La marea al Circo Massimo era straripante e incontenibile. In questo 25 novembre, che da otto anni politicizziamo e rendiamo precipitazione delle nostre mobilitazioni quotidiane, abbiamo portato tutto ciò che vogliamo, per una trasformazione radicale della nostra società, impregnata di violenza e cultura dello stupro.
Abbiamo ribadito che siamo al fianco del popolo palestinese. Non ci sono margini di ambiguità in questa storia di colonialismo, razzismo e violenza, tesa a cancellare il territorio palestinese e, soprattutto, il suo popolo.
Abbiamo urlato contro Valditara e il progetto sull’educazione all’affettività: crediamo davvero 30 ore settimanali extracurricolari possano essere sufficienti per contrastare la violenza di genere?
Abbiamo denunciato la vittimizzazione secondaria che la narrazione giornalistica esercita su chi subisce violenza.
Abbiamo invaso il Colosseo. Perché non ci stanno facendo uno sgarbo, ci stanno uccidendo. Ogni giorno. E il governo Meloni ha prodotto un contrasto solo formale e sensazionalistico alla violenza, inasprendo le pene, strumentalizzando gli stupri di Palermo e Caivano, militarizzando il linguaggio e i territori considerati “problematici” a causa della povertà e della marginalità sociale, evidenziando ed accrescendo un antimeridionalismo sempre più feroce e discriminatorio. Il governo tace invece sulle misure reali per il contrasto alla violenza, come il reddito di autodeterminazione, l’allargamento dei criteri di assegnazione per le case popolari e, più in generale, le garanzie per il diritto all’abitare, sottraendo fondi ai servizi e al welfare svincolati dalla famiglia, e centrati sulla libertà di scelta.
Abbiamo sanzionato la sede di ProVita&Famiglia, espressione del patriarcato becero e anti-scelta. Sui nostri corpi scegliamo noi! In Italia l’accesso all’aborto continua a essere ostacolato e negato.
Qui, la polizia, che in questi giorni ha dato spettacolo con post e dichiarazioni in supporto alle donne e contro la violenza di genere, ha picchiato le manifestanti, una delle quali è ancora in ospedale per accertamenti.
Abbiamo gridato forte fino a perdere la voce, abbiamo ballato per sfogare la nostra rabbia. Abbiamo camminato insieme, in cinquecentomila. Sì, eravamo oltre mezzo milione a Roma.
se domani non torno, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.
NON UNA DI MENO
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