08/10/18

Brasile, prima di tutto italiani i nemici delle donne e del popolo




Jair Bolsonaro, a un passo dalla presidenza del Brasile, è un ex capitano dell'esercito esponente dell'ultra destra. Di origini italiane (cognome Bonturi), aveva detto che in caso di sconfitta sarebbe fuggito in Italia perché in Brasile sarebbe stato perseguitato.
Candidato “gradito alle Borse” e che “non dispiace alla aziende italiane”, Bolsonaro non ha mai nascosto la sua simpatia per la dittatura militare del ventennio 64-85, che però secondo lui ha “torturato ma non ucciso abbastanza”.
Certo, la borghesia non è stata con le mani in mano in tutti questi anni. Lula e la sua degenerazione hanno servito la reazione e l'imperialismo. La sua polizia ha scatenato una guerra silenziosa e impunita contro indios, contadini, studenti, donne, Lgbt, attiviste e attivisti dei diritti umani, che i padroni di tutto il mondo, italiani in primis, hanno sostenuto. Ecco chi c'è dietro il futuro "Duterte" del Brasile, sostenitore del golpismo militare, che ha utilizzato la farsa elettorale per aprire un'autostrada ai mercati.
Chi in un paese, che ancora non ha depenalizzato l'aborto, che uccide 13 donne al giorno e ne stupra una ogni 11 minuti, manda al governo un ex militare nazi-fascista, misogino, omofobo e razzista, se ne frega dei diritti umani e della democrazia e usa la farsa elettorale (magari con l'ausilio di scagnozzi armati ai seggi) per continuare ad imporre il proprio dominio di classe!
E la storia ci insegna che alla guerra di classe, perché di guerra si tratta, si risponde, in Brasile come altrove, con la rivoluzione proletaria e con la rivoluzione delle donne nella rivoluzione.

Di seguito un articolo si Claudia Sarritzu su globalist:

Decine di migliaia di donne sono scese in piazza la settimana scorsa in tutto il Brasile per protestare contro il candidato di estrema destra alle presidenziali del 7 ottobre Jair Bolsonaro. Ma forse era troppo tardi.


'Ele nao' (non lui) è stata la scritta visibile sulle spille e sui cartelli portati dal gruppo di manifestanti in diverse città del Brasile oltre alla capitale, Brasilia. Il movimento di protesta è stato avviato su Facebook da un gruppo che ha raccolto finora 4 milioni di persone.


Bolsonaro rientra in un profilo che molti troveranno familiare: sostenitore delle armi, fervente religioso e a favore della famiglia tradizionale, anti-gay e sessista, il suo slogan è "Il Brasile sopra ogni cosa e Dio sopra tutti". E' il loro Trump, il loro Salvini. Nel corso della sua non brillante carriera politica (ha visto convertiti in legge solo due dei 171 disegni di legge che ha proposto in 26 anni da parlamentare) Bolsonaro ha svelato più volte di che pasta è fatto, come quando disse a una deputata dell'opposizione "non ti stupro perché non te lo meriti", oppure quando definì "vagabondi" gli attivisti per i diritti umani. Bolsonaro è inoltre negazionista, in quanto sostiene che la dittatura militare di Humberto de Alencar Castelo Branco, tra il 1964 e il 1985 non sia mai avvenuta.


È tra i giovani ricchi che Bolsonaro riscuote maggiore successo: la sua strategia di comunicazione infatti si muove soprattutto sui social network e fa un abbondante uso di meme e filmati per Facebook e Youtube. I giovani, specie i ricchi sui 25 anni (la fascia di popolazione che in Brasile ha maggior accesso a internet) sono sedotti sia dal modo di parlare schietto di Bolsonaro sia da una costante nostalgia della dittatura, caratteristica questa tipica del Brasile, che non ha mai condannato i responsabili di 21 anni di dittatura e non ha fatto i conti col suo passato violento. Anzi, per molti il regime era preferibile alla situazione di incertezza e corruzione che caratterizza la politica brasiliana e sono in tanti a sostenere che un intervento militare sarebbe la soluzione a molti problemi.


Come succede che un uomo così spregevole arrivi primo al primo turno presidenziale?


Quando la rabbia e l'ignoranza vengono cavalcate e gli intellettuali restano indifferenti per troppo tempo.

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