Dall'intervento del MFPR AQ al presidio di oggi:
Ora il fascista Erdogan dice basta, si può rottamare. E’ chiaro che tale Convenzione era una nota di disturbo, anche se rimasta da sempre nel cassetto.
Siamo tutte coscienti che la Convenzione non possa fermare la violenza, ma il ritiro della Turchia dall'accordo ha un significato politico chiaro e preciso: si vuole un governo sempre più conservatore ed autoritario, e se pensiamo al contesto internazionale tutto ciò e gravissimo, proprio l'anno scorso il parlamento ungherese aveva votato contro la ratifica, mentre il governo della Polonia aveva annunciato di uscirne.
Le associazioni di donne e gruppi femministi in Turchia si sono immediatamente ribellate al ritiro della Turchia dalla Convenzione, perché ritirare la firma dalla Convenzione di Istambul significa legittimare femminicidi, stupri, attacco ai diritti delle donne.
Secondo l’Oms, il 38% delle donne turche ha subito violenza almeno una
volta, quattro donne su 10 hanno subito abusi fisici o sessuali, tre su 10 si
sposano ancora minorenni.
Nell’ultimo anno in Turchia ci sono stati almeno 300 femminicidi e 171 donne sono state uccise in circostanze sospette. Inoltre nei primi mesi del 2021 ci sono stati 65 femminicidi, al 33% delle ragazze non viene permesso di frequentare la scuola e all’11% delle donne non è permesso lavorare.
Da anni in Turchia il governo del fascista Erdogan impone un’immagine dei ruoli di genere che buona parte delle donne considera l’ennesimo esempio di patriarcato di Stato: prendersi cura della casa e dei figli, soprattutto farli i figli, almeno tre, per il bene della nazione e della famiglia patriarcale, che "rischia la dissoluzione a causa dell’avanzata della propaganda Lgbtqi - che Erdogan definisce terroristi - che puntano a distruggere la fabbrica sociale"
Il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul significa via libera a tutte le politiche e pratiche più reazionarie, sessiste contro le donne. Significa legittimare femminicidi, stupri, attacchi ai diritti delle donne, sostegno a partiti e forze più conservatrici e integraliste, in linea con la politica generale di Erdogan di massima repressione dei diritti umani, dei diritti delle donne.
Ma in Turchia le donne sono scese immediatamente in piazza con le bandiere
viola della piattaforma turca “Noi fermeremo il femminicidio”, e noi qui a L’Aquila
con questa piccola, ma importante iniziativa, vogliamo dire che non sono sole: Siamo
tutte donne turche e siamo al fianco di tutte le donne che in ogni parte del
mondo combattono contro questo schifoso sistema capitalistico e patriarcale!
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