Mariam Aboù Daqqa, attivista palestinese per i diritti delle donne,
combattente per la libertà dei prigionieri politici palestinesi e
membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, aveva
un visto di 50 giorni per visitare la Francia e partecipare a delle
conferenze sul conflitto in Medio Oriente. E' stata rapita la notte
dell'8 novembre 2023 a Parigi, mentre tornava a casa dalla proiezione
del film Yallah GAZA. Giunta al suo alloggio, è stata brutalizzata
da 4 agenti in borghese e rinchiusa all'età di 72 anni in una
stazione di polizia di Parigi, fino alla sua espulsione in Egitto
avvenuta ieri sera, venerdì 10 novembre.
Il
ministero degli interni francese ha affermato che la sua presenza
rappresentava un rischio dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre contro
Israele. Queste le motivazioni delle autorità francesi all'arresto e
all'espulsione: “l’arrivo di Mariam Abudaqa è tuttora annunciato
in diverse manifestazioni previste sul territorio nazionale (…),
nel contesto del sovradimensionato attacco di Hamas (…) e dei
violenti scontri ancora in corso tra lo Stato di Israele e Hamas, la
partecipazione della signora Abu Daqqa a questi eventi e i suoi
interventi rischiano di alimentare tensioni, odio e violenza tra le
comunità e di creare gravi disturbi all’ordine pubblico”.
Ecco
quindi come i "democratici" paesi europei, sostenitori
dello stato nazi-sionista, criminalizzano la solidarietà al
martoriato popolo palestinese. "Il processo che ho subito non è
degno di un governo democratico. È il processo alla rivoluzione
palestinese", ha detto Mariam Abou Daqqa, denunciando un
“attacco al diritto della Palestina ad avere uno Stato
indipendente, un'identità, un'esistenza”.
Contro
la censura e la criminalizzazione della solidarietà alla resistenza
delle donne e del popolo palestinese, riproponiamo una recente
intervista a Mariam Aboù Daqqa, che abbiamo anche trascritto per una
lettura più fluida. La videointervista con i sottotitoli in italiano
è allegata sopra:
Come
raggiungere la pace oggi?
Per
quanto riguarda i mezzi per raggiungere la pace, è certo che
riguardano sia le donne che gli uomini, ma le donne in particolare.
Da 75 anni il popolo palestinese è esposto a violazioni, a
distruzione, all'assassinio, alla pulizia etnica, ma anche alla
distruzione delle case, fino all'espropriazione, all'esilio forzato
dal 1948, dal 1967 e ancora oggi. La guerra in corso nella Striscia
di Gaza è, come il mondo vede in televisione, un guerra di
sterminio. Il 70% dei martiri sono donne e bambini. Uccidere bambini
significa garantire che non continuino la lotta, uccidere le donne
significa uccidere coloro che daranno alla luce eroi. Pertanto, non c'è
pace nel mondo finché c'è un posto sulla faccia della terra dove
c'è occupazione. L'occupazione israeliana è devastante, razzista e
fascista I crimini di Israele sono davanti agli occhi di tutto il
mondo Sfortunatamente leggi e risoluzioni internazionali non
funzionano per il popolo palestinese. Sono passati 75 anni e la
questione palestinese non è stata risolta. Le tensioni esistono e
tutti pagano un prezzo elevato. A pagare il prezzo più alto è tutto
il Popolo palestinese e più in particolare la donna palestinese,
perché la donna palestinese è la prigioniera, la martire, ma è anche la madre del
prigioniero, del martire, è la madre dei feriti e dei senzatetto, è
responsabile della famiglia. La questione principale è porre fine
all’occupazione ed applicare il diritto internazionale in maniera
imparziale, non a favore di un paese a scapito dell'altro.
La
guerra e la colonizzazione hanno delle conseguenze per le donne?
Per
quanto riguarda l'impatto della guerra, dei conflitti legati alla
colonizzazione sulle donne, è naturale che questo accada. Se
guardiamo alla Palestina, i coloni si prendono l’intera terra, i
coloni attaccano, si prendono le case e cacciano le famiglie dalle
loro terre. A pagarne il prezzo è il popolo palestinese, ma
soprattutto le donne palestinesi che sono in prima linea, perché non
rappresentano solo la metà della popolazione, ma l'intera società. Quando una donna è forte la società è forte, quando indeboliamo le
donne indeboliamo la società, e questo si ripercuote su tutto il
Medio Oriente. Inoltre, ciò che sta accadendo in Medio Oriente sta
accadendo in tutto il mondo, e credo che non ci siano né donne né
uomini liberi nel mondo, finché ci sono aree dove ci sono guerre,
conflitti, occupazioni e violazioni del diritto internazionale.
Quindi è il mondo intero che è in pericolo, non solo la Palestina!
La comunità internazionale è quella che ha la responsabilità di
fermare quest'invasione, questa barbarie, questo fascismo, questa
distruzione e questa pulizia etnica. Significherebbe la distruzione
del mondo intero perché è impossibile per il popolo palestinese
smettere di combattere senza ottenere i propri diritti, e le donne
sono in prima linea in questa lotta.
Cosa
pensa del divieto francese di manifestare la solidarietà al popolo
palestinese?
