09/06/21

Nizza: 17 arresti alla marcia femminista contro le frontiere e le violenze sulle donne migranti


Nizza - Migliaia di donne hanno manifestato sabato 5 giugno, per “un'Europa senza muri”, per denunciare la violenza esercitata contro le donne migranti, dai loro paesi di origine fino alla "fortezza Europa". Nizza è stata scelta per la sua vicinanza a Ventimiglia.
“Spesso fuggono dalle guerre, ma anche da matrimoni forzati, mutilazioni genitali, e ogni altra forma di abuso”, ha spiegato Martine, un'attivista venuta appositamente da Marsiglia. Sono tante anche le lesbiche che subiscono discriminazioni e violenze”. "Durante il loro viaggio migratorio, la maggior parte viene violentata", ha aggiunto Nadia. Accade spesso che cadano nelle mani di reti di sfruttatori. A Marsiglia si stima che il 90% delle prostitute siano migranti costrette a farlo”.
Le manifestanti portavano striscioni con su scritto "Femministe contro le frontiere", o "La solidarietà non ha confini". Durante il passaggio sulla Promenade des Anglais, una bandiera francese è stata strappata e sono state fatte scritte contro la polizia e in sostegno delle migranti. Ci sono stati incidenti con la polizia e 17 persone sono state arrestate per scontri durante la manifestazione.

Mentre in Francia manifestano alla frontiera, in Italia NUDM prende posizione sul femminicidio di Saman Abbas, speriamo che alle parole seguano i fatti!

A NOSTRA SORELLA SAMAN ABBAS
Vi vediamo sicuri di prenderci in fallo, ci avete scoperto: secondo voi parliamo di donne vittime della violenza patriarcale solo se i loro carnefici sono italiani, bianchi e cattolici, ma se sono musulmani, islamici, stranieri stiamo zitte perché il nostro mantra buonista viene meno.
Vi vediamo soddisfatti più che sgomenti davanti all'ennesimo femminicidio (ma per voi gli altri non contano) perché stavolta a morire è Saman Abbas ragazza di 18 anno di origini pakistane, uccisa dallo zio e dai cugini su mandato dei genitori perché ha rifiutato un matrimonio combinato.
Vi vediamo tronfi puntare il dito dall'alto di una presupposta quanto fasulla superiorità culturale.
Allora vi ricordiamo che la mano che ha ucciso Saman è la stessa che da gennaio 2021 a oggi ha ucciso 45 donne, cittadine italiane e no. La mano di partner, ex, familiari, conviventi e conoscenti che hanno rifiutato la loro pretesa di essere libere. La mano di rispettabili cittadini che abusano in casa, molestano sui posti di lavoro, aggrediscono in strada.
Vi ricordiamo che a Saman non era riconosciuta la cittadinanza italiana anche se era cresciuta in Italia. Che i documenti di soggiorno di una moglie o figlia straniera sono vincolati alla famiglia di origine per motivi di reddito e di residenza, anche nei casi in cui è stata denunciata violenza, e questo rappresenta un ulteriore pericoloso ostacolo per le donne.
Vi ricordiamo che in Italia tantissime ragazze vivono l'odio e la violenza di una società e di famiglie che rifiutano le loro scelte, il loro orientamento di genere e sessuale. Vi ricordiamo Maria Paola Gaglione uccisa dal fratello per la sua relazione con Ciro. Eppure una legge contro l'omolesbobitransfobia è ancora bloccata in Parlamento da calcoli politicisti e opportunismi retrogradi.
Vi ricordiamo che i padri violenti hanno alleati i tribunali in cui si utilizza la PAS (sindrome da alienazione parentale o "della madre malevola") per togliere i figli a madri che denunciano violenza, malgrado l'assenza di fondamento scientifico e un approccio misogino come segnalo anche dalla Cassazione.
Vi ricordiamo che in Italia solo nel 1981 sono stati cancellati il matrimonio riparatore e il delitto d'onore e solo nel 1997 lo stupro diventa reato contro la persona e non più reato contro la morale.
Questi passaggi che oggi pensiamo scontati non lo sono stati affatto e sono il frutto della rivolta soggettiva e collettiva di tante donne che in Italia hanno rifiutato la subalternità come un destino segnato.
Vi vediamo tranquilli di poter continuare a farci male, ma il vostro tempo è scaduto. Siamo consapevoli della nostra forza. Insieme siamo più forti.
A nostra sorella Saman Abbas

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