Questo 8 Marzo in Tunisia arriva il giorno dopo un attacco alla città di
frontiera di Ben Guardane da parte di un gruppo di combattenti del
Daech provenienti dalla Libia (ma quasi tutti tunisini).
Il clima è teso, siamo in un'università del sud, alcune studentesse (il
99% degli studenti è donna in questa facoltà) provengono proprio da Ben
Guardane, c'è chi era amica della ragazza diciottenne morta nello
scontro a fuoco tra jihadisti e forze armate tunisine.
In questo estremo sud conservatore, la maggior parte delle studentesse
odia solo l'idea di una presenza del Daech in Tunisia, sembrerà strano
ad un occidentale ma anche le poche niqabè che si contano sulle punta
delle dita di una mano in facoltà (che portano il niqab, ossia il velo
integrale che lascia intravedere solo gli occhi) sono anti-daech.
Se sono pochissime le studentesse a portare il niqab, sono quasi tutte
quelle che indossano l'hijab (velo che copre solo i capelli) ed è
normale che sia così perchè sebbene nel nostro immaginario occidentale
istintivamente identifichiamo l'hijab come simbolo di "invadenza"
religiosa, in un paese a maggioranza musulmana portare l'hijab equivale
per l'appunto a portare un crocifisso in un qualsiasi paese europeo a
maggioranza cristiana. Molte donne dalle idee progressiste portano
l'hijab e di converso può capitare di sentire discorsi molto
conservatori da donne che non lo indossano.
Tornando alle studentesse di questa università del sud della Tunisia,
l'8 Marzo una sessantina di esse ha fatto una lezione "a tema" sul
significato di questa giornata internazionale, sulla sua origine, sulla
lotta delle donne oggi nel mondo in differenti paesi e contesti.
Si è scelto di farlo tramite la visione del film "We want sex" che narra
lo sciopero delle operaie inglesi nello stabilimento Ford di Daghenam
nel 1968 per richiedere la parità salariale rispetto ai oro colleghi
uomini (spesso mariti).
Il film è stato introdotto da un ex cursus storico che brevemente ha
citato le grandi dirigenti socialiste come Rosa Luxembourg e Klara
Zetkin che hanno lavorato all'inizio del secolo scorso perchè vi fosse
una giornata internazionale consacrata ai diritti delle donne che
rispecchiasse l'avanzamento e il progresso organizzativo reale delle
donne che lottano nel mondo.
Si è arrivati quindi a introdurre la trama del film e infine a parlare
di quello che stava succedendo nelle stesse ore in Italia, mentre ci si
accingeva a iniziare la proiezione: le donne in Italia organizzavano per
la seconda volta lo Sciopero delle donne (il primo era stato il 25
Novembre 2013) perchè oggi anche in Italia non esiste la parità tra uomo
e donna non solo sul lavoro (tema principale del film) ma in tutti gli
aspetti della società.
Ciò è un problema che in forme diverse avviene in tutti i paesi del
mondo in cui le donne sono costrette a lottare quotidianamente per i
propri diritti.
Ricollegandoci ai fatti del giorno precedente si è citata l'unica
esperienza in cui attualmente la battaglia contro l'oscurantismo e
questo nazifascismo in forme nuove che è il Daech viene battuto sul
campo di battaglia: ovvero proprio dalle donne curde che armatesi fanno
indietreggiare il califfato giorno dopo giorno nel Kurdistan siriano.
Alla conclusione del film si è aperto il dibattito e alcune studentesse
hanno fatto delle osservazioni, ad esempio di come esista una forte
disparità salariale nelle campagne tunisine tra lo stesso lavoro
agricolo condotto da contadini uomini e da contadine donne, della
discriminazione esistente tra le mura domestiche in cui le donne
svolgono tutti i lavori domestici mentre gli uomini (i padri, i mariti e
i fratelli) sono serviti e riveriti. Una studentessa ha concluso questo
suo intervento dicendo che la soluzione dovrebbe essere un'equa
ripartizione tra marito e moglie del lavoro domestico.
In quanto giovani pesa la discriminazione subita dalla famiglia e dalla
società verso le ragazze di questa età che si presuppone debbano tornare
prima a casa rispetto ai loro coetanei uomini o addirittura che possano
uscire solo in compagnia di fratelli e fidanzati.
Il peso di questa concezione ancora diffusa è dimostrata dal fatto che
durante questo dibattito un paio di studentesse sostenessero e fossero
d'accordo con ciò.
La discussione si è conclusa con la lettura e spiegazione di alcuni
punti della piattaforma dello sciopero delle donne e in particolare con
quello riguardante il diritto di cittadinanza per le donne immigrate,
mostrando le recenti e bellissime foto della lotta degli operai della
logistica di Bergamo si è approfondito come oggi in Italia la classe
operaia sia formata anche in buona parte da operai immigrati (tra cui
tunisini) e quanto sia importante il sostegno delle donne immigrate in
queste lotte con un ruolo combattivo anche di fronte le minacce della
repressione poliziesca.
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