Documento completo di NI UNA MENOS – ARGENTINA 4 giugno 2018
La marea femminista ha di
nuovo inondato le strade di Buenos Aires. Migliaia di donne, lesbiche,
travestiti e trans hanno marciato da Plaza de Mayo al Parlamento per chiedere
l'approvazione della legge sull'aborto legale, contro le misure economiche,
l'indebitamento e per pretendere la fine della violenza sessista.
Alla chiusura dell'evento,
la giornalista femminista Liliana Dawnes ha letto il documento ufficiale
insieme alla leader trans Paula
Arraigada, all'attivista afro-americana Sandra Chagas, a Mariana Britos, del collettivo dei migranti
e Mónica Berrutti dei lavoratori della
metropolitana repressi pochi giorni fa dalla polizia della città (durante uno
stop delle attività lavorative per richiedere l’ aumento salariale che è
rimasto al di sotto dell’ inflazione che oggi flagella l’Argentina).
Il documento completo:
Nel 2015 la forza dei nostri
passi e la nostra voce hanno spostato la
terra dal suo asse. Abbiamo messo in atto una rivoluzione. In Argentina eravamo
1 milione di persone quelle che abbiamo urlato BASTA DE MATARNOS. NI UNA MENOS. VIVAS NOS QUEREMOS. Il
terremoto non si fermò lì. Oggi, per la quarta volta,
donne, trans, lesbiche, bisessuali, non binarie, travestiti, indigeni, afro-discendenti,
migranti, indigenti e donne sieropositive siamo qui e in tutte le province
dell'Argentina, per gridare di nuovo NI UNA MENOS.
Siamo un movimento potente,
diverso, eterogeneo, che ha saputo dimostrare che ogni violenza esercitata
contro di noi nasce dalla violenza esercitata dagli Stati e dai governi ogni
volta che ci sottopongono allo sfruttamento dei nostri corpi, ogni volta che
vengono violati i diritti umani, ogni volta che ripetono formule economiche
neoliberiste e capitaliste che producono più fame e violenza. Siamo quelle che
si sono opposte a ogni governo che voleva e vuole imporre un regime di
sfruttamento, saccheggio e fame, nei quali i più colpiti sono le persone che
lavorano, quelle disoccupate e quelle escluse, le persone più povere tra quelle
povere.
Non siamo vittime, cresciamo
nel potere della nostra danza collettiva.
Il nostro femminismo di
lotta è latinoamericano e internazionale come lo
dimostrano le compagne irlandesi che hanno conquistato il diritto all'aborto.
Un debito degli Stati e dei governi che siamo venute a riscuotere, per quelle
che in tutti gli angoli del pianeta si ribellano e si organizzano. Noi siamo
molte di più di quante siamo oggi qui, siamo le eredi delle Madri e Nonne di
Plaza de Mayo, siamo combattenti popolari, siamo donne, trans, lesbiche,
bisessuali, non binarie, travestiti, persone indigene, afrodiscendenti,
migranti, indigenti e sieropositive. Siamo tutte le attiviste che nel 2005 hanno iniziato a
combattere per la Campagna Nazionale per l'aborto legale, sicuro e gratuito.
Siamo quelle che allo stesso
tempo dicono di smettere di
vittimizzarci, affermiamo il nostro diritto al piacere, a decidere i nostri
destini, a disporre del nostro tempo, a non essere sfruttate o costrette a
soddisfare i desideri che non sono i nostri.
Contestiamo energicamente il
governo Macri, la sua alleanza di
partito Cambiemos e i governatori,
gli imprenditori e la giustizia egemonica, patronale, bianca, misogina,
eteronormativa, razzista, machista, patriarcale, neoliberista e capitalista dei
ricchi e dei potenti.
Oggi veniamo in questa
Piazza di fronte al Parlamento Nazionale per dire che non ci disciplineranno
più, che non accettiamo che lo Stato e i suoi poteri si credano i
proprietari dei nostri corpi, che non accettiamo che ci dicano come,
quando, dove e con chi vivere, partorire, fare sesso ma vi diciamo che stiamo
facendo la storia!
Noi viviamo e ci siamo
assunte la responsabilità di rappresentare coloro che non vivono più. Ci
organizziamo per dimostrarci e mostrare a quelle che si uniranno a noi domani che
insieme possiamo sconfiggere il
patriarcato e dire no al patto illegittimo che ci blocca in debiti che non
pagheremo con le nostre vite, e dire di sì, una e mille volte, all'autonomia
dei nostri corpi, sì all'aborto legale, sicuro e gratuito.
