23/09/18

PERCHE' E' NECESSARIO UN MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO - Costruiamo collettivi Mfpr ovunque!



Continuiamo a pubblicare alcune note, scritti, interventi che vogliono spiegare le ragioni del Mfpr, le sue basi ideologiche, teoriche, politiche, il suo lavoro. Affinchè compagne, donne, ragazze, possano conoscere e entrare nel Mfpr e organizzare nelle loro città dovunque collettivi del Mfpr.

Perchè parliamo di Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario



MOVIMENTO. Movimento, vuol dire le donne che già sono in lotta, che già vogliono lottare, che già passano dalla denuncia al fatto di voler intraprendere una strada diversa, una strada di ribellione. In questo senso, l’MFPR ha come aspetto costante, sistemico del suo essere, la lotta; è la lotta che trasforma le donne, spesso ideologicamente oppresse, in donne coscientemente ribelli, in rivoluzionarie. Quindi la lotta è un elemento non solo pratico, ma un elemento ideologico, un elemento di vita, di combattimento.
Noi questo lo sperimentiamo sempre nelle lotte che facciamo. Nella lotta si dinamizzano le questioni, tutta una serie di riserve, paure, luoghi comuni, rassegnazioni e sfiducia, spariscono improvvisamente. “Movimento”, da contrapporre alle vuote parole, che possono essere bellissime ma se non s’incarnano nella lotta restano appunto vuote, e spesso più belle sono più il vuoto è grande.

FEMMINISMO. E' la parola che quasi in termini di sfida noi abbiamo assunto, sfida perché nel movimento comunista di cui noi siamo parte, da cui noi proveniamo, nel movimento marxista leninista e a volte anche in quello mlm, questa parola femminista non veniva affatto, e a volte tuttora, non viene considerata bene: le femministe tout court sono le piccolo borghesi, e quindi, le comuniste, le rivoluzionarie non possono dirsi femministe o far riferimenti a femministe.
Noi abbiamo fatto e tuttora facciamo una lotta di chiarezza, di conquista, di comprensione del perché “femminismo” sia di rottura, di lotta contro analisi, concezioni, politiche sbagliate. “Femminismo”, non sei tu a giudicarlo, a metterci l’etichetta. Se per la borghesia, se per questo sistema, se per i padroni, per i governi, i partiti borghesi, per i fascisti, per i maschilisti, ecc., tutto quello che è ribellione delle donne viene connaturato come femminismo, ebbene sì, noi siamo femministe, siamo “più femministe delle femministe”. Perché raccogliamo, vogliamo essere l’espressione di tutti gli aspetti di ribellione delle donne. In questo siamo per così dire “interclassiste”, nel senso che, se sono delle borghesi a ribellarsi e a portare un contributo alla battaglia generale delle donne di cui la maggioranza sono le donne proletarie, ben vengano.
Quindi in questo senso noi siamo femministe contro tutti coloro che si dissociano e criticano il femminismo ma per non voler andare a fondo nella battaglia teorica, politica, ideologica, pratica contro l'humus de “gli uomini che odiano le donne”.
Certo, c’è un femminismo di destra, di centro e di sinistra, e il femminismo di sinistra è il femminismo che è in sintonia con la lotta rivoluzionaria, che unisce lotta di genere e lotta di classe, e che deve conquistare o neutralizzare il centro e attaccare la destra.

