Naturalmente
il fasciorazzista Salvini non ha proferito alcuna parola
sull'accaduto, l'ennesimo di intolleranza e violenza razzista nel nostro
paese, prodotto dalla incessante campagna politica e mediatica del
ministro degli interni e di un governo che fa della propaganda razzista
una delle sue armi per stordire le masse popolari che attanagliate dai
veri problemi sociali come il lavoro che non c'è, la precarietà, la
disoccupazione... devono essere spinte a scaricare la rabbia sociale per
la non risoluzione di quei problemi sul "nemico" di comodo, gli
immigrati...
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Una
vicenda di ordinaria violenza che sarebbe rimasta nell’ombra, come
tante altre, se lei non avesse deciso di parlarcene. «Salgo sul treno
regionale Pisa-Firenze alle
13, insieme a me c’è un ragazzo molto alto, che mi si siede a fianco.
Mentre si accosta al sedile, un ragazzo africano gli urta
involontariamente il braccio e subito si volta per chiedergli scusa. Ma
da quell’urto tutto degenera. Il ragazzo alto infatti reagisce gridando
insulti al ragazzo
africano. Lo offende, urlando dice: “Brucia vivo!”, “Muori!”. Offese
pesanti, che mi vergogno a ripetere. Ho le cuffie alle orecchie, ma le
urla sono talmente forti che sento le sue parole distintamente».
Quindi la giovane racconta: «Di fronte a me è seduto un bambino, accanto
c’è sua mamma, nei sedili dall’altra parte del corridoio sono seduti
adulti, anziani e altri bambini. Nessuno interviene o si alza per
avvisare il controllore. Sono scioccata, così mi levo le cuffie e parlo.
Testualmente dico al ragazzo: “Smettila, ci sono dei bambini. Le tue
idee tienile per te”».
Ma a quel punto, prosegue il racconto, «il bersaglio della sua violenza
verbale divento io. Il vagone è sempre pieno di persone, ma anche in
questo caso nessuno muove un dito, nessuno spreca una parola per
difendermi. Sarebbe bastato un briciolo di umana solidarietà per
zittirlo. Da Rifredi a Santa Maria Novella vengo insultata con le
peggiori offese che mi siano mai state rivolte, ma rimango in silenzio,
impietrita, mentre nel frattempo guardo negli occhi gli altri».
La giovane ferma il suo racconto ed è chiaro che il peggior schiaffo che
ha ricevuto non è stato quello delle offese di un ragazzo maleducato e
violento, ma l’indifferenza di tutti gli altri. Poi riprende: «Mi sono
sentita sola in una carrozza piena di persone. Dentro di me ho sentito
forte l’istinto di intervenire per difendere un mio simile, che veniva
umiliato e offeso ingiustamente. Come hanno fatto gli altri a rimanere
immobili?».
"Siamo tutti spaventati – afferma ancora – ma l’unione fa la forza. Ho
raccontato dell’episodio a mia mamma, si è arrabbiata e mi ha detto che
avrei dovuto farmi gli affari miei, ma io le ho ricordato che non sono
questi gli insegnamenti che lei mi ha dato». Le chiedo: rifaresti quello
che hai fatto? «Sì – risponde sicura lei – non mi importa se ormai
essere umani è rimasta prerogativa di una minoranza, io non volterò mai
la testa di fronte a un’ingiustizia».
30 AGOSTO 2018
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