17/03/21

8 marzo internazionalista - India la più grande manifestazione di donne al mondo


Non potevamo non partire dalla oceanica manifestazione di donne che c'è stata in India,dove già da mesi le donne, contadine, proletarie sono in prima fila nelle lotte.

(da un resoconto di Contropiano)
L’8 marzo si è svolta una oceanica manifestazione di donne nei pressi della capitale indiana, il più grande concentramento a livello mondiale per l’International Women’s day.

Circa 30 mila donne si sono concentrate lì dove, dal 26 novembre scorso, più di 200 mila contadini in lotta si sono accampati ai bordi di Nuova Delhi, su indicazione della direzione della coalizione di sindacati che guida la storica lotta contadina, la Kisan Morcha.

Per la precisione la marea femminile di donne con il capo coperto dal velo di colore giallo si è radunata vicino al sito di Bahadurgarh Chomwk, in prossimità del confine con Tikri, per chiedere il ritiro delle nuove leggi sull’agricoltura.

Molti gli interventi dal palco, tra cui quello della leader Harinder Bindu, del sindacato BKU, dell’autrice ed attivista femminista Navsharan Singh, dell’artista Maya Krishna Rao.

Questa lotta ha visto sin dall’inizio la partecipazione di massa ed un notevole protagonismo

femminile, “sbriciolando” nei fatti le catene del patriarcato nelle parti dell’India rurale coinvolte in questa battaglia.
Questa giornata ha mostrato all’India e al mondo come le varie figure delle contadine (dalle piccole proprietarie di terra alle salariate agricole) stanno “guidando la lotta dalle prime file”, come ha affermato dal palco la Singh.

Come scrive Pritam Singh in un articolo pubblicato sulla rivista The Wire: “nessun movimento nella storia indiana – incluso il movimento per l’indipendenza dal dominio britannico – ha avuto questo grado di partecipazione femminile”.

Abbiamo avuto modo di trattare più volte di questa storica lotta – ha superato i 100 giorni – in cui i contadini e le farmers si battono contro un pacchetto legislativo approvato lo scorso settembre in Parlamento, senza alcuna discussione, e che la Corte Suprema ha sospeso per 18 mesi all’inizio di quest’anno.

Queste tre leggi stravolgerebbero l’agricoltura indiana, ed avrebbero dunque notevoli conseguenze su tutta la popolazione del Paese asiatico, regalando il settore all’agro-business e smantellando di fatto la regia statale nell’intero settore.

Una scelta perfettamente in linea con la più generale politica di privatizzazione portata avanti da Modi, tesa ad avvantaggiare un centinaio di multimiliardari indiani ed il capitale multinazionale, in particolare anglo-americano.

In India, secondo ciò che riporta la sezione locale di Oxfam, circa ¾ delle donne lavorano in agricoltura, oltre a sobbarcarsi i lavori di riproduzione domestica, ma solo il 13% possiede la terra.

Questo in un contesto dove i contadini e le contadine sono per la maggioranza piccoli proprietari e proprietarie terriere, e godono di una condizione relativamente migliore negli Stati dell’Unione che sono i bastioni della protesta: Punjab, Haryana, Uttar Pradesh.

Nel nuovo anno hanno, i contadini hanno dato vita a tre momenti di lotta particolarmente significativi, con l’invasione della Capitale il 26 gennaio, il blocco delle maggiori arterie stradali su tutto il territorio il 6 febbraio (chakka jam) ed infine quello delle linee ferroviarie il 26 dello scorso mese (rail roko).

Come ha scritto il “decano” dei giornalisti d’inchiesta indiani, nonché uno dei maggiori esperti dell’India P. Saintah: “È uno risultato stupefacente di questo governo, quello di aver unito un così ampio e variegato spettro di fasce sociali, anche quelle tradizionalmente antagoniste”.

Questa storica lotta ha incontrato una feroce repressione poliziesca, talvolta con l’attiva complicità dei giganti statunitensi delle reti informatiche, pronti ad assecondare le campagne d’odio promosse da un esecutivo dominato dal “braccio politico” (BJP), una formazione para-militare nazionalista indù (RSS) che affonda le sue radici storico-ideologiche nei movimenti nazi-fascisti sorti tra le due Guerre Mondiali del secolo scorso.

I contadini si preparano ad una estate di lotta, determinati a costringere il governo al ritiro puro e semplice delle leggi.

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