SIN ABORTO LEGAL NO HAY NI UNA MENOS!
NO all'accordo di Macri con
l'FMI!
NI UNA MENOS! VIVAS NOS QUEREMOS! EL ESTADO ES RESPONSABLE!
Senza #AbortoLegal Non c’è
#NiUnaMenos.
Vogliamo che sia approvato
il progetto della Campagna Nazionale per il Diritto di Aborto Legale, Sicuro e
Gratuito, non un altro! Vogliamo l'aborto legale ora! Con la nostra forza e
mobilitazione, abbiamo imposto la discussione
nel Parlamento Nazionale per il diritto all'aborto legale sicuro e
gratuito. E con i nostri fazzoletti verdi in alto chiediamo al Parlamento
che approvi la proposta di interruzione volontaria di gravidanza redatta dalla
Campagna nazionale per l'aborto legale, sicuro e gratuito. Rifiutiamo i
progetti di legge che cercano di confondere proponendo solo la
"depenalizzazione", noi chiediamo la legalizzazione! Non vogliamo che
la Chiesa si impossessi dei nostri
corpi. Diciamo no all'obiezione di coscienza come scusa per ostacolare i nostri
diritti. Chiediamo la separazione della Chiesa dallo Stato e la
cessazione delle sovvenzioni alla Chiesa Cattolica e all'educazione religiosa,
che quest'anno ammonta a 32.000 milioni di dollari.
La nostra richiesta è
integrale: educazione sessuale per decidere, contraccettivi per non dover
abortire, aborto legale per non morire. Chiediamo
che la legalizzazione dell'aborto ne garantisca la realizzazione e la copertura
nel piano medico obbligatorio in ospedali pubblici e privati. Che includa la
produzione pubblica di Misoprostol (RU4869) di qualità e autorizzato per
uso ostetrico-ginecologico, per finire con il monopolio che fa oggi raggiungere
prezzi esorbitanti, che si garantisca l'accesso e la distribuzione gratuita nel
sistema sanitario pubblico e la sua
vendita a prezzi popolari nelle farmacie.
Basta obbligare le vittime
di stupro a partorire! Applicazione immediata del Protocollo
Nazionale per l'Attenzione Integrale delle Persone con diritto all'interruzione
legale della gravidanza in tutto il paese. Bilancio per garantire l'aborto non
punibile in tutti gli ospedali del paese.
Esigiamo il sostegno dei
Programmi di Educazione e Salute Sessuale e Procreazione responsabile.
Chiediamo la regolamentazione e l'attuazione della legge di Educazione Sessuale
Integrale. Vogliamo un'educazione sessuale completa, laica e di genere a tutti
i livelli e in tutte le province del paese.
FUORI la chiesa
dell'educazione!
Denunciamo lo Stato ipocrita
che ci costringe ad abortire nella clandestinità, tante volte rischiando le nostre vite per le
stesse condizioni di vita di miseria e precarietà in cui siamo costrette a
vivere in questo regime sociale.
Esigiamo il diritto di
accedere alle condizioni economiche e sanitarie in modo da poter decidere se
vogliamo o meno essere madri.
Ripudiamo i governi che
vietano l'aborto in America Latina e in particolare i governi di El Salvador,
Honduras, Nicaragua, Haiti, Suriname e Repubblica Dominicana che continuano a
penalizzare il diritto all'aborto. Chiediamo che venga riconosciuto in quei
paesi, e in tutto il mondo, il diritto di decidere sui nostri corpi.
La maternità è un'opzione e
il diritto di una donna, non un'imposizione. Noi vogliamo che l'approvazione
dell'aborto legale in Argentina sia l’inizio di un movimento che attraversi
tutta l'America Latina, non una morta in più per aborti non sicuri! Siano rispettate le nostre decisioni se non
vogliamo partorire!
No al patto di Macri con il
FMI. No al pagamento del debito estero. No alle misure economiche di
risanamento economico di Macri e dei governatori dettate dal FMI.
Basta con i licenziamenti,
sospensioni e repressioni.
Ripudiamo la decisione del
governo di Mauricio Macri di firmare un accordo con il FMI che significa FAME.
