Lettera aperta
del PUDR al responsabile per la giustizia dell'India per un intervento immediato
sugli attacchi fisici e i provvedimenti di espulsione nei confronti di attiviste
delle donne da parte della polizia e dei gruppi di vigilantes in Chhattisgarh
....attacco fisico contro la dirigente dell’AAP Soni Sori da parte di uomini non identificati presso la città Geedam nella notte del 20 febbraio 2016. Gli aggressori le hanno gettato sul viso una sostanza nera che le ha causato immediatamente ustioni e dolore, per cui ha dovuto essere ricoverata in ospedale. .....
....Una
squadra del WSS (Donne contro la violenza sessuale e di repressione di
stato), che ha visitato Bastar nel novembre 2015, ha portato alla luce
ripetuti stupri di gruppo, saccheggi e altre violenze fisiche in cinque
villaggi nel distretto di Bijapur tra 19 e 24 Ottobre 2015.-Una
recente missione di WSS e CDRO (Organizzazione di Coordinamento per i
Diritti Democratici) ha documentato incidenti simili di violenze
sessuali e di attacchi fisici nei distretti di Sukma e Bijapur e casi di
falsi scontri e sparatorie contro minori nel distretto di Bijapur, tra
l'11 e il 16 gennaio 2016. --
....In
questa offensiva a tutto campo contro la popolazione adivasi, compresi i
bambini e gli anziani, le donne sono particolarmente prese a bersaglio e
sessualmente colpite. A causa della povertà e mancanza di risorse, le
donne adivasi del Bastar hanno poco controllo sul loro destino. La
maggior parte dei loro compagni sono stati uccisi, arrestati o costretti
alla latitanza per sfuggire al terrore di stato. Oltre a dover
costruire la loro vita precaria, queste donne sono lasciate sole a
lottare contro i ripetuti attacchi sessuali perpetrati su di loro dagli
uomini in uniforme. La Giustizia li ignora completamente, dato che i
reati sessuali sono ormai istituzionalizzati e prassi comune....
....Accusare
un uomo in uniforme di reato sessuale non è facile. A tutt’oggi un solo
FIR è stato depositato in Bijapur PS, il 1 ° novembre 2015, ai sensi
della S.376 (2) (c), dell’IPC modificato (punizione per stupro da parte
di personale appartenente alle forze armate nelle aree a loro
assegnate), per gli stupri di gruppo dell’ottobre 2015 nel distretto di
Bijapur. In un tale contesto, in cui le aggressioni sulle donne
abbondano, gli attuali attacchi concertati indicano il tentativo
disperato dello Stato di mettere a tacere le attiviste che hanno sfidato
le menzogne e montature prefabbricate....
Unione Popolare
per i Diritti Democratici (PUDR)
Onorevole
signore,
Vogliamo attrarre
la sua attenzione sul recente incidente dell’attacco fisico contro la dirigente
dell’AAP Soni Sori da parte di uomini non identificati presso la città Geedam
nella notte del 20 febbraio 2016. Gli aggressori le hanno gettato sul viso una
sostanza nera che le ha causato immediatamente ustioni e dolore, per cui ha
dovuto essere ricoverata in ospedale. Questo attacco
segue i provvedimenti di
espulsione contro gli avvocati Shalini Gera e Isha Khandelwal del Jagdalpur
Legal Aid Group (JagLag) e il giornalista Malini Subramanium, ai quali è stato
notificato l’ordine di trovarsi altro domicilio. Si ha notizia di un simile
provvedimento contro Bela Bhatia, ricercatore indipendente e attivista. È palese
che questi attacchi fanno parte di una più ampia campagna lanciata
congiuntamente dalla polizia e da gruppi di vigilantes sponsorizzati dallo stato
quali Samajik Ekta Manch e Naxal Peedit Sangharsh Samiti.
Non c’è dubbio che
questi abusi non sono nuovi e che questi incidenti seguono la scia di una lunga
storia di intimidazioni contro persone scomode che hanno preso posizione contro
lo Stato. Soni Sori ha sperimentato di persona questa storia brutale, e nel
febbraio 2014 la corte suprema è già intervenuta sul suo caso, concedendole la
libertà su cauzione permanente. Come in passato, questi ultimi attacchi sono
parte integrante della strategia dello Stato per mettere a tacere il dissenso,
in particolare da quando nel Sud Bastar è in corso un’offensiva accelerata.
