COLTELLA LA EX MOGLIE E SI
SUICIDA. LEI È RICOVERATA IN OSPEDALE
Caserta, ferisce la moglie con 30
coltellate poi si toglie la vita lanciandosi dal balcone
Spara alla madre, a un’altra
donna e ferisce figlio e marito di quest’ultima Duplice omicidio a Latina,
preso killerRoberto Zanier fermato dopo la fuga: ha sparato alla madre e a una
donna romena. L’ex guardia giurata ha tentato di uccidere ancora, ma la pistola
si è poi inceppata
Uccisa dal marito che poi si
suicida Uccide la moglie e si spara con
la pistola di lei, guardia giurata. Omicidio-suicidio a Loreto, piccola
frazione di Oleggio, in provincia di Novara.
Cento coltellate alla moglie: il
prof di religione insegnava a Castiglione L’ultimo incarico del trentanovenne
era stato al tecnico commerciale Caduti della Direttissima
Omicidio a Custonaci, la vittima è una prostituta nigeriana - Prima di essere strangolata è stata picchiata di Redazione. Categoria: Cronaca 26 dicembre 201
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Omicidio a Custonaci, la vittima è una prostituta nigeriana - Prima di essere strangolata è stata picchiata di Redazione. Categoria: Cronaca 26 dicembre 201
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Più di 128 femminicidi, più di 128 donne uccise, massacrate,
la cui vita è stata spezzata da mariti, compagni, fidanzati, conviventi,
ex... all'interno della cosiddetta SACRA
FAMIGLIA nel nostro "bel paese" solo nel 2013, un bollettino di
guerra che continua in modo sempre più tragico, perchè di vera e propria guerra
si tratta contro la maggioranza delle donne!
E proprio ieri 26 dicembre, in un servizio trasmesso dal Tg3
nazionale sull'ennesimo femminicidio la giornalista si sorprendeva!? sulla non
riduzione dei femminicidi in Italia nonostante il decreto legislativo contro i
femminicidi emanato dal Governo Letta/Alfano e nonostante le donne abbiano
iniziato a scendere in piazza... come riportava la stessa.
Ma la "sorpresa" o le mancate risposte della
giornalista della Rai dinnanzi ad una
barbarie sempre più drammatica quale quella dei femminicidi deriva dal fatto che si vogliono chiudere gli
occhi su quella che è una profonda BARBARIE SOCIALE, che non può certamente essere eliminata con
la riduzione del grave problema all'aumento della repressione, delle pene (che
in diversi casi invece per gli assassini e stupratori dentro le aule dei
tribunali borghesi rimangono irrisorie), riferendoci al decreto governativo che
di fatto considera le donne ancora una volta meri oggetti deleganti soprattutto
alle forze di polizia la soluzione della violenza subita. Ma come si vede i femminicidi non diminuiscono
comunque.
E' sì poi vero le donne hanno iniziato a scendere
concretamente in piazza per protestare in diverse forme contro femminicidi e
violenza ma anche qui la discriminante è se lo si fa guardando solo alla superficie del problema,
il solo aspetto culturale/educativo da dovere cambiare, e non alle cause
profonde di esso legate a tutta la società in cui viviamo nel suo complesso, di
cui femminicidi, stupri e violenza sono l'aspetto più becero e marcio, questa società
capitalista che, se la condizione delle
donne è da considerare come una cartina di tornasole del grado di
civiltà di una società, deve essere cambiata sin dalle sue
radici con una lotta che non può che essere a 360 gradi, che deve toccare tutti gli aspetti, sociale,
culturale, ideologico, sessuale... e in cui la maggioranza delle donne deve
essere parte determinante con il protagonismo diretto, al di fuori della logica
della delega a questo Stato che è causa e non soluzione
delle uccisioni e violenza contro le donne.
Dal 6 luglio a Roma contro
femminicidi, stupri, e violenza allo sciopero delle donne del 25 novembre scorso
che ha visto scendere in diverse città centinaia di donne lavoratrici, operaie,
precarie, disoccupate, casalinghe, giovani, studentesse... è stata una forte
scintilla di questa lotta che deve necessariamente continuare per un cambiamento rivoluzionario della vita della
maggioranza delle donne.
