Da Tavolo4
25 novembre: giornata di lotta
contro la violenza di genere e di classe che colpisce le donne
La
data del 25 novembre vuole ricordare delle donne resistenti: le sorelle
Mirabal, donne che sono state seviziate e violentate perché ribelli
contro un sistema oppressore. La motivazione della ferocia usata da quel
potere asservito agli USA, è stata tutta politica.
Oggi
come ieri, infatti, la violenza che si scatena contro le donne,
ritenute soggetto / oggetto debole dalla propaganda mediatica che impera
da secoli, tocca i nervi scoperti degli affetti e della sfera privata
ma la sua essenza è squisitamente politica.
E’
la politica borghese che vuole le donne soggetto debole, oggetto da
compravendere e mercificare anche a costo del gesto estremo / eclatante
che, proprio nei paradigmi sociali di oggi, rileva solo come fatto di
cronaca, senza che vengano indagate le cause vere, sociali, economiche e
valoriali, di tali violenze.
In
un sistema in crisi strutturale, il prezzo viene sempre pagato dalle
classi più deboli: ex classe operaia, piccola borghesia ormai
proletarizzata, vaste sacche di sottoproletariato consolidate in
situazioni di emarginazione sociale e culturale.
E
le donne di queste fasce sociali vivono le condizioni peggiori:
doppiamente sfruttate perché in difficoltà sociale ed economica, prive
di indipendenza perché espulse dal mondo del lavoro e disoccupate e di
autonomia individuale, perché tornate vittime di una concezione
patriarcale che si ripresenta prepotentemente come concezione valoriale
dominate, mai contrastata da una sottocultura condivisa ed alimentata
nel tempo e che oggi fa tabula rasa di ogni espressione dialettica.
Le
donne delle classi dominanti, per contro, possono permettersi una
dialettica forte ed emancipata e fanno quindi “corsa a se’”,
strombazzando però a nome di tutte di diritti civili, parità di genere,
quote rosa, cultura delle differenze di cui sono le sole a beneficiare e
a dispetto di ogni normativa.
Della
serie: se sei ricca puoi permetterti tutto, compreso stare al riparo
dalla violenza o, se del caso, contrastarla, se sei povera subisci tutto
e senza pietà ma hai l’illusione che la demagogia farcita di parità di
genere, possa riguardare anche te.
Le donne del Partito Comunista ribadiscono come si debba lottare per i diritti di tutte e non per i privilegi di poche.
Sono
ii diritti sociali a conformare e rendere migliore una società, non i
"casi" sbandierati come proposta politica (peraltro mai realizzata!),
per esempio, dalla falsa sinistra demagogica, che oggi in Italia, è al
tempo stesso maggioranza e minoranza / consenso e dissenso organizzato.
Tali bandiere propagandiste, senza anima e senza cuore, sono sventolate
al solo scopo di confondere e distrarre l’attenzione dalla lotta,
purtroppo in difesa, che le classi popolari stanno faticosamente
portando avanti in un clima di enorme difficoltà, per mantenerla nel
solco del consociativismo sociale e del più bieco appiattimento.
La
violenza contro le donne, dunque, è oggi violenza fisica, stupro,
riaffacciarsi di un medioevo mai sopito riverniciato da analfabetismo
culturale di ritorno, licenziamento, precariato eterno, sfruttamento
classista al quadrato, ovvero costrizione al doppio lavoro gratuito (nei
lavori di cura in famiglia) e sottopagato (fuori casa, per
sopravvivere). Il tutto orchestrato da una deriva politica ancorata ad
un saldo principio: attaccare i soggetti più deboli della società,
classi popolari sempre più vaste che oggi stentano a riconoscersi come
tali e, in modo più feroce, le donne delle classi subalterne e dei vasti
ceti in via di proletarizzazione.
Così
come la coscienza di classe rende possibile la lotta consapevole degli
sfruttati contro gli sfruttatori, solo la capacità delle donne delle
classi popolari di contrastare la doppia violenza di classe e di genere,
renderà autenticamente possibile un modo più giusto per tutti e tutte.
Il
mondo dove i principi di parità di genere nel rispetto delle
differenze, autodeterminazione ed indipendenza non saranno affidati
alla casualità di politiche più o meno progressiste e dal valore alterno
(sempre per i ricchi e mai per i poveri, diritti civili si (solo per
chi può) / diritti sociali mai più) ha un solo nome ed è quello ispirato
al modello di società socialista / comunista.
Tutto
ciò non è retorica ma l’unica vera possibilità organizzata di
contrastare l'attuale modello violento ed ingiusto di società: una
società governata dai dettami del capitalismo, violento e cattivo
sempre e con tutti ma di più con le donne.
Monica Perugini
responsabile nazionale donne comuniste
Partito Comunista
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