Circa
il divieto in Francia di manifestare in solidarietà con la
Palestina, se guardiamo alle costituzioni dei grandi paesi europei
come Francia, Inghilterra e Germania, la loro posizione mi sembra
strana. Normalmente la legge tutela il diritto di espressione e di
manifestazione. La differenza di opinione è naturale e arricchisce
la società, è un diritto di qualunque popolo. Normalmente, quando il
popolo elegge i suoi rappresentanti, rappresenta la sua opinione.
Quindi, se l'opinione del popolo viene ascoltata, il governo o lo
stato devono consentire a tutti di esprimersi, anche se vanno contro
le opinioni del governo. Tutte le persone hanno il diritto di
manifestare, in particolare su ciò che sta accadendo in Palestina,
che è inimmaginabile, che nessun essere umano dotato di ragione, o
una morale o una coscienza può tollerare! Qualsiasi essere umano con
un po' di coscienza si è mosso davanti ai bambini, i loro corpi
bruciati e le case distrutte a Gaza. E' una guerra mortale e
devastante, che distrugge case, moschee, chiese, ospedali, luoghi di
culto, università, scuole, case per bambini, anche i centri di
accoglienza per i rifugiati e le scuole affiliate all’UNRWA stanno
invadendo. Tutto questo non ha nulla a che fare con il diritto
internazionale. Si tratta piuttosto di crimini contro l'umanità.
Ogni crimine è più grande dell'altro e tutto questo avviene davanti
agli occhi del mondo intero.
Non sto raccontando storie, sono 75 anni
che siamo sottoposti a questo massacro quotidiano, a minacce
quotidiane, a bombardamenti quotidiani e a tormenti. La madre
palestinese ha paura di partorire perché sa che un giorno suo figlio
rischia di essere assassinato, ha paura che domani suo figlio
potrebbe andare in guerra ed essere ucciso, come i bambini che vengono
uccisi a sangue freddo.
Dal 1948, ogni giorno sono stati uccisi
2-3-4-5 bambini palestinesi. Gerusalemme, le moschee e le chiese
vengono attaccate, i nostri luoghi sacri violati. Inoltre i valichi
vengono chiusi con l'imposizione di checkpoints e l’assedio di Gaza
è mortale. Israele blocca medicine, acqua, aria, tutto, e bombarda
24h/24h con bombe al fosforo, bombe vietate dal diritto
internazionale e purtroppo il mondo occidentale sta sostenendo
Israele. Io dico che Gaza è esposta ad un’aggressione globale, c'è
una guerra mondiale contro Gaza, che ha una superficie di appena 360
mq ed è la regione con la più alta densità di popolazione al mondo. Il 70% della popolazione nella Striscia di Gaza è rappresentato da
rifugiati, rifugiati nella loro patria, e questa è una catastrofe. Le
Nazioni Unite e tutte le risoluzioni internazionali confermano che la
Palestina è sotto occupazione e che è legittimo il nostro diritto
alla resistenza, lottare con tutti i mezzi e le forme a nostra
disposizione per il bene e la libertà della nostra terra.
La
comunità internazionale, le risoluzioni delle nazioni unite possono
essere utili al popolo palestinese?
Cosa
dovrebbe fare la comunità internazionale? Il pericolo è che il
diritto internazionale, che dovrebbe regolamentare la vita dei
popoli, non si applica, perché le istituzioni internazionali non sono
più capaci di farlo. Ed io non arrivo a comprenderlo, tutto il
nostro popolo non riesce a capire perché la legge internazionale
debba fermarsi fuori della porta in Palestina e rimanere lettera
morta.
Questo è inaccettabile perché il mondo intero è in
pericolo, tutte le flotte americane, inglesi, francesi e altre
(Italia compresa) sono venute a sostenere l’occupante e non
l’occupato. Noi siamo sotto occupazione e tutto il mondo riconosce
che abbiamo il diritto all’autodeterminazione e alla creazione di
uno stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale. La
coalizione occidentale, che ha creato l’entità sionista criminale,
deve ora espiare questo crimine contro il popolo palestinese ed
essere dalla parte della vittima, non dalla parte del boia. Il boia è
l’occupazione. Come palestinesi non siamo contro nessuno, non siamo
contro gli ebrei né contro il cristianesimo, non siamo contro i musulmani. Abbiamo una sola causa, nota a tutti, che è quella di
essere contro l’occupazione.
Credo che non esista un paese, un
popolo, o un gruppo che possa essere libero dove c'è un'occupazione,
e quindi ora è necessario unire tutti gli sforzi per fermare il
massacro a Gaza, fermare la guerra, fermare i crimini. La soluzione
giusta è garantire la sicurezza del popolo palestinese, il suo
diritto all'autodeterminazione, la creazione del suo Stato
indipendente con capitale Gerusalemme e il diritto al ritorno per i
palestinesi, secondo la risoluzione delle Nazioni Unite n° 19194.
Salutiamo tutti coloro che hanno combattuto al fianco del nostro
popolo. Certamente la nostra lotta continuerà finché non
raggiungeremo la sicurezza del nostro popolo attraverso la libertà e
l'indipendenza. Non vogliamo nient'altro. Viviamo come un popolo
libero, che crea e ama la vita. Non abbiamo mai voluto la guerra. Noi
siamo un popolo che ama la pace, ma una pace giusta, che garantisca
libertà e dignità al nostro popolo. Noi palestinesi la libertà la respiriamo già.
Grazie
a tutti, grazie
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