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Riportiamo stralci dell''opuscolo su
"LE UCCISIONI DELLE DONNE, OGGI" delle compagne del Movimento
femminista proletario rivoluzionario
Serve inquadrare il clima politico, ideologico,
sociale in cui e per cui avvengono oggi le uccisioni delle donne, a
dimostrazione del fatto che non si tratta affatto di casi isolati, da vedere in
sé per sé, ma si tratta di una tendenza che andrà purtroppo accentuandosi e che
può trovare come risposta soltanto una mobilitazione diretta delle donne.
Il fatto che le uccisioni delle donne stiano
assumendo dimensioni allarmanti, una “guerra di bassa intensità” contro le
donne, fa sì che la stessa giurisprudenza inizi a parlare di femminicidio.
Noi abbiamo usato il titolo di un libro per parlare
del nuovo livello del rapporto uomo/donna. Gli “Uomini che odiano le donne”
esprime - sia pur nei limiti di un
titolo di romanzo - questi rapporti nella fase del moderno fascismo.
Il moderno fascismo è l’edificazione a sistema di
tutto ciò che è reazionario, maschilista.
In questo senso le uccisioni non si potranno fermare,
né ci sono interventi di legge, di controllo che possano frenarli. Il moderno
fascismo le alimenta a livello di massa: le uccisioni hanno la caratteristica
di essere ripetitive, emulative – più se ne parla, più vengono prese ad
esempio. La stampa, la televisione berlusconiana sono in questo uno strumento
fondamentale: amplificano o minimizzano o nascondono, su alcune vicende
costruiscono dei talk show osceni, su altre fanno calare il silenzio; in questo
modo indirizzano e/o deviano l’attenzione, impongono idee, giudizi, con criteri
di scelta/selezione spesso razzisti, di classe o che comunque rispondono
all’utilizzo di tali uccisioni e violenze per rafforzare la politica, l’ideologia,
i “valori” dominanti e nasconderne la cause sociali, lì dove invece i motivi di
questa recrudescenza di uccisioni delle donne vanno visti sempre come
espressione della condizione generale delle donne e della realtà sociale.
Spesso si tende a motivare il femminicidio come vicenda privata, frutto della
gelosia, o di un raptus di follia. Ma anche esaminando specifici episodi,
vediamo che le singole persone che uccidono trovano l’humus adatto, favorevole,
che in un certo senso li fa sentire legittimate, niente affatto in colpa, anzi,
quasi autorizzate. Questo humus è il moderno fascismo e questo rende differente
oggi la questione della violenza sulle donne ed in particolare le uccisioni.
Certo le uccisioni, le violenze ci sono state anche
negli anni passati, il problema è perché oggi. Noi dobbiamo denunciare e
lottare contro le caratteristiche attuali delle uccisioni, delle violenze
sessuali, interne a: clima politico – humus sessista-razzista - reazione alle
donne che si vogliono ribellare, che vogliono rompere legami oppressivi - ruolo
della famiglia.
Oggi dobbiamo affrontare questa guerra, che ha
questi terreni di combattimento.
Se prima le donne sopportavano in silenzio una
violenza anche continua, oggi gli uomini non possono come prima contare su
questo silenzio. Oggi le donne sopportano meno, rompono i rapporti, si ribellano,
cacciano i fidanzati, i mariti ecc. “Tu devi essere mia, o sei mia o non sei”,
questo è quanto ha detto un uomo prima di uccidere la sua ex fidanzata; è la
rottura di questo concetto di possesso, di proprietà, che c’era anche prima ma
che oggi, da parte delle donne viene messo in discussione, non viene accettato.
Queste uccisioni e violenze come reazione degli
uomini alle donne che vogliono rompere i precedenti legami, la precedente vita
sono delitti fascisti, perchè mossi da una concezione fascista di attacco ad
ogni spinta di ribellione. Come fascista è spesso il clima generato di
complicità diffusa pre e post uccisioni, in cui gli uomini vengono considerati
perbene, e chi sa non parla e copre non solo perchè ha una concezione
individualista, ma perchè ha la stessa concezione maschilista, fascista verso
le donne.
L’altra questione che rende “nuovo” il femminicidio
è il ruolo oggi della famiglia. La famiglia è stata sempre terreno di
oppressione per la donna, di tomba dell’amore, di ghetto. Noi diciamo “in morte
della famiglia” perché la maggior parte delle uccisioni avvengono nell’ambito
familiare o di rapporti familiari. Che cos’è la famiglia? Perché la famiglia è
morte? In termini sociali è la cellula della società, che esprime in sintesi
processi, contraddizioni che avvengono poi nell’intera società. Il problema è
che ora la famiglia, da un lato effettivamente è in crisi, non riesce più a
conservare, ad essere un elemento di conservazione, nello stesso tempo viene
iper-esaltata dalla Chiesa, dal governo, dallo Stato. Anche questo aspetto
rende in un certo senso diversa, moderna la questione delle uccisioni delle
donne.