Negli ultimi sei mesi si sono intensificate le azioni di guerra e il 13 ottobre
2015 è stata impiegata perfino la forza aerea per un raid di 'strafing' -una
tecnica di bombardamento aereo -su una specifica area di Bijapur. A
dimostrazione del potere assoluto nella regione, le forze di sicurezza hanno
fatto irruzione nei villaggi e arrestato gli abitanti.
Per i prossimi
mesi è stata annunciata la "Missione 2016" e si prevede l’intensificarsi delle
operazioni nei distretti di Bijapur, Sukhma e Darbha. Le statistiche sono già
impressionanti. Nel solo mese di Gennaio la polizia ha riferito 23 morti in
scontri e 50 arresti. Non è facile documentare quale sia l’impatto di questa
"missione", dato che i villaggi colpiti sono remoti e gli abitanti brutalizzati
e intimiditi. Una squadra del WSS (Donne contro la violenza sessuale e di
repressione di stato), che ha visitato Bastar nel novembre 2015, ha portato alla
luce ripetuti stupri di gruppo, saccheggi e altre violenze fisiche in cinque
villaggi nel distretto di Bijapur tra 19 e 24 Ottobre 2015.
Una recente
missione di WSS e CDRO (Organizzazione di Coordinamento per i Diritti
Democratici) ha documentato incidenti simili di violenze sessuali e di attacchi
fisici nei distretti di Sukma e Bijapur e casi di falsi scontri e sparatorie
contro minori nel distretto di Bijapur, tra l'11 e il 16 gennaio 2016. Ancora
più importante, chiunque contesti la guerra o indaghi sulle atrocità perpetrate
da uomini in uniforme è messo a tacere. È la dimostrazione di come in questo
momento, mentre gli adivasi che abitano a ridosso dei campi di sicurezza sono
attaccati, depredati, gettati dietro le sbarre e abbandonati a se stessi,
chiunque contesti e racconti i fatti, viene perseguitato e fatto tacere.
L'amministrazione ha adottato la tecnica già sperimentata di bollare tutti gli
oppositori come fiancheggiatori, allo scopo di intimidirli. Sono state stilate
delle 'Liste' e disposti controlli e pedinamenti. I recenti provvedimenti di
espulsione e attacchi fisici sono in sintonia con questo disegno più ampio
rivolto contro tutti i difensori dei diritti umani che assistono le vittime
nell’inoltrare denunce.
Durano da quasi un
anno le pressioni su questi attivisti per farli desistere dal tirare in causa lo
stato. Nell’aprile 2015, l'attuale IG del Bastar Range, SRP Kalluri, in una
conferenza stampa avvertiva che certe “ONG e individui, in nome della difesa
degli adivasi, aiutano maoisti”. Lo stesso Kalluri, il 1° agosto 2015, ha emesso
una nota di biasimo contro la leader dell’AAP, Soni Sori e l’attivista Linga
Kodopi, che avevano reso pubblici i risultati della loro inchiesta su un falso
scontro avvenuto nel villaggio di Nahadi, nel distretto di Dantewada, il 29
luglio 2015. In particolare, accusava Soni Sori per l'omicidio di un
commerciante nella città di Geedam il 1° agosto, asserendo che questa stava
passando i nomi degli informatori ai maoisti, esecutori
dell'attentato.
La campagna di
diffamazione si è ancor più intensificata con l’arresto di due giornalisti,
Sõmeru Nag e Santosh Yadav, accusati di favoreggiamento per i maoisti. La
flagrante violazione dello stato di diritto è evidente per il fatto che Nag,
giornalista adivasi, è stato detenuto illegalmente per tre giorni prima che ne
fosse ufficializzato l’arresto, nel luglio 2015, mentre Yadav è stato molestato
e perfino denudato e minacciato di tortura prima di essere arrestato, nel
settembre 2015. Parallelamente, gli avvocati del JagLag sono stati bersaglio dal
consiglio dell’Ordine degli avvocati del distretto di Bastar, che ha
illegalmente cercato di impedire agli avvocati locali di collaborare con loro,
col pretesto che non erano registrati preso l'Ordine locale. La spudoratezza con
cui hanno tentato di imporre questa direttiva illegale la dice lunga sulla
situazione nel Sud Chhatisgarh, dove la maggior parte avvocati si sono schierati
con l'amministrazione. Se il contesto attuale è preoccupante, siamo convinti che
sia la logica conseguenza di una guerra non dichiarata, che lo Stato sta
conducendo da oltre un decennio.