Un patto che significa risanamento economico, licenziamenti, povertà e
precarizzazione per tutta la classe operaia e soprattutto per le donne, trans,
lesbiche, bisessuali, non binari, travestiti, indigeni, afro-discendenti,
migranti, indigenti e sieropositive. Denunciamo le esigenze di quell'organismo,
come il taglio del bilancio già scarso per la salute e l'istruzione, aree
storicamente femminilizzate, e l’ eliminazione dei regimi speciali di
pensionamento. NO alla riforma delle pensioni!
No al CUS (Copertura
Universale della Salute) e al progetto ospedaliero SUR, che puntano a
privatizzare la salute pubblica.
NO all'UNICABA insieme alle studentesse e agli studenti
dell'istruzione terziaria.
Esigiamo di non pagare il
debito estero e al suo posto applicare un bilancio maggiore per l’
implementazione di politiche di genere che contribuiscono alla realizzazione
dei nostri diritti. Il debito è con noi!
Siamo qui contro
l'adeguamento del neoliberismo che Macri e i governi provinciali applicano. Le
misure economiche ci tagliano, ci precarizzano, vogliono indebolirci ma siamo
insieme e ci uniamo alle lotte dei lavoratori dello Stato, della metropolitana,
di Telam, Radio Del Plata,degli insegnanti, dell'INTI, dell’ Ospedale Posadas,
della linea 144, ecc. e sosteniamo tutte le lotte contro il tetto salariale
che il governo intende imporre con il silenzio complice della burocrazia sindacale.
Chiediamo l'apertura delle trattative salariali e rifiutiamo il tetto salariale
che ci vuole imporre, un aumento ben al
di sotto della inflazione che finora per quest’anno supera già il 10% dei
salari.
Rifuitiamo gli items di
presenteismo e produttività che si traducono in una riduzione dei salari, in
particolare per le lavoratrici e respingiamo la persecuzione dell'attivismo
combattivo da parte della burocrazia sindacale e dei governi nazionali e
provinciali. NO al patto fiscale. NO alla modifica degli accordi
collettivi. Diciamo NO alla riforma del lavoro che rende precarie le nostre
vite!
Da questa piazza chiediamo
lo SCIOPPERO GENERALE ORA! Come diciamo in ogni
Sciopero Internazionale delle donne, ogni 8 Marzo, se noi ci fermiamo si ferma
tutto!
Imparate dall'esempio del movimento femminista che scende in piazza per
frenare una a una queste politiche che provocano la miseria economica e
affettiva delle maggioranze!
Rifiutiamo tutte le forme di
violenza sulle donne nei posti di lavoro, contro donne, trans, lesbiche,
bisessuali, non binari, travestiti, indigeni, afrodiscendenti , migranti,
indigenti e sieropositive. Perché le lavoratrici sono esposte al taglio dei
loro diritti, dei loro stipendi e soggette alla minaccia della disoccupazione e
alla disciplina della produttività.
Perché la disoccupazione
aumenta di due punti quando si parla di donne, perché il divario salariale è,
in media, del 27% e sale al 40% nel lavoro informale.
Chiediamo l'accesso a tutte
le categorie alle stesse condizioni dei maschi. Basta discriminazioni sul lavoro, chiediamo tutti i
diritti per le lavoratrici.
Le donne sieropositive
chiedono l'approvazione della nuova legge sull'HIV, l’IST e l'epatite virale. Basta con la riduzione del bilancio
che garantisce prevenzione, profilassi, farmaci, aderenza al trattamento e
reagenti Basta con la violenza contro la libertà riproduttiva
Basta con violenza ginecologica e ostetrica contro di
noi. Siamo più di 40.000 !! L’Hiv non uccide, la discriminazione Sì. NON
C’E’ PIÙ TEMPO!
Siamo tornate a dire che la
migrazione non è un crimine! Non una migrante meno!
Chiediamo
l'annullamento del Decreto di Necessità e Urgenza 70/2017 e l'eliminazione del
Centro di detenzione per migranti.
Ripudiamo
il violento esproprio delle terre delle comunità indigene e contadine, contro
la estrazione intensiva di risorse naturali, contro l'intossicazione da parte
degli agrotossici (glisofato e altri) che ci avvelenano e ci uccidono.
Denunciamo
l'invasione dello stato genocida nei territori indigeni, basta criminalizzarci
e rimetterci a giudizio per il recupero del territorio ancestrale, basta con la
violenza istituzionale contro le/i combattenti indigeni, basta con il razzismo
e la xenofobia. Rifiutiamo il modello estrattivo che porta solo benefici a multinazionali
e a governi complici del furto. Basta femminicidi e femminicidi territoriali.
Ci vogliamo plurinazionali!
