Affido condiviso, l’Onu contro il ddl Pillon: “È una
grave regressione che alimenta discriminazione di genere”
di F. Q. | 26 ottobre 2018
In una lettera inviata al governo italiano le relatrici speciali delle Nazioni Unite, Dubravka Šimonović e Ivana Radačić, esprimono "profonda preoccupazione" per la proposta presentata dal senatore della Lega, che è attualmente all'esame della commissione Giustizia del Senato:
“Disposizioni
che potrebbero comportare una grave regressione, alimentando la disuguaglianza
e la discriminazione basate sul genere, e privando le vittime di
violenza domestica di importanti protezione”.
La missiva di sei pagine, pubblicata dall’Huffington Post e inviata dal Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, afferma che il decreto sarebbe “in contrasto con la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia il 10 Settembre 2013″ e renderebbe “la mediazione obbligatoria problematica per un certo numero di motivi... secondo il ddl “sarà richiesto che il bambino, anche se vittima di violenza, veda/incontri il genitore violento o maltrattante come previsto dal testo, secondo il quale al bambino deve essere garantita una doppia genitorialità”. Inoltre “l’articolo 14 del ddl rende impossibile per le vittime di violenza, che siano genitore o figlio, fuggire dal luogo in cui si è verificata la violenza per trovare protezione e sicurezza”. L’Onu conclude spiegando all’esecutivo che apprezzerebbe “ricevere una risposta entro 60 giorni”
IL DDL SULL'AFFIDO CONDIVISO
ATTACCA FORTEMENTE LE DONNE - NON DEVE PASSARE!
Il disegno di legge avviato l'11 settembre a Palazzo Madama, primo firmatario Simone Pillon, che introduce l‘affido condiviso dei figli minori per i genitori divorziati, presentato insieme da Lega e M5S, è un esplicito attacco alle donne.
Esso
è pienamente interno alle aberranti concezioni, posizioni politiche da moderno
medioevo, alle minacce familiste, di attacco all'aborto, ecc. già espresse in
varie occasioni, prima e all'atto della composizione del governo, in
particolare da Salvini, dal Ministro della famiglia, Fontana, e condivise dal
M5S.
Con
questo ddl alle donne, rese da questo Stato, da questi governi della borghesia,
dai padroni, sempre più subordinate, discriminate, dipendenti
economicamente, con condizioni di vita sempre più precarie, difficili, si vuole
togliere anche l'assegno di mantenimento, scaricando di fatto tutto sulle
donne, anche economicamente, il peso dei figli.
Un
ddl che di fatto è uno strumento per impedire il divorzio. Per condizionare
fortemente nelle scelte di libertà dai vincoli maritali le donne. Tante di più
ora si troverebbero costrette a sopportare la relazione, anche se brutta,
opprimente, violenta, per paura di non poter mantenere i figli.
Così
come è una chiara azione antidivorzio l'istituzione della figura del
"mediatore". "I coniugi - dice il ddl - con figli minori per
ottenere la separazione dovranno essere, per legge, seguiti da un mediatore
familiare, che sarà a pagamento, con tariffe fissate dal ministero della
Giustizia".
Ancora
soldi che tante donne avranno difficoltà a pagare, in una situazione assurda in
cui le donne dovrebbero pagare una figura istituzionale che ha il compito
principale di non fare divorziare.
Ipocritamente
in nome del pari diritto a tenere i figli, di un rapporto "equilibrato
e continuativo con entrambe le figure genitoriali", viene esaltata la
concezione patriarcale che concede all'uomo diritti sulle donne, sui figli, e
quasi niente doveri; nascondendo, tra l'altro, il fatto per cui l'affido dei
figli alle donne è anche frutto dell'intreccio di condizioni storiche che
continuno a scaricare sulle donne l'onere della famiglia, ma anche del
disinteresse della maggioranza degli uomini ad occuparsi dei figli.
E'
facile immaginare come ne approfitteranno molti uomini di questa rinnovata
posizione, per imporre alle donne le catene del rapporto matrimoniale, o le
condizioni in caso di separazione.
Ipocritamente
si parla di tutelare i diritti e interessi dei minori - "i figli
avranno due case, doppio domicilio e tempo, equamente diviso, tra mamma e papà.
Ciò significa che, salvo diversi accordi tra i genitori, i figli dovranno
trascorrere non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, sia con la
madre che con il padre,"garantendo il diritto dei figli di ricevere cura e
assistenza da entrambi i genitori, trascorrendo con ciascuno di essi quanto più
tempo possibile“ - ma in realtà i bambini/ragazzi vengono trattati come oggetti
di proprietà, a cui è negata una libera scelta di dove stare, con chi stare,
chi non volere, ecc. I bambini, così, non sono persone, con volontà, diritto di
decidere, dato che il ddl prevede con il “piano genitoriale“, un vero e proprio
progetto educativo che i genitori dovranno proporre, e in cui dovranno essere
indicati anche i tempi di frequentazione, i percorsi educativi e scolastici, le
vacanze...
Ma
c'è un altro punto della legge che ha un segno molto pericoloso e preoccupante
che agirebbe come strumento di ostacolo, repressione verso le donne che
denunciano violenze, maltrattament.
Si
dice, infatti, che un genitore che dipinge male l'altro, cercando di
mettergli il figlio o la figlia contro dovrà risarcire entrambi e potrebbe
perdere anche la responsabilità genitoriale". della serie: subisci e stai
zitta, altrimenti non solo paghi, ma ti verranno tolti i figli...
Non
ci vuole la zingara per prevedere che anche questo diventerebbe un via libera
alle violenze in famiglia da parte di uomini che si sentirebbero protetti dalla
legge.
Come
abbiamo detto, siamo all'evidente tentativo di riportare indietro le donne, a
50 anni fa, di cancellare la conquista soprattutto per le donne della legge sul
divorzio del dicembre del 1970.
Simone
Pillon, il primo firmatario del disegno di legge, è noto per essere tra i
fondatori del comitato organizzatore dei Family Day e per le prese di posizione
contro le unioni civili e l’aborto.
E'
tutto dire! E si capisce abbastanza bene che dall'attacco al divorzio si
passerà presto all'attacco al diritto d'aborto.
QUESTO DISEGNO DI LEGGE NON DEVE PASSARE.
APPOGGIAMO LE MOBILITAZIONI DELLE DONNE CHE GIA' SI
ANNUNCIANO.
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