In questo
contesto, vogliamo ribadire le nostre ragioni per richiedere un vostro
intervento immediato.
1. In quanto zona
di guerra, in Sud Chhattisgarh si è assistito a innumerevoli casi di eccessi da
parte stato e il governo ha adottato ogni misura per impedire ai giornalisti di
indagare e scrivere su di questi. In questo il Sig SRP Kalluri ha svolto un
ruolo significativo, come SP e SSP in Dantewada dal 2009 al 2014, e come IG del
Bastar Range a partire dal 2014. Nel 2010, quando tre giornalisti erano stati
pubblicamente additati e minacciati in un opuscolo pubblicato
dall’organizzazione Danteshwari Adivasi Swabhiman Manch, il sig Kalluri ha
difeso questa intimidazione dichiarando che l'organizzazione era stata formata
dalla polizia a beneficio degli adivasi. A causa degli abusi di squadristi e
della polizia, due dei tre giornalisti furono costretti a trasferirsi. Dunque,
l'attuale persecuzione di Malini Subramanium non è un fatto nuovo, è parte di un
processo che iniziato già cinque anni fa, quando, nel 2011, una video-reporter è
stata espulsa dalla sua residenza per aver documentato come gli abitanti dei
villaggi esigevamo risarcimenti per i danni subiti a causa dei progetti di
sviluppo nel distretto di Rajnandgaon.
2. Gli avvocati
sono i primi bersagli quando difendono i diritti degli adivasi, non solo in
Bastar, ma anche altrove, soprattutto in Surguja. Nel marzo 2008, l'avvocato
Satyendra Chaubey di Ambikapur è stato arrestato nella sua residenza, dopo che
la polizia lo ha accusato di essere simpatizzante maoista per aver assunto la
difesa di un maoista in attesa di giudizio. Allo stesso modo sono colpiti gli
avvocati che scelgono di difendere gli abitanti dei villaggi adivasi contro le
atrocità da parte dello stato. Nel 2007 gli avvocati Amarnath Pandey e DP Yadav
di Surguja sono stati implicati in un falso caso giudiziario mentre
rappresentavano una vittima di stupro in custodia. Dato che Pandey aveva anche
presentato un esposto contro il falso scontro in cui Narayan Khairwar era stato
prima vestito in uniforme e poi ucciso dalla polizia nel 2006, era già stato
bersaglio del SRP Kalluri, allora SP di Balrampur, oggetto degli esposti prima
citati.
Inoltre, dal
momento che la non ufficiale Operazione Green Hunt persegue la caccia alle
risorse tanto quanto la fine dei maoisti, altri avvocati, come Girju Kashyap,
sono stati colpiti per aver difeso i diritti degli adivasi contro l'avidità
delle imprese in Lohandiguda. Allo stesso modo, gli avvocati del JagLag sono
stati accusati di favoreggiamento per i maoisti quando hanno assunto il caso di
Bhima Madkam, abitante di un villaggio adivasi colpito dal fuoco delle forze di
sicurezza mentre manifestava contro gli arresti di suoi compaesani il 17 aprile
2015. Pertanto, gli attuali attacchi ed espulsioni sono parte di una storia più
lunga di ostilità contro gli avvocati che sono anche i difensori dei diritti
umani.
3. In questa
offensiva a tutto campo contro la popolazione adivasi, compresi i bambini e gli
anziani, le donne sono particolarmente prese a bersaglio e sessualmente colpite.
A causa della povertà e mancanza di risorse, le donne adivasi del Bastar hanno
poco controllo sul loro destino. La maggior parte dei loro compagni sono stati
uccisi, arrestati o costretti alla latitanza per sfuggire al terrore di stato.
