15/06/18

Dalla parte delle e dei migranti, contro il razzismo del governo. Da NUDM Bologna

 
Dopo una campagna elettorale dai toni violenti, il nuovo esecutivo Salvini-Di Maio non perde tempo: la scelta di Fontana a ministro della famiglia indica chiaramente la volontà di riaffermare la famiglia come luogo centrale di imposizione di ruoli e gerarchie di genere. Questo progetto si ‘sposa’ perfettamente con quello di far pagare meno tasse ai ricchi e di scatenare una guerra razzista contro donne e uomini migranti che vede la sua ultima frontiera nella paventata chiusura dei porti italiani. Patriarcato, neoliberalismo e razzismo sono i pilastri del programma di governo.
L’omicidio razzista di Soumaila Sacko segue la sparatoria fascista a Macerata, che il neoministro dell’Interno Salvini non aveva esitato a giustificare, e l’uccisione di Idy Diene a Firenze. In questa come in quelle occasioni, ribadiamo che non accettiamo nessuna violenza sulla pelle delle donne e degli uomini migranti. Non accettiamo che questa violenza continui a esser legittimata attraverso l’identificazione dell'«uomo nero» con il «nemico». Rifiutiamo la retorica che vede il migrante come potenziale usurpatore di beni e diritti degli “italiani” o con il potenziale stupratore dal quale le donne dovrebbero essere protette. Narrazioni e logiche distorte che giustificano espulsioni e soprusi, mentre centinaia di donne migranti vengono quotidianamente violentate lungo i confini costruiti per impedire la loro libertà di movimento. Di fronte al più esplicito sdoganamento del razzismo istituzionale di questo governo, che porta avanti e radicalizza le politiche di quello precedente – a partire dalla legge Minniti-Orlando -, diciamo ancora più forte che lottare contro la violenza patriarcale significa per noi lottare contro ogni forma di gerarchia e di oppressione.
Lo sciopero globale delle donne attraversa quotidianamente i confini e fa del nostro femminismo una pratica di lotta dalla parte delle e dei migranti. Lo abbiamo dimostrato sostenendo la battaglia di Precious, che non ha accettato di abbassare la testa e ha lottato per rivendicare ciò che spetta a lei e suo figlio. Lo abbiamo dimostrato sostenendo i percorsi di organizzazione autonoma delle e dei migranti che in Emilia Romagna hanno denunciato la gabbia dell’accoglienza, le espulsioni, la detenzione, i respingimenti, gli abusi delle cooperative, l’imposizione del lavoro gratuito, lo sfruttamento e il ricatto quotidiano del permesso di soggiorno. Continueremo a farlo nelle mobilitazioni di cui le donne e uomini migranti saranno protagonisti nelle prossime settimane a Rimini, Modena, Bologna e Ventimiglia, perché il nostro antirazzismo non è una pratica occasionale, ma è parte integrante del nostro programma femminista di liberazione.
NON UNA DI MENO - BOLOGNA

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