violenze, dei femminicidi; mentre più concretamente si accentua l'aspetto repressivo, della irregimentazione sociale, dell'aumento delle forze dell'ordine, polizia, carabinieri. Ma nonostante tutte le denunce le donne continuano a essere uccise lo stesso. 
Abbiamo visto la questione di Caivano. Questa operazione di propaganda, spot pubblicitaria, è stata solo all'insegna della repressione, per non risolvere poi realmente nessun problema. 
E questo perché questo governo vuole avanzare rapido nella marcia a cui tende potenzialmente la borghesia dominante, quella di un moderno regime, di un moderno fascismo. 
Quindi noi siamo in questa fase sicuramente e non possiamo, non vogliamo starcene con le mani in mano. Abbiamo già in questi anni lottato, abbiamo fatto tante cose, ma è chiaro che dobbiamo ora tornare a prendere con più forza la parola e impossessarci anche delle parole giuste da portare alle altre donne per mettere in campo quelle azioni che sono necessarie.
L' Assemblea donne/lavoratrici è al servizio di tutto questo. Non ci dobbiamo preoccupare se non siamo tante. Certo, i numeri contano. Però conta anche la qualità di ciò che si fa e il messaggio efficace che si può portare con un'azione di avanguardia.
Solo un esempio. L'anno scorso alla manifestazione del 25 novembre a Roma, proposta da Non una di meno, noi eravamo un piccolo gruppo rappresentato dalle lavoratrici, dalle precarie che quotidianamente sono in lotta, in sciopero, in piazza, ad assediare le istituzioni. Certo, se le lavoratrici si organizzano insieme a noi siamo molto più contente, ma noi vogliamo rappresentare anche tutte quelle che lottano. Se le operaie della Electrolux lottano - recentemente un'operaia non solo si è infortunata, ma è stata pure punita dall'azienda perché ha rallentato la produzione ed era "colpa sua" l'infortunio perché non aveva saputo usare bene il macchinario. Per fortuna questo però ha prodotto poi uno sciopero nella fabbrica - pur se non è organizzata con noi, noi dobbiamo diventare  la voce anche di queste operaie, di queste lotte. 
A Roma eravamo un piccolo gruppo, ma come piccolo gruppo, portando una parola d'ordine giusta:  "Meloni fascista noi donne ti faremo la guerra", siamo riuscite d incidere. C'è stato il tentativo repressivo della polizia, ma siamo riuscite a creare solidarietà attorno a noi; siamo andate sui giornali che scrivevano con terrore: "le femministe degli anni '70 ritornano", e tutti si sono pronunciati da La Russa alla Santanchè, eccetera, eccetera. Questo per dire comunque a volte  anche i piccoli numeri possono incidere.
Noi dobbiamo essere coraggiose da un lato e incoraggiare dall'altro. E quello che ci deve anche incoraggiare il fatto che le lavoratrici non si fermano. Quest'estate tante lavoratrici si sono mosse. dalle operaie di Melfi alle operaie della Beretta che hanno ripreso la lotta, alle operaie di Mirafiori, alle lavoratrici di Taranto degli asili, alle lavoratrici di Palermo. Ma anche le immigrate nelle campagne, per non parlare delle migranti e dei migranti che hanno protestato a Lampedusa o in alcuni centri - Cpr che sono delle prigioni di fatto - in cui sono anche tante donne rinchiuse. 
Tutto questo ci deve dare forza, perché in realtà non siamo sole.  

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