A questo link la petizione lanciata da D.i.Re, di cui sotto uno stralcio del testo https://chn.ge/2NUtcq6
In questi giorni il Parlamento inizierà ad esaminare la nuova proposta di legge in materia di diritto di famiglia, DDL Pillon, che se approvata renderà particolarmente difficile per molte donne, madri e minori riuscire a tutelarsi da situazioni di violenza domestica. Le Donne in Rete contro la Violenza chiedono che il DDL Pillon venga bocciato e che non si torni al Medioevo del diritto di famiglia.
In questi giorni, mentre i media riportano quotidianamente storie di
femminicidi, di stupri, di violenze, di abusi in una sequenza
cronicizzata di orrore, non solo continuiamo a sentir parlare del
problema come di un’emergenza sociale a dispetto dell’evidenza dei dati
che dimostrano ampiamente come la violenza maschile contro le donne sia
un problema strutturale e profondamente radicato nel nostro paese, ma
registriamo l’avanzare indisturbato di proposte di legge che, se
approvate, favorirebbero inevitabilmente il persistere della violenza,
in particolare quella intra familiare.
Il DDL fa pensare che chi ha redatto il testo sia completamente
decontestualizzato e non tenga conto di cosa accade nei tribunali, nei
territori e soprattutto tra le mura domestiche.
Il testo sembra quasi completamente ignorare la pervasività e l’insistenza della violenza maschile che
determina in maniera molto significativa le richieste
di separazioni e genera le situazioni di maggiori tensioni
nell’affidamento dei figli che diventano per i padri oggetto di contesa e
strumento per continuare ad esercitare potere e controllo sulle madri.
Ignora inoltre il persistente squilibrio di potere e di accesso alle
risorse proponendo un’equiparazione tra i genitori, il doppio domicilio
dei minori, l’eliminazione dell’assegno di mantenimento e dando per
scontate disponibilità economiche molto spesso impossibili da garantire
per le donne in un paese con elevatissimi tassi di disoccupazione
femminile, dove è ancora presente il gap salariale, che continua ad
espellere dal mercato del lavoro le madri, ne penalizza la carriera e
garantisce sempre meno servizi in grado di conciliare le scelte
genitoriali con quelle professionali, mentre scarica i crescenti tagli
al welfare sulle donne schiacciate dai compiti di cura.
Già oggi nei tribunali le donne incontrano difficoltà enormi nel
denunciare le violenze subite, non sono credute, devono affrontare una
pesante ri-vittimizzazione da parte di un sistema giuridico e sociale
che ancora tende a spostare la responsabilità degli atti violenti sulla
vittima del reato piuttosto che sull’autore. Inoltre colpevolizza in
ogni caso le madri, accusate di inadeguatezza genitoriale per non essere
riuscite a tenere insieme la famiglia, per non aver tutelato i minori
dalla violenza diretta e assistita o per non consentire ai padri di
continuare a mantenere una relazione con i figli generando in essi
“estraniazione”, “avversità”, “alienazione”.
Un tale dispositivo normativo, se approvato, comporterebbe quindi per
una gran parte delle donne, in particolare per quelle con minori
opportunità e risorse economiche, l’impossibilità di fatto a chiedere la
separazione e a mettere fine a relazioni violente determinando il
permanere in situazioni di pregiudizio e di rischio in aperta
contraddizione con l’attenzione alla sicurezza tanto centrale per questo
governo.
Il dispositivo proposto appare una presa di posizione consapevole e di
parte che alimenta il senso di frustrazione e di rivalsa dei padri
separati, rischia di sostenere gli interessi della parte peggiore di
ordini professionali, oltre che supportare una cultura patriarcale e
fascista che, fingendo di mettere al centro la famiglia come istituto
astratto e borghese, tenta di schiacciare la soggettività e la libertà
delle donne ancorché dei minori.
Per tutto questo noi come centri antiviolenza con la nostra esperienza
trentennale di lavoro con le donne, come movimento delle donne, come
singole, riteniamo assolutamente inaccettabile che tale provvedimento
possa procedere nel suo iter di approvazione e ci opporremo con tutte le
modalità possibili per bloccarlo dichiarandone il suo vero intento
liberticida e il pericolo che rappresenta.
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