Il governo, lo Stato usano strumentalmente le
uccisioni delle donne per varare provvedimenti che non aiutano affatto le donne
ma aumentano il clima di controllo e repressione. Sulla uccisione nel 2007
della donna di Roma Giovanna Reggiani, il governo di allora, di centrosinistra,
pose le basi per il pacchetto sicurezza tanto voluto da leghisti e sindaci
sceriffi di destra e di sinistra.
In quella occasione scrivemmo: “... Il clima
securitario, le misure di sicurezza, da ordine pubblico già adottate dai
sindaci in alcune città come Bologna, Firenze, la stessa Roma, che hanno come
bersaglio principale gli immigrati, che mettono sotto controllo le città,
desertificandole, sono in realtà il miglior humus delle violenze. C’è un
rapporto diretto tra aumento delle misure di sicurezza e l’aumento degli stupri
e delle uccisioni delle donne.”
Sia negli anni precedenti, sia più recentemente,
ogni misura del governo contro le uccisioni, violenze ecc, in realtà non ha
prodotto una diminuzione delle stesse ma, anzi, in un certo senso ha prodotto
un effetto contrario, sia con le misure essenzialmente repressive, sia con
quelle poche misure che potrebbero essere utili ma per come vengono gestite
sono negative fino ad essere controproducenti. La legge sullo stalking della
Carfagna, ad esempio. Ci sono decine e decine di denunce di donne, che però non
sono mai state prese in considerazione, gli iter burocratici per cui si
attivano le forze di polizia o la magistratura sono complessi e lunghi e
l’intero apparato deputato ad applicare la legge se ne disinteressa; ma è
soprattutto la concezione che guida i poliziotti, i carabinieri che fanno le
indagini che è bacata in partenza, impregnata, e come non potrebbe esserlo, di
una ideologia maschilista, machista, congenitamente distante/contraria alle
donne, alla loro vita, e ai loro bisogni, ribellioni.
Affrontare la questione della violenza con le misure
repressive, togliendo quegli elementi di socialità, di apertura e solidarietà
che ci aiutano a combatterla, puntando invece alla chiusura, alla
fascistizzazione della società, alla desertificazione delle città, favorisce la
violenza. Nelle città hanno creato un deserto e alle 9 di sera non c’è più
gente per strada, e poi si meravigliano che una donna che giri da sola in
questa condizione è a rischio? Ma chi ha creato questa condizione?
Queste misure creano un clima oscurantista, sempre
ideale per la coltivazione di idee e pratiche fasciste, maschiliste, di
sopraffazione e quindi hanno un effetto opposto, di incoraggiamento delle
violenze sessuali a tutti i livelli; creano città sotto controllo, invivibili,
in cui sono bandite le normali libertà, la socialità tra i giovani, tra le
persone, l’uso normale delle città. E quando questo accade, sempre le città si
desertificano dalla gente e diventano terreno pericoloso soprattutto per le
donne, perché impediscono, addirittura criminalizzandolo, il senso collettivo,
sociale della città e dei problemi, spingendo a una concezione individualista,
antisociale, compagna di strada della sopraffazione, di un’ideologia comunque
reazionaria, razzista e fascista, che nei confronti delle donne si esprime
sempre come maschilismo e violenza...
La violenza sulle donne non fa che proseguire la discriminazione,
l’ingiustizia, il doppio sfruttamento e
oppressione di cui siamo vittime nella società capitalista.
Eva Gabrielsson, compagna dello scrittore Stieg
Larsson de “Uomini che odiano le donne”, di fronte alla domanda di un
giornalista che chiedeva quali sono le radici di questo odio contro le donne,
ha risposto: “Come diceva Von Clausewitz, la guerra non è altro che la
continuazione della politica con altri mezzi. La stessa cosa avviene per la
violenza sulle donne, che non fa altro che proseguire, su un diverso terreno,
la discriminazione e l’ingiustizia delle quali siamo vittime nella nostra
società. Per questo la violenza alle donne è una violenza a tutti i cittadini,
non un fatto privato tra individui”.
