C'è un terzo indagato nell'inchiesta sulla morte di Luana D’Orazio, la giovane operaia deceduta lo scorso 3 maggio nella ditta di Montemurlo in cui lavorava.
Si tratta di Daniele Faggi, marito della titolare dell’azienda. Le ipotesi di reato sono le stesse contestate agli altri due indagati, la moglie Luana Coppini e il manutentore esterno Mario Cusimano: omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche.
Faggi è ritenuto dal pm Vincenzo Nitti "amministratore di fatto" dell’azienda e "addetto alla manutenzione" dell’orditoio che ha ucciso Luana, 22 anni e mamma di un bambino di 5.
Il ruolo e la qualifica di Faggi sarebbero emersi in un secondo momento, quando la procura ha terminato di sentire alcune persone informate sui fatti, operai della ditta compresi.
Il sospetto della procura è che sia stato Faggi a disattivare la fotocellula salvavita - risultata disattivata all'esito dei sopralluoghi effettuati dai consulenti - che fa muovere la saracinesca di protezione dell’orditoio.
Intanto venerdì prossimo dovrebbero essere resi disponibili dalla casa costruttrice tedesca i codici dell'orditoio che permetteranno di 'leggerne' la scatola nera, determinando a che velocità girasse il macchinario e a che punto della lavorazione fosse arrivata Luana prima di trovare la morte.
Per far luce sulle condizioni di lavoro nella fabbrica, gli inquirenti avrebbero acquisito immagini e video dal profilo Facebook di Luana, che ritrarrebbero la giovane nell'azienda di Montemurlo in compagnia di altri operai.
E poi c'è una foto, allegata agli atti del fascicolo, che mostrerebbe una grossa ragnatela sull'orditoio, ritrovata su una colonna laterale del macchinario dove scorre una barriera di protezione, quella che avrebbe dovuto impedire a Luana di avvicinarsi quando la macchina era in funzione.
Per chi indaga, quella ragnatela indicherebbe che la saracinesca, che impedisce agli operai di avvicinarsi troppo alla macchina in funzione, non veniva abbassata da tempo. E dimostrerebbe una violazione costante delle norme di sicurezza.
L'ipotesi degli investigatori della polizia giudiziaria è che Luana D'Orazio sia stata stritolata dall'orditoio perché sarebbe stata rimossa la saracinesca protettiva, cioè il meccanismo destinato a prevenire gli infortuni.
La procura di Prato è al lavoro anche sul tipo di contratto con il quale Luana D'Orazio era stata assunta nella ditta tessile. Da un primo esame delle carte, sembra che la giovane operaia fosse stata assunta con semplici mansioni di catalogazione e quindi non avrebbe potuto lavorare ai macchinari presenti nella fabbrica e dunque neppure all'orditoio. Su questo aspetto sono attualmente in corso ulteriori accertamenti.
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