Da Sole 24ore
Una platea di oltre 117mila lavoratrici con tre figli (di cui uno minore), grazie alla nuova decontribuzione voluta dal governo Meloni, beneficeranno da gennaio del taglio dei contributi a loro carico.
La misura, illustrata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti dopo l’approvazione, lunedì scorso, della legge di Bilancio in Cdm, prevede che la quota dell’esonero sia pari all’intera quota dei contributi a carico delle lavoratrici stesse, per un anno se hanno due figli fino all’età di 10 anni del più piccolo e permanente per quelle che hanno tre figli fino ai 18 anni del più piccolo. L’intervento avrà probabilmente un “cap” (su cui stanno ragionando gli esperti dell’Economia) perché dovrà essere calibrato tenendo soprattutto conto della riduzione del cuneo (che si applica a tutti i lavoratori, e ovviamente lavoratrici, fino a 35mila euro di reddito) e di altre agevolazioni in corso onde evitare possibili effetti distorsivi.
Ma la misura è fortemente spinta dal governo: in primo luogo perché realizza un vero (e concreto) passo avanti sul fronte della conciliazione vita-lavoro (le donne con figli possono fare le mamme e lavorare con qualche beneficio in più); ma anche, come ripetuto sia dalla premier Meloni sia dallo stesso ministro Giorgetti, perché è un “grazie” che lo Stato riserva a queste lavoratrici che fanno figli per il loro contributo dato al Paese per contrastare la denatalità che ci attanaglia (con effetti pesanti sul lavoro).
L’aliquota contributiva a carico della lavoratrici dipendenti è oggi pari a 9,19%; per le lavoratrici dipendenti agricole si scende a 8,84%.
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