22/11/23

Anche l'operaia di Erba poteva morire - Ma l'uomo era stato denunciato troppe volte - Questo Stato è complice dei femminicidi

Dalla stampa - Si è appostato fuori dalla ditta dove lei lavora come operaia, nella zona industriale di Erba, nel Comasco. Ha aspettato che uscisse per la pausa pranzo e a quel punto l’ha avvicinata. Prima l’ha spintonata e presa a calci, pugni, graffi. Poi le ha lanciato addosso la bottiglietta piena di acido muriatico che aveva in mano, colpendola sul volto e negli occhi in modo più serio e meno gravemente sul corpo, anche grazie ai vestiti che l’hanno protetta. Ha ustioni sul viso e le cornee danneggiate la giovane di 23 anni aggredita dal suo ex fidanzato, di 25, martedì pomeriggio alle 13,30. Un grave epilogo di una lunga serie di minacce, persecuzioni, stalking.

Due operai sono intervenuti in tempo per salvare la donna di 23 anni. Sentendo le sue urla, sono riusciti a fermare l'aggressore che la trascinava per i capelli e a bloccarlo fino all'arrivo dei carabinieri.
"Abbiamo sentito le urla e siamo corsi fuori", assieme ad altre persone che in quel momento stavano rientrando al lavoro dalla pausa pranzo: "Si era avventato sulla ragazza come una furia e non aveva nessuna intenzione di mollare la presa, la stava ammazzando", "È arrivato con una Mercedes e si è accanito su quella povera ragazza che urlava. Le ha lanciato qualcosa in faccia e quando l’abbiamo immobilizzato una signora l’ha aiutata a pulirsi. Non ci vedeva. La cosa che più mi ha impressionato è stata che anche quando lo tenevamo fermo in attesa dell’arrivo dei carabinieri, era come se non si accorgesse di nulla. Aveva in mente solo lei. La ricopriva di insulti. Le gridava addosso. Lei era terrorizzata"

I precedenti
Non era la prima volta che il 25enne, italiano di origini marocchine come la vittima, la aggrediva. E lei lo aveva già denunciato tre volte. Fino al suo arresto, il 23 agosto. Poi la libertà e l’epilogo di oggi.
I due si erano lasciati ad agosto del 2022. La prima denuncia è proprio di quel periodo. Minacce, e lui che viene indagato in stato di libertà. Passano i mesi, i due si vedono ancora, ma continuano le persecuzioni. A febbraio di quest’anno la donna lo denuncia ancora, questa volta per stalking. Appostamenti sul posto di lavoro, gli specchietti dell’auto rotti, lividi su un braccio, forse anche un prestito di soldi che ora la donna rivuole indietro. Fino al 21 agosto quando a Merone, sempre nel Comasco, lui l’avrebbe presa a schiaffi cercando di farla uscire dall’auto nel parcheggio di un hotel, ma era intervenuta una passante che le aveva offerto riparo in casa. A quel punto lei va a a denunciarlo dai carabinieri di Erba.
Lui però viene a saperlo e la rincorre fuori dalla caserma brandendo un cric. Quando entra le urla “Ti aspetto fuori”, e continua a minacciarla mentre lei è all’interno con i carabinieri. Urlando, secondo i testimoni, sarebbe ritornato con l’acido. Ne nasce una discussione e un tafferuglio, l’uomo colpisce l’auto della donna. Viene arrestato in flagranza per stalking. Davanti al giudice, in sede di convalida si pente, chiede scusa, dice che con la ragazza è in buoni rapporti, che lei continua a vederlo per cui non è una minaccia. E del cric prova a dire che era per il padre, che aveva bucato. Il giudice convalida l’arresta ma in carcere il 25enne ci resta solo due settimane. Perché a settembre ottiene i domiciliari, a casa sua a Broni dove risiede, nel Pavese, e il mese dopo ottiene un ulteriore alleggerimento della misura, con il solo divieto di avvicinamento alla donna, senza il braccialetto elettronico. Divieto violato, sembra, già altre volte in precedenza, e oggi violato per farle del male.

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