I soprusi per le donne che lavorano non finiscono mai, e la razza dei padroni è sempre più schifosa. Contro la doppia oppressione dobbiamo lottare!
"Sei brutta, non voglio vederti, mi rovini la giornata". E'
la storia di una donna friulana-operaia specializzata, vessata dal
titolare dell'azienda per ragioni estetiche. Al culmine, si legge sul
sito della Provincia di Udine, è arrivato il licenziamento attraverso
l'escamotage della soppressione del posto di lavoro.
La signora ha denunciato tutto al punto Sos Antimobbing
della Provincia e l'equipe, che comprende vari esperti (psicologo,
avvocato, medico del lavoro, medico legale, psichiatra) e offre supporto
gratuito a lavoratori e lavoratrici vittime di molestie sul lavoro, ha
intrapreso un percorso che ha portato ad avviare una causa civile per
l'impugnazione del licenziamento.
Ma questo è solo uno dei casi affrontati negli ultimi mesi
dallo sportello: le difficoltà per le donne, in termini di
discriminazioni e vessazioni sui luoghi di lavoro, sono molte. Non si
tratta di violenze fisiche ma di discriminazioni di genere messe in atto
con diverse azioni vessatorie.
L'avvocato Teresa Dennetta, nel corso del convegno 'Il
posto di lavoro: opportunità o soprusi?' organizzato dalla Provincia di
Udine e dalla Commissione provinciale pari opportunità presieduta da
Maura Pontoni in occasione della 'Giornata internazionale contro la
violenza sulle donne', ha raccontato anche altre storie. Come quella di
una donna che per aver rifiutato le attenzioni di un collega, in un
contesto prettamente maschile, si è vista ostacolata nell'attività
lavorativa attraverso volute alterazioni nella comunicazione delle
consegne, situazione che l'ha portata all'emarginazione da parte anche
degli altri colleghi.
"Riceviamo con frequenza - ha aggiunto Dennetta - anche
segnalazioni di pacche sul sedere alle lavoratrici da parte del datore
di lavoro".
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