31 3 2011
È intervenuto insieme ai commilitoni per salvare una donna, il marito la picchiava. Il giorno dopo è tornato a trovarla e l’ha stuprata
CAGLIARI. E' intervenuto insieme ai commilitoni per salvare una donna, il marito la picchiava. Il giorno dopo è tornato a trovarla e l'avrebbe stuprata. Ora Carmelo Cicchella (28 anni) un carabiniere napoletano che prestava servizio al nucleo operativo di via Nuoro, è imputato di violenza sessuale e molestie telefoniche: il gup Cristina Ornano ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm Rossana Allieri e ha fissato l'apertura del processo per il 7 luglio davanti al tribunale collegiale.
Lui nega con forza: il rapporto c'è stato ma era volontario. Con la donna - ha sostenuto - si erano messi d'accordo il giorno prima. Mentre le telefonate, una sequenza ininterrotta di telefonate seguite all'incontro, dimostrerebbero per la difesa che tra Cicchella e la presunta vittima il rapporto era tutt'altro che teso.
E' una storia di due anni e mezzo fa: il 3 dicembre 2008 il 112 riceve una chiamata da una donna che chiede aiuto. Ha litigato col marito, che l'ha pestata a sangue. Parte una Gazzella dal reparto operativo, a bordo un equipaggio di militari tra cui Cicchella. Procedura di routine: raggiunta l'abitazione, la donna viene identificata e i carabinieri ascoltano il suo racconto. Finisce così: Cicchella è gentilissimo, offre alla donna il proprio numero di cellulare e la invita a chiamarlo per qualsiasi necessità, compresa l'eventuale denuncia formale dell'aggressione.
Fin qui le versioni sono speculari. Il processo dovrà accertare quanto accaduto il giorno dopo, quando Cicchella ritorna dalla donna. Mentre è un capitolo a parte quello legato alla sequenza di telefonate che intercorre fra i due nei quaranta giorni successivi al fatto: stando alle accuse il militare chiamava giorno e notte, i tabulati acquisiti agli atti del procedimento penale confermano le conversazioni e un'infinità di sms. Di certo la donna decide di sporgere una denuncia soltanto il 19 gennaio, quando si presenta in caserma e nomina un legale, l'avvocato Renata Serci.
Ma il punto centrale del processo è questo: se è certo che fra i due c'è stato un rapporto sessuale va stabilito se il carabiniere abbia usato la forza o no: nel corso dell'inchiesta lui ha sostenuto di aver usato un preservativo, il che dimostrerebbe che la donna non faceva resistenza. Ma le analisi del Ris hanno dato un esito neutro. Gli specialisti dell'Arma hanno esaminato anche un lenzuolo fornito dalla presunta vittima per riscontrare eventuali tracce di dna, da comparare con quelle dell'indagato.
Per l'accusa non sono emersi elementi sufficienti a scagionare Cicchella, mentre la denuncia della donna e la coerenza del suo racconto rappresentano elementi forti per la Procura, così come alcune certificazioni mediche: lei l'ha fatto entrare perchè aveva fiducia in un carabiniere in divisa, che tra l'altro le chiedeva informazioni sul suo stato di salute. Se l'ha denunciato dopo tre settimane è soltanto perchè aveva paura di finire in un processo penale, dove qualche volta la vittima di una violenza sessuale deve subire pesanti umiliazioni.
Cicchella è stato trasferito già alle prime ore dell'inchiesta. Ma il suo avvocato, Adriana Cordella del foro di Napoli, che ha scelto il giudizio ordinario, intende dimostrare la sua innocenza.
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