03/03/21

Sciopero delle donne l'8 marzo nelle carceri

L'appello per lo sciopero delle donne anche nelle carceri - che riportiamo sotto - non è stato calato da fuori o dall'alto, ma ha cercato di raccogliere le rivendicazioni delle detenute anche attraverso la corrispondenza diretta, che ha espresso la volontà di lottare insieme per la libertà di tutte le proletarie detenute e di tutte le compagne incarcerate per le loro giuste lotte.

Quando abbiamo scritto per la prima volta a Fabiola lei ha colto subito, nella nostra proposta di mobilitazione, l'occasione per riprendere a lottare con entusiasmo e determinazione anche dentro le carceri, precedendoci addirittura nelle forme della protesta.

Infatti, nella giornata di azione del 15 gennaio, che avevamo promosso in preparazione dello sciopero per l'8 marzo, abbiamo prodotto un video per la libertà delle compagne no tav e di tutte le proletarie detenute, ma lei ha fatto molto di più, LEI HA FATTO SCIOPERO, nonostante fosse ancora tra le nuove giunte, isolata, tra l’altro, dall’atteggiamento remissivo delle altre. 

E noi, con questo nostro appello, non abbiamo fatto altro che raccogliere e rilanciare la lotta delle detenute e delle compagne incarcerate. Perché pensiamo sia fondamentale, soprattutto in questo periodo e con questo nuovo governo di unità nazionale contro il proletariato, unire le nostre lotte per la libertà e la salute di tutte e tutti.

Questo appello lo abbiamo inviato a Fabiola, a Dana e ad altre donne detenute nel carcere di Torino, e lì dove ci sono delle compagne delle quali si conosce il nome. Lo abbiamo anche inviato ad associazioni e gruppi fb di familiari e amici di detenuti. Ma non sappiamo se sia riuscito ad entrare realmente nelle carceri. Molti parenti di detenute e detenuti preferiscono non coinvolgere i loro cari nelle iniziative di protesta per evitare ritorsioni. Ed è anche altamente probabile che per questo 8 marzo la censura blocchi le nostre corrispondenze. Perciò chiediamo a tutte/tutti un aiuto a farlo circolare.

 

MFPR L'AQUILA

 

CHE LO SCIOPERO DELLE DONNE ENTRI ANCHE NELLE NERE GALERE!

Lettera aperta alle donne, proletarie, immigrate, compagne detenute

Siamo donne, lavoratrici, immigrate che anche in questo periodo pandemico non abbiamo mai smesso di lottare per i nostri diritti, contro il doppio sfruttamento e doppia/tripla oppressione, per un mondo migliore.

In un‘istituzione classista e patriarcalista come il carcere la pandemia ha inasprito di molto le condizioni già dure delle donne detenute; ma da Pozzuoli a Rebibbia, da Latina a Vigevano, da Torino a Trieste, ecc. avete fatto emergere con le denunce e la cruda evidenza dei fatti, con la lotta e la solidarietà, unita alle proteste fuori dal carcere, che è giusto e necessario ribellarsi!

Isolate nel sovraffollamento, distanziate dagli affetti, alle proletarie detenute anche l’accesso a servizi e beni primari è precluso, compresa l’assistenza legale e un vitto decente.

La mancanza di informazione sulla situazione sanitaria all‘interno del carcere si unisce alla mancanza di comunicazione con l’esterno. Non si contano i rigetti o gli arresti delle pratiche per le misure alternative, anche per le detenute che per legge ne avrebbero diritto. L‘assistenza sanitaria e psicologica è inadeguata o inesistente, attività e percorsi formativi all’interno assenti e così pure un effettivo reinserimento lavorativo e abitativo all’esterno. Le strutture in cui le detenute sono costrette a vivere sono per lo più fatiscenti, carenti di servizi igienici, e l‘acqua calda è un miraggio, come pure, spesso, il rispetto delle regole sulle ore d’aria, e di apertura. A causa della totale assenza di socialità e di attività al di fuori della cella, le detenute passano la maggior parte del tempo rinchiuse, e il consumo della cosiddetta “terapia psichiatrica’’ è aumentato.

Molte donne sono entrate nelle carceri proprio durante il lockdown, quando con la pandemia in corso, queste andavano svuotate!

Raccogliendo le vostre denunce e richieste, diciamo:

- libertà, svuotare le carceri, accesso a misure alternative per le donne/proletarie detenute, come tutela del diritto alla salute, anti covid, alla genitorialità, e come difesa dalle violenze, abusi sessuali in carcere che colpiscono soprattutto immigrate, soggettività trans, ecc.

- nessuna repressione, riconoscimento del diritto delle donne all'autodifesa per aver reagito alla violenza maschile. Per loro il diritto all’autodifesa, sancito invece per legge a tutela della proprietà privata, non è contemplato. E alla violenza subita fuori si aggiunge la violenza del carcere, e non poche volte dei suoi uomini in divisa.

Come donne/lavoratrici combattive noi vorremmo che in questo 8 marzo, a un anno dalla strage di stato nelle carceri, in questa giornata in cui tante donne scenderanno in Italia e in tanti paesi in sciopero contro padroni, governo, Stato, sistema capitalista patriarcale, uomini che odiano le donne, anche la voce delle donne nelle carceri si faccia sentire forte e unita, per dire insieme: tutta la vita deve cambiare!

Che lo sciopero delle donne entri e “illumini” le nere galere, in tutte le forme possibili e creative da voi decise!

Un forte abbraccio solidale dalle donne/lavoratrici combattive

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