14/09/18

BLOCCARE IN OGNI MODO IL DDL PILLON

A questo link la petizione lanciata da D.i.Re, di cui sotto uno stralcio del testo  https://chn.ge/2NUtcq6 


In questi giorni il Parlamento inizierà ad esaminare la nuova proposta di legge in materia di diritto di famiglia, DDL Pillon, che se approvata renderà particolarmente difficile per molte donne, madri e minori riuscire a tutelarsi da situazioni di violenza domestica. Le Donne in Rete contro la Violenza chiedono che il DDL Pillon venga bocciato e che non si torni al Medioevo del diritto di famiglia.

In questi giorni, mentre i media riportano quotidianamente storie di femminicidi, di stupri, di violenze, di abusi in una sequenza cronicizzata di orrore, non solo continuiamo a sentir parlare del problema come di un’emergenza sociale a dispetto dell’evidenza dei dati che dimostrano ampiamente come la violenza maschile contro le donne sia un problema strutturale e profondamente radicato nel nostro paese, ma registriamo l’avanzare indisturbato di proposte di legge che, se approvate, favorirebbero inevitabilmente il persistere della violenza, in particolare quella intra familiare.

Il DDL fa pensare che chi ha redatto il testo sia completamente decontestualizzato e non tenga conto di cosa accade nei tribunali, nei territori e soprattutto tra le mura domestiche.
Il testo sembra quasi completamente ignorare la pervasività e l’insistenza della violenza maschile che determina in maniera molto significativa le richieste di separazioni e genera le situazioni di maggiori tensioni nell’affidamento dei figli che diventano per i padri oggetto di contesa e strumento per continuare ad esercitare potere e controllo sulle madri.

Ignora inoltre il persistente squilibrio di potere e di accesso alle risorse proponendo un’equiparazione tra i genitori, il doppio domicilio dei minori, l’eliminazione dell’assegno di  mantenimento e dando per scontate disponibilità economiche molto spesso impossibili da garantire per le donne in un paese con elevatissimi tassi di disoccupazione femminile, dove è ancora presente il gap salariale, che continua ad espellere dal mercato del lavoro le madri, ne penalizza la carriera e garantisce sempre meno servizi in grado di conciliare le scelte genitoriali con quelle professionali, mentre scarica i crescenti tagli al welfare sulle donne schiacciate dai compiti di cura.

Già oggi nei tribunali le donne incontrano difficoltà enormi nel denunciare le violenze subite, non sono credute, devono affrontare una pesante ri-vittimizzazione da parte di un sistema giuridico e sociale che ancora tende a spostare la responsabilità degli atti violenti sulla vittima del reato piuttosto che sull’autore. Inoltre colpevolizza in ogni caso le madri, accusate di inadeguatezza genitoriale per non essere riuscite a tenere insieme la famiglia, per non aver tutelato i minori dalla violenza diretta e assistita o per non consentire ai padri di continuare a mantenere una relazione con i figli generando in essi “estraniazione”, “avversità”, “alienazione”.

Un tale dispositivo normativo, se approvato, comporterebbe quindi per una gran parte delle donne, in particolare per quelle con minori opportunità e risorse economiche, l’impossibilità di fatto a chiedere la separazione e a mettere fine a relazioni violente determinando il permanere in situazioni di pregiudizio e di rischio in aperta contraddizione con l’attenzione alla sicurezza tanto centrale per questo governo.
Il dispositivo proposto appare una presa di posizione consapevole e di parte che alimenta il senso di frustrazione e di rivalsa dei padri separati, rischia di sostenere gli interessi della parte peggiore di ordini professionali, oltre che supportare una cultura patriarcale e fascista che, fingendo di mettere al centro la famiglia come istituto astratto e borghese, tenta di schiacciare la soggettività e la libertà delle donne ancorché dei minori.

Per tutto questo noi come centri antiviolenza con la nostra esperienza trentennale di lavoro con le donne, come movimento delle donne, come singole, riteniamo assolutamente inaccettabile che tale provvedimento possa procedere nel suo iter di approvazione e ci opporremo con tutte le modalità possibili per bloccarlo dichiarandone il suo vero intento liberticida e il pericolo che rappresenta.

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