Prosegue la lotta delle lavoratrici della cooperativa Helios, che lavora nei magazzini Jakala di Nichelino, con sui ha un contratto in subappalto. Martedì scorso c’è stato un folto presidio di fronte alla sede della cooperativa Helios in piazza Derna 227. Una delegazione di lavoratrici e sindacalisti è stata ricevuta dai rappresentanti di Helios, che hanno rifiutato ogni confronto ed hanno annunciato l’invio di contestazioni alle lavoratrici lasciate a casa senza stipendio o emarginate per le loro lotte. Le lettere sono arrivate pochi giorni dopo. Nel frattempo Jakala ha fissato un incontro con le lavoratrici di Helios per la prossima settimana. Le lavoratrici sono decise a non mollare.
La vicenda Jakala è peraltro emblematica della condizione lavorativa di settori sempre più ampi di lavoratori e lavoratrici, costretti alla precarietà, all’assenza di tutele e garanzie, a salari da fame, in un sistema di appalti e subappalti, che di fatto sono la forma del caporalato del terzo millennio.
Ce ne ha parlato Stefano Capello della Flaica Cub
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La coop Helios è un’azienda che lavora nel campo del confezionamento in subappalto per un’altra cooperativa, la Santa Maria, che, a sua volta, lavora per Jakala, un marchio importante in questo paese con un fatturato di 135 milioni di euro.
La Jakala ha dei capannoni a Nichelino dove lavorano le dipendenti della Helios e della Santa Maria. Le lavoratrici confezionano merci che vengono poi spedite in tutta Italia.
Il clima nell’azienda è pesantissimo: le addette al confezionamento sono inquadrate al livello più basso del CCNL Multiservizi, uno tra i peggiori dei molti contratti presenti in Italia. Le lavoratrici vengono pagate a giornata e quando vengono sospese non ricevono alcuna retribuzione. Essere sospese non è molto difficile, basta una parola di troppo, una richiesta, una lamentela. Cosi è successo ad una lavoratrice che prima è stata sospesa senza stipendio, poi trasferita a 35 chilometri di distanza per dovendosi occupare da sola del figlio di 6 anni. La stessa sorte poteva toccare ad un’altra lavoratrice che per paura di ripercussioni non ha denunciato un infortunio dovuto al sollevamento di carichi pesanti. Ora ha un’ernia fuori posto e l’ansia di dover rientrare a lavorare.
All’inizio di marzo le lavoratrici hanno manifestato per rivendicare condizioni di lavoro dignitose e salari accettabili: la FLAICA CUB Torino ha avviato una vertenza legale: “Non abbiamo nessuna intenzione di lasciare sole queste lavoratrici sottoposte al ricatto di dover scegliere tra la propria vita e il lavoro”.
Jakala che ha risposto con una nota: “In merito a quanto verificatosi davanti al capannone di Jakala SpA a Nichelino, riteniamo doverose alcune precisazioni. Ci preme anzitutto esprimere rammarico per l’accaduto ed evidenziare che Jakala SpA non era in alcun modo a conoscenza di quanto dichiarato durante la protesta ed è del tutto estranea ai rapporti lavorativi che fanno capo alla Cooperativa Helios, verso la quale è stato rivolto lo sciopero. Tale cooperativa opera nel magazzino a Nichelino in qualità di sub – fornitore di un’altra Cooperativa , con la quale la nostra società intrattiene un rapporto contrattuale diretto. In qualità di committente, Jakala SpA non può interferire nei rapporti di lavoro tra fornitori/sub – fornitori ed i dipendenti di questi, se non nei limiti disposti dalla legge e dagli accordi contrattuali . Come ogni altro fornitore con il qual e Jakala SpA ha rapporti, la Cooperativa Helios è tenuta ad uniformarsi ai principi etici da noi applicati e rispetto ai quali pretendiamo totale aderenza. Ci impegniamo pertanto ad approfondire quanto accaduto, in un’ottica di vicinanza e collaborazione con tutte le persone che a vario titolo collaborano con la nostra realtà”.
L’ipocrisia di chi lascia il lavoro sporco alle cooperative/ombra che si occupano di reclutare manodopera flessibile e ricattabile ed a gestire gli eventuali conflitti.
Ne abbiamo parlato con Martina, lavoratrice della cooperativa Helios, lasciata a casa senza stipendio da dicembre
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