L'aumento degli infortuni sul lavoro, così come quello delle malattie professionali, la maggior parte delle quali non vengono riconosciute e/o denunciate, dimostra una sola cosa: nel modo capitalistico di produzione l'operaia si rompe o muore e chi paga è l'operaia, non di certo il padrone.
Il fascismo padronale dell'ex Fiat alla Stellantis di Pomigliano d’Arco ne è la chiara dimostrazione: l'azienda utilizza la cassa integrazione Covid per discriminare circa 200 operaie e operai con “ridotte capacità lavorative”, nonostante ci siano leggi che li tutelino.
Nell'articolo del Manifesto di ieri si mette in luce l’aspetto di peggioramento generale delle condizioni di lavoro, dalla perdita di salario, all’aumento dei ritmi (viene prodotta una Panda ogni 60 secondi!), alla discriminazione delle operaie e degli operai con “Ridotte capacità lavorative”, un modo meno pesante per dire che le condizioni e i ritmi impossibili imposti con i vari “metodi scientifici”, Ergo Uas, WCM ecc. li hanno resi parzialmente invalidi!
Ecco cosa racconta un’operaia: “Una dei dipendenti del Vico, 42 anni, assunta nel 2001: «Ho iniziato mettendo il ruotino nel baule, poi ho fatto riempimenti, montato paraurti, cambista, fari, infine cablaggio scocca. Entravo e uscivo dall’auto, dolori pazzeschi, ma ero giovane. Dopo otto anni di catena di montaggio mi sono bloccata con la schiena, avevo due ernie del disco. Mi inseriscono nel controllo qualità, avevo la penna in mano ma entravo e uscivo dalla vettura, aprivo e chiudevo cofani. Nel 2018 scopro che le mie ernie sono diventate quattro ma vado avanti».
“Nel 2019 è costretta a subire un’operazione allo sterno: «Mi inseriscono una protesi, i miei muscoli addominali hanno ceduto. Dopo sei mesi dall’intervento, con il busto, rientro al lavoro. Dopo sei mesi sto di nuovo male: ho sette ernie, due sono cervicali dovute al fatto che, non potendo fare forza sugli addominali, ho caricato tutto su collo, spalle e schiena. Tre mesi fa ho scoperto di avere una patologia cronica ai nervi delle braccia, il referto ospedaliero dice “sforzo dovuto alla tipologia di lavoro ripetitivo e non ergonomico”». È tra gli Rcl impiegati pochi giorni al mese: «Dopo 20 anni in cui ho sempre lavorato dovunque mi mettessero, mi stanno trattando come se fossi niente. Non hanno collocazione per me perché ormai non servo più a nulla».
Stellantis di Pomigliano d’Arco, operai con Ridotte capacità lavorative lasciati a casa
Fiom: «Una chiara discriminazione che colpisce nella dignità e nel salario». In 200 da marzo subiscono un taglio in busta paga, perdendo quote di Tfr e tredicesima.
Sono circa 200 i dipendenti con Ridotte capacità lavorative nello stabilimento Stellantis Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco. Da marzo lavorano meno del 50% delle giornate previste in un mese: «Significa – raccontano – che ogni mese perdiamo una quota di tredicesima, lo stesso per il Tfr. Non maturiamo ferie e permessi retribuiti. Poi c’è il taglio in busta paga. Alcuni hanno fatto solo tra le 4 e le 8 giornate di lavoro al mese di mattina, così lo stipendio subisce un ulteriore calo di oltre 100 euro dovuto al fatto di non andare in turno di pomeriggio. La cosa che più ci fa male è che l’azienda utilizza la cassa integrazione per Covid, dovrebbe essere uno strumento di solidarietà ma viene impiegato per fare discriminazione nonostante le leggi tutelino gli Rcl».
È cominciato a marzo, quando la fabbrica ha subito lo stop produttivo di 12 giorni: in parte per adeguare le linee alla prossima produzione dell’Alfa Romeo Tonale (slittata a giugno del prossimo anno), in parte per la mancanza di componenti dall’estero. I turni però non sono cambiati ad aprile, le tute blu della Cgil hanno chiesto all’azienda di cambiare posizione, senza esito. «La decisione assunta sull’utilizzo della cassa integrazione – si legge in una nota della Rsu Fiom – consistente nel mettere al minimo di presenza i dipendenti con Ridotte capacità lavorativa non è accettabile ed è una chiara discriminazione che colpisce nella dignità e nel salario queste persone».
Al Vico gli assunti in totale sono 4.486 ma la Panda ne assorbe meno di 3mila così circa un terzo è costretto a ruotare sulle linee. Si fa cassa integrazione ininterrottamente da 12 anni. Per adesso producono la Panda: ne sfornano una ogni 53 secondi e 62 centesimi, 470 vetture a turno, 940 al giorno. Ma la direzione punta a scendere a circa 52 secondi a vettura, 475 o 480 a turno con la stessa quantità di personale. Cosa significa? «Fino a 7, 8 anni fa gli Rcl avevano dai 50 anni in su, adesso siamo scesi a 40 – spiegano -. Molti non vogliono presentare la documentazione, resistono perché se fai istanza di cambio lavoro rischi di essere discriminato. Stiamo parlano di operai con patologie scapolo-omerali, ernie, periartriti, tendiniti, persone con il tunnel carpale».
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