Il padronato, il governo agiscono per ricacciare a
casa le donne. Tante nel nostro paese in questi mesi sono state colpite sul
piano dell’occupazione, lavoratrici licenziate, operaie messe in cassa
integrazione, precarie sempre più precarizzate, disoccupate in lotta per il
lavoro caricate dalla polizia e multate, donne super sfruttate fin quasi a
condizioni di moderno schiavismo. Lo Stato direttamente con l’attacco alla
scuola sta portando avanti il più grande licenziamento di massa in un settore a
stragrande maggioranza femminile. Nello stesso tempo, con un discorso tanto
ipocrita “sulla parità” quanto di primo passo di un attacco generalizzato,
viene innalzata l’età pensionabile delle lavoratrici. Tutto ciò non ha fatto
altro che peggiorare le già pesanti e discriminanti condizioni di lavoro e di
salario delle donne, e l’Italia si posiziona tra gli ultimi paesi per tasso di
occupazione delle donne.Vengono scaricate sulle donne i tagli e i peggioramenti
ai servizi sociali, la gestione della crisi nella famiglia. E sono proprio le
donne e i bambini a pagare i tagli alla sanità e la logica puramente
produttivista e utilitarista che vi
regna, con il ritorno delle morti per parto.
Mentre
riprende il bombardamento ideologico e attacco pratico da parte di
governo e Vaticano contro la libertà di scelta delle donne, contro il loro
diritto di decidere in tema di maternità; i recenti tentativi di bloccare nel
nostro paese l’uso della pillola Ru486 costituiscono un nuovo attacco contro le
donne ancora accusate di essere assassine, di praticare la violenza attraverso
l’aborto.
Questa politica fatta da Stato, padroni, Governo,
Chiesa contro le donne, per le donne ha come inevitabile conseguenza l’aumento
dell’oppressione, del maschilismo fascista, della violenza sessuale contro le
donne...
Per le donne nessun passo in avanti è duraturo e definitivo senza
rivoluzione e la rivoluzione nella rivoluzione.
Questa realtà dimostra che nella società borghese
nessun passo in avanti delle donne è duraturo e definitivo che solo una lotta
rivoluzionaria, in cui la ribellione e la lotta delle donne è una forza
poderosa e imprescindibile; solo un nuovo potere proletario basato sui principi
e la pratica per legge della piena emancipazione e liberazione delle donne, e
sulla lotta ideologica e l’educazione di massa, può rendere definitive quelle
conquiste. Per questo non basta instaurare un governo socialista, o pensare che
la rivoluzione risolva dall’oggi al domani tutte le concezioni maschiliste.
L’esperienza del movimento comunista ha dimostrato, e ha elaborato con la
Rivoluzione culturale proletaria in Cina, che occorre la rivoluzione nella
rivoluzione, un periodo in cui si combini la legge che impedisce che pratiche e
concezioni maschiliste e imponga altre pratiche, e l’educazione, la convinzione
a livello di massa.
Scrive Bebel su “L’emancipazione della donna” che la
forma della famiglia esistente in un’epoca determinata non può essere disgiunta
dalle condizioni sociali esistenti. Marx scrive che la famiglia contiene in sé
in miniatura tutti gli antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente
nella società e nel suo Stato. Engels dice che la famiglia monogamica fu la
forma cellulare della società civile e in essa possiamo già studiare la natura
degli antagonismi e delle contraddizioni che nella civiltà si dispiegano con
pienezza.
Nell’attuale condizione sociale in cui la borghesia
può produrre solo distruzione, guerre con orrori che sono la negazione
dell’umanità, in cui il sesso, fatto anche dalle iene ridens delle soldatesse
americane, viene usato per perpetrare le più brutali torture ai prigionieri
irakeni, in cui il governo, lo Stato sta marciando verso un moderno fascismo,
un sistema sociale in cui le donne valgono meno di un embrione, in cui la
scienza viene usata contro la scienza, non per far progredire l’umanità e
quindi il benessere, la salute, ma per costruire mostruosità, la famiglia e i
rapporti uomini/donne cambiano in rapporto e funzionalmente a questo moderno
medioevo e nello stesso tempo ne contengono in embrione tutte le
contraddizioni. In questo senso non si tratta di una famiglia “arretrata”
rispetto ad una società avanzata, non si tratta di rapporti uomo/donna
apparentemente inconcepibili rispetto ai progressi delle donne, come a volte
viene detto; ma si tratta di una famiglia fino in fondo moderna, nel senso
adeguata a quello che oggi è il sistema sociale capitalista esistente, e a cui
serve.