Contro
il razzismo, la discriminazione e la xenofobia nei confronti delle donne
afro-discendenti, afro-indigene e afro-argentine le quali il commercio degli
schiavi ha costretto a partecipare alla crescita del sistema capitalista che
stiamo affrontando oggi.
Chiediamo
il risarcimento storico che ancora ci dovete secondo la legge 26.856
"Maria Remedios del Valle, Capitano della Matria che, grazie al suo
coraggio, ha contribuito all'indipendenza di questo Paese".
Basta
repressione. Esigiamo la fine dei processi
e la libertà di tutti e tutte le prigioniere politiche.
Libertà
a Milagro Sala e a tutte le compagne della Tupac detenute.
Non
vogliamo che le Forze Armate prendano in mano questioni di sicurezza interna,
questo è un modo di aprire il cammino per reprimere la protesta sociale.
Santiago
Maldonado e Rafael Nahuel: presente!
Rifiutiamo
il tentativo di Macri di riformare il Codice Penale per imprigionare le/i
combattenti.
Accompagniamo
le lavoratrici e i lavoratori della metropolitana della Città di Buenos Aires
duramente represse/i per aver difeso il loro stipendio. Urliamo contro i
licenziamenti dei delegati sindacali della metropolitana e contro le violenze
subite da tutte le compagne represse, picchiate e imprigionate dalla Polizia
Municipale.
Chiediamo
la chiusura dei processi di tutti e tutte le detenute del 14 e 18 dicembre. Basta
con el “grilletto facile” nei quartieri popolari. Non vogliamo più repressione
nelle baraccopoli, né incursioni illegali, pestaggi e arresti come quelli di
Iván e Ezequiel, compagni di La Poderosa.
Abrogazione
della legge anti-terrorismo, dei protocolli e di tutte le leggi repressive.
Smantellamento
delle reti della tratta e delle forze repressive dello Stato e dei loro
complici. Effettiva condanna degli sfruttatori. Creazione di politiche
pubbliche che affianchino la legge sulla tratta e tutti gli strumenti mirati
all'accompagnamento legale e alla protezione completa delle vittime e delle
loro famiglie
Denunciamo
la chiusura dei rifugi per le vittime. Basta repressione, persecuzione,
abuso ed estorsione da parte della polizia alle lavoratrici sessuali e alle
persone in situazioni di prostituzione. Chiediamo l'abrogazione degli
articoli che consentono di mantenere in
stato di fermo senza ordine giudiziario qualsiasi persona e che criminalizzano
l'esercizio della prostituzione in 18 province. Soprattutto l'articolo 68 del
codice di contravvenzione della Provincia di Buenos Aires.
#Non
una di meno. Basta con i femminicidi e i transvesticidi: l'odio verso le donne,
lesbica, travestita, bisessuale e trans è assassinio. Il machismo è fascismo.
Siamo in questa piazza per pronunciarci contro tutte le forme di violenza
sessista.
Una
donna viene uccisa ogni 30 ore e il governo di Macri e Fabiana Túñez congelano
il bilancio dell'Istituto Nazionale per le Donne e assegnano solo $ 8 per la
cura di ogni donna. Chiediamo un bilancio per l'applicazione della legge 26.485
per sradicare la violenza contro le donne.
Rifugi
sicuri per le vittime di violenza con un'adeguata attenzione psicologica e
legale. Lavoro autentico e alloggio per le vittime della violenza e dei loro
figli. Chiediamo la riapertura e il finanziamento degli spazi di attenzione a
chi subisce violenza di genere nei comuni, nelle università e in ogni spazio
comune in cui la legge 26.485 prevede che le vittime siano assistite. C'è una
legge, vogliamo che si rispetti!
Denunciamo
il potere giudiziario della Repubblica Argentina come l’esecutore legale del
patriarcato. Il sistema
giudiziario è machista, misogino, razzista, lesboodiante, transodiante e ci
rende invisibile, ci discrimina. Chiediamo allo stato di attivare
immediatamente le procedure di rimozione e licenziamento di tutti i giudici,
pubblici ministeri e funzionari giudiziari che praticano la violenza
istituzionale di genere e che per tanto infrangono sistematicamente la legge
26.485 quasi 10 anni dopo la loro sanzione.
Di
fronte alla violenza, l'indurimento delle sanzioni giudiziarie non scoraggia i
crimini contro la vita.
È
solo demagogia punitiva di fronte allo sdegno sociale. Nessuno si permetta di
invocarla nel nostro nome.