PROLETARIO. Noi siamo proletarie! L'Mfpr organizza fondamentalmente le proletarie. Mariategui, dirigente del partito comunista in Perù, ucciso giovanissimo, diceva: le donne non sono uguali “le donne, come gli uomini sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie, non possono di conseguenza combattere la stessa battaglia. Attualmente la classe distingue gli individui più del sesso…”.
E mai come in questi anni, sia in Italia che a livello mondiale, questa questione si è dimostrata vera. Noi le donne borghesi dobbiamo attaccarle. Così come tutte le donne che stanno nei Governi borghesi, Tutte queste non c’entrano proprio niente con la maggioranza delle donne.
Noi combattiamo tutte coloro che vogliono liberarsi dall'oppressione solo perché esse facciano le padrone, le cape di Stato e di governo, ecc. Spesso queste donne sono anche più accanite degli uomini perché devono dimostrare, visto che il sistema è maschilista, di esserne all’altezza ma nel senso borghese, nel senso di più reazionarie.
Noi abbiamo sempre smascherato ogni discorso interclassista, ogni discorso di donne generico.
L'Mfpr lavora perché la direzione del movimento delle donne sia, e non può non essere, proletaria, perché le donne proletarie hanno non una ma tante catene e hanno quindi interesse a cambiare non un singolo aspetto ma tutta la vita, tutta questa società borghese.
L'affermazione di questa direzione è, però, frutto non solo, e non tanto, della lotta costante nel movimento delle donne alle concezioni, politiche, prassi del femminismo borghese e piccolo borghese, ma, diremmo soprattutto, della battaglia tra le donne proletarie perchè assumano con orgoglio e fierezza questo ruolo complessivo, liberandosi da arretramenti, subordinazione ideologica, luoghi comuni borghesi, distruggendo le catene concrete, familiari che le bloccano, elevandosi in tutti gli ambiti.
Ma vogliamo sottolineare un altro aspetto del termine “proletario” che è strategico.
Noi diciamo (riprendendo dalle punte teoriche alte e rivoluzionarie, maoiste), ed anche questa è una cosa nuova anche in buona parte del movimento comunista, che le donne sono le masse, le donne proletarie sono le masse.
Allora, cari compagni, care organizzazioni rivoluzionarie, quando parlate di masse, masse popolari,
sappiate che queste masse, sia in termini numerici, più della metà del cielo sono le donne, sia per ciò che esprimono come bisogni, sono prima di tutto le donne. Se non vi riferite alle donne siete su una falsa strada, chi parla delle masse la prima cosa che deve pensare è alle donne.
Ma perché le donne sono le masse? Perché le donne proprio per la loro condizione, che non è attaccata solo per un aspetto ma a 360°, in un certo senso è come se racchiudessero ed esprimessero l’insieme della condizione delle masse, e come se esprimessero nello stesso momento il lavoratore, le masse inquinate, le masse che non hanno le case, quelle che non possono mandare i figli a scuola, le masse disoccupate, le masse violentate... Le raccolgono tutte.
Non solo, ma quando lottano le donne portano questo senso di massa, perché inevitabilmente, possono partire da piccole questioni, però per la realtà che vivono le donne inevitabilmente in ogni lotta portano tutta la loro condizione.
E' qui il nostro ruolo del mfpr, di portare nella lotta questa “verità oggettiva” a livello di coscienza: le donne proletarie portano elementi di critica, non solo a questo o a quell’aspetto, ma portano di fatto una critica generale.
Le donne sono le masse perché, quando le donne lottano non è che poi tornano a casa ed è la stessa cosa di prima; perché tornano a casa e non gli va più bene che devono lavare i piatti, non gli va più bene che ci siano i ruoli; una donna che ha organizzato i blocchi stradali ma perché dovrebbe accettare condizioni di sottomissione in casa?
Le donne portano “in casa” la lotta e portano fuori tutte le contraddizioni. Quando lottano le donne non si rappresentano quasi mai come singole, ma è come se portassero con loro i figli, i nipoti, gli amici; anche in questo senso le donne sono le masse.

RIVOLUZIONARIO. Rivoluzionario perché il riformismo è inconciliabile con ogni aspetto di lotta delle donne. E' inconciliabile con tutti i lavoratori e le masse popolari, ma con le donne è inconciliabile a prescindere. Perché le donne dicono, e non possono non dirlo: tutta la vita deve cambiare, e per forza deve cambiare. E allora non è che per ora ci possiamo accontentare di un passetto, la lotta delle donne non può fermarsi, perché poi ogni giorno c’è quest’altro aspetto della condizione di oppressione delle donne e poi quest’altro… Non hanno da spezzare una, ma mille catene! Quindi per le donne senza rivoluzione non c’è gioco.
L’altro elemento che noi subito abbiamo posto, collegandoci alle espressioni alte del movimento comunista delle donne e del ruolo delle dirigenti comuniste, è il discorso della “rivoluzione nella rivoluzione”.
Questa frase non è una frase. E' stato chiaro in Cina, con la Grande Rivoluzione culturale proletaria, con Chian Ching: non basta una rivoluzione che rovesci il potere della borghesia e instauri il potere proletario, popolare, il potere socialista. Hai tolto il potere, hai espropriato le campagne dei padroni, hai tolto loro la proprietà delle fabbriche, vengono nazionalizzate le industrie, si avvia la socializzazione della produzione nel senso di appropriazione sempre più sociale e non privata, ecc., ma le idee, le abitudini, le concezioni, la cultura, stanno tutte ancora là, i vecchi rapporti, le vecchie relazioni ci stanno tutte, queste non si cambiano da un giorno all'altro con la presa del “Palazzo d’Inverno”. In questo senso bisogna fare una doppia rivoluzione, e, come diciamo noi, devi rovesciare la terra ma rovesciare anche il cielo, il cielo delle idee, il cielo delle concezioni, che sono ancora più dure a morire, ancora più dure ad essere rovesciate.

Ma c’è c’è un altro aspetto nel discorso della “rivoluzione nella rivoluzione” già da ora. Nel senso di distruzione in corso d'opera delle idee, delle relazioni oppressive. Senza una lotta/rottura continua da oggi contro le tante oppressioni/catene delle donne, in primis quelle familiari, le donne spesso non potrebbero neanche partecipare ad una manifestazione, ad uno sciopero.
Infine, c'è un terzo aspetto. La ricchezza che nel movimento sindacale, nei movimenti sociali, nella lotta contro il governo e lo Stato, nel partito, porta la lotta delle donne, in termini di necessità di trasformazione. Lo sciopero delle donne non può lasciare le organizzazioni sindacali, anche quelle di base così come sono; se c’è lo sciopero delle donne da domani non puoi ridurre le problematiche delle donne lavoratrici ad un settimo, undicesimo punto di una piattaforma. La lotta delle donne deve portare la classe a occuparsi del fatto che, se vuole dirigere tutto, e la classe operaia deve dirigere tutto, deve dirigere un movimento che riguarda anche l’insieme delle condizioni delle donne. E diciamo agli operai: guarda le donne, guarda le donne, perché le donne portano questa ricchezza, questa necessità di una visione più generale.

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