Non è possibile lottare contro questa famiglia senza
rovesciare questo sistema sociale che la produce e di cui se ne fa puntello.
Questa lotta non ha niente a che fare (e anzi deve smascherare) con la politica
del femminismo piccolo borghese che vuole liberarsi dalla famiglia in una
logica tutta individualista, né può essere ridotta a mera lotta contro gli
uomini.
Nella famiglia, anche proletaria, gli uomini sono
privilegiati rispetto alla condizione delle donne, ma quanto miseri sono questi
privilegi! La famiglia è una catena ed è insopportabile anche per i proletari,
per i giovani, che restano in famiglia scaricando il loro peso sulle donne, che
spesso usano la famiglia, ma non vedono l’ora di scappare da questo carcere
arrivando ad odiarla.
Questa lotta, se non può che essere fatta
innanzitutto in prima persona dalle donne, che subiscono tutte le catene, non è
però interesse solo delle donne, ma di tutti i proletari, perché è una lotta
per una nuova umanità, nuovi rapporti sociali.
Per noi comuniste “in morte della famiglia” vuol
dire fare della famiglia, invece che puntello del sistema capitalista e oggi
della marcia verso il moderno fascismo, leva della ribellione delle donne per
rovesciare il sistema.
Noi odiamo gli “Uomini che odiano le donne”
Noi abbiamo detto “noi odiamo gli “uomini che odiano
le donne”. Queste parole le abbiamo prese dal romanzo di Stieg Larsson, che ha
alcuni aspetti emblematici:
E’ ambientato in Svezia, una società in cui le donne
hanno fatto delle conquiste, si sono emancipate e però lì, guarda caso, negli
ultimi 2-3 anni sono usciti molti scrittori e scrittrici di gialli ambientati
in Svezia, molti dei quali hanno al centro le donne: le donne violentate, le
donne uccise ecc. (nella realtà e non solo nei romanzi). Sono dei libri che
parlano di uccisioni moderne, di uccisioni che avvengono nelle società
capitaliste più avanzate, non quelle più arretrate e che per questo smentiscono
che le violenze oggi siano il frutto solo di una realtà sociale arretrata; che
mostrano il marciume di un imperialismo arrivato alla frutta, che non può
portare a nulla di progressivo, ma solo a un moderno medioevo.
La protagonista del romanzo, Lisbeth Salander, è una
ribelle ad ogni tentativo di “normalizzazione”/considerata diversa per
eccellenza, ha tentato di uccidere il padre quand’era ragazzina perché
violentava la madre, ecc. Lisbeth è ribelle a ogni regola e questa ribellione è
insopportabile per gli altri, soprattutto per gli uomini che la devono
“domare”, fino a violentarla e tentare di ucciderla.
Ma chi sono questi uomini? Sono grandi manager di
industria, fascisti, nazisti, che odiano le donne.
Lisbeth a un certo punto, a fronte dell’altro
protagonista del libro, un giornalista che tenta anche di giustificare il
violentatore/assassino, facendo un’analisi psicologica, esclama: “cazzate,
questo odia le donne!”. “Cazzate!”, appunto, perchè dobbiamo respingere le interpretazioni/giustificazioni
che spesso vengono fatte dopo uccisioni perchè servono solo a mettere un
cappello sopra; diverso è raccogliere alcune di queste interpretazioni ma per
mostrarne il loro carattere assolutamente sociale, comune a migliaia di uomini e spiegabili solo con
un’analisi sociale, di classe e di genere.
Questo romanzo, indipendentemente anche dalla
volontà dello scrittore, aiuta a capire quello che stiamo dicendo. Oggi
effettivamente c’è una sorta di “odio” verso le donne, come verso gli
immigrati, verso gli omosessuali ecc. Questo odio tout court verso le donne, in
quanto donne che pensano, che agiscono, che decidono, è fascista. Questo odio
fa alzare il tiro, mette in moto la violenza.
“Gli uomini che odiano le donne” esprime l’immagine
del sistema capitalista, nella sua fase di crisi, di putrefazione imperialista,
di un sistema che non ha più nulla di costruttivo, ma è solo distruzione. E
proprio per questo deve essere distrutto. E LE DONNE HANNO DOPPIE RAGIONI PER
FARLO!
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