Invocare
una carcerazione più lunga non serve a risolvere il problema di fondo. Chiediamo
politiche di prevenzione contro la violenza sessista, educazione con una
prospettiva di genere, formazione a chi imparte giustizia ed efficace risposta
dello Stato di fronte alle denunce. Siamo solidali con le compagne prigioniere
perché intendiamo che il sistema le opprime doppiamente: stigmatizzate per
essere detenute e per essere donne. Diciamo no alle torture psicologiche in
carcere.
Basta
con la repressione, la persecuzione, l’abuso e l’estorsione da parte della
polizia alle persone in situazione di prostituzione. Lottiamo per lo
smantellamento delle reti della tratta, la ricomparsa delle ragazze
sequestrate. Prigione per i protettori, i poliziotti e i politici coinvolti.
Risarcimento dei danni fisici, psicologici ed economici causati alle vittime e
alle loro famiglie.
Siamo
venuti per gridare che l'eterosessualità obbligatoria è violenza! Basta con i
crimini di homo-lesbo-bi-trans.
Chiediamo l'implementazione della legge sull'identità di genere: accesso reale
al diritto alla salute integrale, alle procedure di rettifica del registro, al
rispetto per la propria identità.
Chiediamo
quota di lavoro per le persone transessuali come legge nazionale e una
protezione speciale per la loro infanzia e vecchiaia. Risarcimento storico e
riconoscimento di genocidio per i travestiti e i trans, lo Stato è
responsabile.
Per
l’integrità, il rispetto e l’autonomia dei corpi grassi e intersex
stigmatizzati e patologizzati.
Chiediamo
che le donne con disabilità siano prese in considerazione nelle politiche
pubbliche.
Denunciamo
la precarizzazione subita dalle lesbiche più anziane che raggiungono l'età
adulta senza alloggio e senza famiglia.
Basta
con la violenza ginecologica.
Siamo in questa piazza per dichiarare che ci
vogliamo vive, che abbiamo il diritto al piacere, a vivere la notte con libertà
e senza paura, a godere delle nostre sessualità senza repressioni, senza
mandato, senza molestie, senza gerarchie.
Abbiamo
il diritto alla festa e all’amore, abbiamo diritto al tempo libero e di dire sì
ogni volta che vogliamo dire di sì, proprio come quando diciamo no, quando ci
ribelliamo a ciò che ci viene imposto!
Siamo
venute in questa piazza perché siamo stufe e siamo organizzate! E ora che siamo
tutte insieme chiediamo giustizia per il travesticidio di Diana Sacayán e di
tutte le compagne assassinate per crimini d'odio!
Siamo
qui per gridare che non c'è Ni Una Menos
senza esigere l’assoluzione per Higui, per Mariana Gómez, per Yanina
Faríaz, accusata dalla giustizia misogina che la stigmatizza come una cattiva madre
e per Joe Lemonge, un ragazzino trans detenuto per essersi difeso dal
trans-odio patriarcale.
Non
c'è Ni Una Menos senza la richiesta di giustizia per Marielle Franco,
crivellata dalle forze di sicurezza in Brasile sotto il governo di Temer né
senza richiedere fortemente la Libertà
per l'adolescente palestinese Ahed Tamimi.
Non
permetteremo che questo regime sociale capitalista bianco, misogino,
eteronormativo, razzista e sessista ci rubi il nostro diritto di abitare il
mondo essendo quello che vogliamo essere.
Contro
ogni forma di sfruttamento e oppressione, chiamiamo le nostre sorelle di tutto
il mondo a continuare a lottare per le nostre vite. Il nostro movimento
continuerà a difendere il suo carattere anticapitalista, antipatriarcale e
indipendente dallo Stato e dai governi.
Siamo
state le prime che abbiamo fatto uno sciopero nazionale a questo governo
neoliberalista e ora diciamo NO al patto di Macri con il Fondo Monetario
Internazionale e esigiamo che Sindacali indicano uno sciopero nazionale e formulino
un piano di lotta.
Conquisteremo
il nostro diritto all'aborto legale sicuro e gratuito. Chiediamo la separazione
tra Chiesa e Stato.
Che
questo 13 giugno, ci trovi tutte davanti al Parlamento e che si dipinga di
verde tutta l'America Latina.
Senza
#AbortoLegal non c'è #NiUnaMenos.
Traduzione
di Alejandra Macais, revisione di Alice, Fiorella e Marita,
attiviste
di NUDM Milano
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