A fronte delle più che ipocrite parole di chi ci governa,
dal presidente Napolitano, a Letta, ad Alfano, a Renzi... che solo dopo la
denuncia di un migrante siriano nel CIE di Lampedusa sulle condizioni da bestie
riservate ai migranti rinchiusi da mesi hanno "aperto gli occhi" e hanno
gridato allo scandalo, all'orrore... CONTINUA AD EMERGERE L'IMMANE VERGOGNA DEI
CIE/CARA IMPOSTI DAL MODERNO FASCISMO E RAZZISMO CHE AVANZA DELLA BORGHESIA AL
POTERE, MODERNI LAGER CHE PER LE DONNE IMMIGRATE SIGNIFICANO ANCHE DOPPIA, TRIPLA VIOLENZA...
CHIUSURA IMMEDIATA DI TUTTI I CIE/CARA LAGER
LIBERTA' PER TUTTI GLI IMMIGRATI
RIBELLARSE' GIUSTO E NECESSARIO!
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LA VERGOGNA AL CARA DI MINEO: “COSTRETTE A PROSTITUIRSI PER
CINQUE EURO” (Alessandra Ziniti)
La denuncia di un operatore della Comunità di Sant’Egidio
che lavora nel centro: “Il giro gestito da dipendenti della struttura con la
complicità di alcuni migranti”
Cinque euro le somale, dieci le eritree, tredici le
nigeriane. Il tariffario della prostituzione gira di bocca in bocca al centro
richiedenti asilo, al bar, in mensa, negli uffici. Insieme alla “classifica”
delle ragazze, giovani, giovanissime, molte anche minorenni.
«Lo sanno tutti, compresi i mediatori culturali e la
direzione, si girano dall’altra parte e fanno finta di non vedere. Qui dentro
c’è un giro di prostituzione spaventoso e gli operatori del Cara sono i primi a
“beneficiarne” in tutti i sensi. Dentro e fuori, perché oltre che nelle stanze
del villaggio, poi molte ragazze le vediamo ferme in attesa di clienti in
strada, sulla Catania-Gela, a poche centinaia di metri dal centro. È davvero
una vergogna che queste ragazze vengano sfruttate, umiliate per pochi
spicciolie nessuno faccia niente».
Chi parla è uno degli operatori della Comunità di
Sant’Egidio che al Cara di Mineo (4000 ospiti gestiti dal Consorzio calatino
Terre di Accoglienza) lavora ormai da tempo, che con quelle ragazze (anche loro
come tutti gli altri costrette a rimanere al centro per mesi e mesi in attesa
dell’esito dell’istruttoria sulla richiesta di asilo) cerca di costruire un
percorso di integrazione. «Noi di Sant’Egidio siamo dentro al fianco di questi
migranti e li ospitiamo anche fuori nelle nostre sedi. Adesso stiamo preparando
per loro il pranzo di Natale, sempre che non le facciano “lavorare” anche quel
giorno…».
Raccontano che al Residence degli Aranci, nelle 400 villette
a schiera di prefabbricato, ormai le ragazze “lavorino” ad ogni ora, incuranti
di tutto, probabilmente costrette da una mini-organizzazione “mista”, formata
da migranti delle etnie più violente, Mali, Ghana, Nigeria e da alcuni
spregiudicati tra i circa 600 operatori del Cara. «È imbarazzante — racconta l’esponente
di Sant’Egidio — per onesti padri di famiglia o per studenti universitari che
vengono qui a lavorare vedersi quotidianamente “offrire” delle ragazze per
pochi euro. E ancor di più ascoltare in diretta, attraverso le pareti di
cartongesso dei prefabbricati, i rumori degli incontri. Ed è umiliante
ascoltare al bar o in mensa le “imprese” di chi è appena andato con una o con
l’altra, sempre più spesso ragazzine anche di 15 o 16 anni».
Già l’anno scorso, la Procura di Caltagirone aveva aperto
un’inchiesta su un giro di prostituzione all’interno del Cara di Mineo dove,
per altro, continuano ad avvenire un numero spropositato di aborti. «Ma
nell’ultimo mese — dice l’operatore — questo orribile “mercato” di donne sembra
essersi moltiplicato. E tra i miei “colleghi” c’è persino chi pretende da
queste ragazze delle prestazioni sessuali gratis in cambio di un lavoro ad ore
come domestica procuratole fuori da parenti o amici. D’altra parte, ormai da
tempo il livello socio-culturale di chi lavora al centro ha raggiunto i suoi
livelli minimi. I posti di lavoro al Cara sono diventati merce di scambio
politica e si fanno contratti anche per sole 14 ore, con il risultato che qui
entra anche chi non ha alcuna preparazione per assistere i richiedenti asilo».
Prostituzione ma non solo. Perché al Villaggio degli Aranci
ci sarebbe anche chi lucra affittando stanze a migranti che non avrebbero
diritto a starvi o a chi ha già ricevuto lo status di rifugiato e non ha dove
andare. «Qui vige la legge del più forte. Tra i richiedenti asilo c’è chi, con
la violenza, è in grado di dire ad un altro ospite: “Questa stanza mi serve,
vai a cercarti un altro posto dove dormire”».
La Repubblica 24/12/2013
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