Razan Ashraf al-Najjar è stata colpita da un cecchino mentre in camice bianco soccorreva un ferito.
Un altro assassinio a sangue freddo che non ha alcuna giustificazione militare ma per il quale nessuno pagherà: il gruppo di operatori sanitari palestinesi, di cui faceva parte Razan Ashraf al-Najjar (21 anni) uccisa venerdì scorso negli scontri con l’esercito israeliano, si è avvicinato al confine con “le braccia alzate” e in camice bianco.
Un altro assassinio a sangue freddo che non ha alcuna giustificazione militare ma per il quale nessuno pagherà: il gruppo di operatori sanitari palestinesi, di cui faceva parte Razan Ashraf al-Najjar (21 anni) uccisa venerdì scorso negli scontri con l’esercito israeliano, si è avvicinato al confine con “le braccia alzate” e in camice bianco.
Il dottor Yossef Abu Arrish, capo dei servizi medici di Gaza ha detto che “i paramedici si sono avvicinati al confine con le braccia alzate e in camice bianco e l’esercito ha sparato verso loro lacrimogeni”.
Lo stesso medico ha poi aggiunto che una delle granate ha colpito alla gamba uno degli operatori sanitari.
Un amico di Najjar ha anche aggiunto che l’uccisione della giovane palestinese, colpita al petto dal tiro dei soldati, è avvenuta quando il team era ritornato al confine per occuparsi dei feriti. L’esercito israeliano ha annunciato di aver aperto un’inchiesta sulla morte di Najjar i cui funerali ieri sono stati seguiti da migliaia di persone a Gaza.
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