Oltre a dover costruire la loro vita precaria, queste donne sono lasciate sole a
lottare contro i ripetuti attacchi sessuali perpetrati su di loro dagli uomini
in uniforme. La Giustizia li ignora completamente, dato che i reati sessuali
sono ormai istituzionalizzati e prassi comune. L'impunità è strutturata a tutti
i livelli, in quanto i reati sessuali non sono mai riconosciuti e gli autori mai
puniti.
Accusare un uomo
in uniforme di reato sessuale non è facile. A tutt’oggi un solo FIR è stato
depositato in Bijapur PS, il 1 ° novembre 2015, ai sensi della S.376 (2) (c),
dell’IPC modificato (punizione per stupro da parte di personale appartenente
alle forze armate nelle aree a loro assegnate), per gli stupri di gruppo
dell’ottobre 2015 nel distretto di Bijapur. In un tale contesto, in cui le
aggressioni sulle donne abbondano, gli attuali attacchi concertati indicano il
tentativo disperato dello Stato di mettere a tacere le attiviste che hanno
sfidato le menzogne e montature prefabbricate.
4. Forza ancora
maggiore è stata utilizzata per espellere e intimidire gli attivisti locali o
che hanno lavorato tra gli adivasi per un lungo periodo. L'attuale attacco a
Soni Sori ricorda l’espulsione di Himanshu Kumar dal Dantewada nel 2010. Kumar,
un gandhiano che per lunghi anni aveva lavorato tra gli adivasi, si è guadagnato
l'ira dello stato e del Salwa Judum per aver presentato 522 denunce (tra il 2005
e il 2009) per conto di abitanti della zona. Prima, nel maggio 2009, il suo
ashram fu raso al suolo e gli fu detto che aveva illegalmente occupato
territorio del governo. Nessuna documentazione è stata mai fornita a per
giustificare questa illegalità. Poi, quando Kumar prese in affitto una casa, il
suo padrone di casa, un dipendente pubblico, fu minacciato. Ciononostante, Kumar
ha continuato a far sentire la sua voce contro l'Operazione Green
Hunt.
Poco dopo, nel
dicembre 2009 i suoi collaboratori Kopa Kunjam e Sukhnath Oyami furono arrestati
e costretti ad allontanarsi. Infine, la Padyatra che aveva programmato (marcia
individuale di protesta, ndt) è stata vietata e Kumar si è ritrovato ricercato,
in particolare dopo che aveva fatto ricorso alla corte suprema contro gli
eccessi commessi dalle forze di sicurezza e squadristi Judum nell’ottobre 2009.
Kumar è stato costretto a lasciare definitivamente il Dantewada. Dato che nulla
ha impedito allo stato di commettere questi eccessi, i tecnici della guerra
hanno avuto tutto il tempo di affinare le loro strategie di molestie,
intimidazioni ed espulsioni. Per oltre un decennio, lo Stato ha dichiarato che
fino a quando i maoisti non abiureranno la violenza, esso continuerà a
esercitare la sua violenza.
Un monopolio della
violenza dorato e impunito, anzi accompagnato da ricompense e promozioni e
franco da eventuali sanzioni. Dato che questa guerra non è mai stata
riconosciuta, l’ampia gamma di illegalità commesse dai custodi della legge e
dell'ordine viene raramente perseguiti. È in questo contesto che l'attivismo di
avvocati, giornalisti, attivisti sociali e politici che operano nella zona di
guerra diventa ancora più importante, in quanto non solo forniscono l’ancor più
necessario supporto alle vittime della guerra, ma creano anche lo spazio
democratico per discutere e contestare la legittimità di questa guerra. Restano
il nostro canale di informazione, la loro documentazione, denuncia e attivismo
sociale rappresentano un baluardo per la democrazia, che è erosa e corrosa dalla
guerra. Se funzionari dello stato e le forze collaboranti scelgono di attaccarli
ed espellerli, il prezzo di questa guerra sarà molto maggiore. Ci costerà la
nostra democrazia. Invitiamo a prendere misure esemplari per garantire la
sicurezza di avvocati, giornalisti e attivisti in questi tempi senza legge in
cui lo Stato ignora completamente gli adivasi. Ma grazie al lavoro esemplare
svolto da questi attivisti, gli adivasi possono avere qualche speranza di
rivendicare il loro diritto ad un legale risarcimento.
Deepika Tandon e
Moushumi Basu
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