Facciamo presente che domattina, martedì, continuerà il blocco della fabbrica ed è possibile contattare le lavoratrici chiamando al numero 3475301704 o WA 3519575628.
Invitiamo, comunque, a mandare messaggi di solidarietà - sappiamo quanto sono importanti per essere più forti nella lotta
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Questa mattina, lunedì 6 nov., alle 9 si sono ripresentati gli incaricati dell'azienda per far uscire i macchinari dalla fabbrica, questa volta presenti anche i carabinieri. Ma il presidio compatto e unitario delle lavoratrici e lavoratori li ha nuovamente rimandati a "casa".
Le lavoratrici e i lavoratori stanno dalla parte della ragione. L’azienda Albini aveva promesso di lavorare a una soluzione che permettesse a fine cassa integrazione a dicembre di ottenere nuova occupazione per tutti e 93 lavoratori e lavoratrici, tutelando redditi e diritti. La task force regionale aveva lavorato e lavora ancora per questo. Ma i patti non sono mantenuti e per le lavoratrici e i lavoratori invece che lavoro c'è licenziamento e Naspi, da cui gli acquirenti del Capannone svuotato, l'azienda Ekasa, poi attingerebbe in tempi ‘biblici’ e a "spizzichi e mozzichi".
Così non va! Sappiamo poi che per le donne questo significherebbe maggiore difficoltà ad una nuova occupazione e quindi più dipendenza economica e subordinazione alla famiglia.
È giusto e legittimo che le lavoratrici e i lavoratori a questo punto si oppongono allo svuotamento della fabbrica rivendicando un lavoro garantito per tutti e, nel tempo necessario a questa soluzione, una cassa integrazione a tutela del reddito.
Quello che è in gioco oltre che il lavoro e il destino di 93 famiglie è il futuro industriale della zona di Mottola e della provincia di Taranto per la quale Tessitura Albini aveva costituito una importante speranza, poi però sacrificata sull’altare del profitto e delle delocalizzazioni. Non si specula sulla vita di donne e uomini e delle loro famiglie!
Il presidio continua anche domani 7 novembre - i macchinari non escono senza vere soluzioni!
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