Questa sentenza è importante, e secondo noi deve aprire la strada ad un salario minimo in tutti i settori che prendono meno di 10 euro l'ora. In particolare questo riguarda i lavoratori che hanno il contratto multiservizi o delle Cooperative sociali, che è intorno ai 7,50 euro all'ora lordi e fanno anche varie mansioni, pure qualificate. In questi settori, pensiamo alle pulizie, la maggioranza sono lavoratrici e quindi la miseria salariale costituisce anche una palese discriminazione verso le donne.
E'
una battaglia che stanno portando avanti le lavoratrici degli asili
comunali di Taranto, e che è la centro degli scioperi e degli incontri
con l'azienda, ma anche con il Comune. Se nei prossimi incontri non
sara' affrontata e risolta questa situazione di miseria salariale, oltre
il proseguimento della lotta, utilizzeremo questa sentenza per avviare
anche qui un'azione legale.
DA LA STAMPA
Povero, anzi poverissimo. E pure contrario ai princìpi della Costituzione.
Lo ha stabilito, con una sentenza storica, un giudice del lavoro di Milano che ha accolto il ricorso di una lavoratrice padovana, sostenuta nella sua causa da Adl Cobas Padova.
La
paga di 3,96 euro orari che veniva corrisposta alla lavoratrice -
quella prevista dal contratto nazionale - per il giudice viola
l’articolo 36 della Costituzione, laddove è sancito che «il lavoratore
ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità
del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla
famiglia un’esistenza libera e dignitosa».
Dunque uno stipendio
di 930 euro lordi al mese - poco più di 640 netti - è illegittimo, anche
perché inferiore al reddito di cittadinanza o a una mensilità di cassa
integrazione.
Per questo la causa è stata accolta e la Civis,
società di vigilanza per la quale lavora la donna, è stata condannata a
pagare un risarcimento di 372 euro lordi in più per ogni mese (6,756,04
in totale), cioè la differenza tra la paga versata e quella prevista per
un servizio di portierato, che pure sarebbe il lavoro povero per
eccellenza.
Le conseguenze. La sentenza spalanca scenari tutti da esplorare per almeno tre motivi.
Il primo: dietro questa causa ce ne sono tante altre avviate da lavoratori che hanno lo stesso contratto.
Il
secondo: i lavoratori dei servizi fiduciari sono impiegati soprattutto
da enti pubblici. Fanno funzionare servizi essenziali ma sono sfruttati,
nel silenzio complice degli enti.
Il terzo motivo: ora quel
contratto nazionale - sottoscritto da Cgil e Cisl - teoricamente non può
più essere applicato, a meno che le società non adeguino il
trattamento, che era comunque - nel caso della Civis - inadeguato anche
per altri aspetti.
Gli avvocati D’Andrea e Gianolla sottolineano i
tre punti chiave: la paga è del 40% inferiore a quella dei portieri
(che in più hanno la 14a mensilità) ed è inadeguata a garantire
condizioni di vita dignitose.
«Il fatto che sia lo stipendio
previsto dal contratto nazionale approvato da Cgil e Cisl - punto sul
quale si è basata la difesa di Civis - non può essere una
giustificazione», sottolineano i legali, «perché i sindacati possono
anche conoscere bene la realtà lavorativa ma non stabilire cosa è
dignitoso e cosa no».
E adesso? Sono soprattutto gli enti
pubblici che non possono più far finta di niente di fronte a una
condizione di lavoro così penalizzante. È inaccettabile che i servizi
pubblici funzionino con lavoratori pagati con stipendi sotto la soglia
di povertà».
La sentenza è una vittoria importante, ma lo sarà
ancora di più se ci sarà un seguito. L’istituzione del salario minimo a
dieci euro l’ora. Oggi nessuno può vivere con meno di dieci euro
all’ora».
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