Continuiamo
a pubblicare alcune note, scritti, interventi che vogliono spiegare le ragioni
del Mfpr, le sue basi ideologiche, teoriche, politiche, il suo
lavoro. Affinchè compagne, donne, ragazze, possano conoscere e entrare nel
Mfpr e organizzare nelle loro città dovunque collettivi del Mfpr.
Perchè parliamo di Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
MOVIMENTO.
Movimento, vuol dire le donne che già
sono in lotta, che già vogliono lottare, che già passano dalla denuncia al
fatto di voler intraprendere una strada diversa, una strada di ribellione. In
questo senso, l’MFPR ha come aspetto costante, sistemico del suo essere, la
lotta; è la lotta che trasforma le donne, spesso ideologicamente oppresse, in
donne coscientemente ribelli, in rivoluzionarie. Quindi la lotta è un elemento
non solo pratico, ma un elemento ideologico, un elemento di vita, di
combattimento.
Noi
questo lo sperimentiamo sempre nelle lotte che facciamo. Nella lotta si
dinamizzano le questioni, tutta una serie di riserve, paure, luoghi comuni,
rassegnazioni e sfiducia, spariscono improvvisamente. “Movimento”, da
contrapporre alle vuote parole, che possono essere bellissime ma se non
s’incarnano nella lotta restano appunto vuote, e spesso più belle sono più il
vuoto è grande.
FEMMINISMO. E' la parola che quasi in termini di sfida noi abbiamo
assunto, sfida perché nel movimento comunista di cui noi siamo parte, da cui
noi proveniamo, nel movimento marxista leninista e a volte anche in quello mlm,
questa parola femminista non veniva affatto, e a volte tuttora, non viene
considerata bene: le femministe tout court sono le piccolo borghesi, e quindi,
le comuniste, le rivoluzionarie non possono dirsi femministe o far riferimenti
a femministe.
Noi
abbiamo fatto e tuttora facciamo una lotta di chiarezza, di conquista, di
comprensione del perché “femminismo” sia di rottura, di lotta contro analisi,
concezioni, politiche sbagliate. “Femminismo”, non sei tu a giudicarlo, a
metterci l’etichetta. Se per la borghesia, se per questo sistema, se per i padroni, per i governi, i partiti borghesi, per i fascisti, per i
maschilisti, ecc., tutto quello che è ribellione delle donne viene connaturato
come femminismo, ebbene sì, noi siamo femministe, siamo “più femministe delle
femministe”. Perché raccogliamo, vogliamo essere l’espressione di tutti gli
aspetti di ribellione delle donne. In questo siamo per così dire
“interclassiste”, nel senso che, se sono delle borghesi a ribellarsi e a
portare un contributo alla battaglia generale delle donne di cui la maggioranza
sono le donne proletarie, ben vengano.
Quindi
in questo senso noi siamo femministe contro tutti coloro che si dissociano e
criticano il femminismo ma per non voler andare a fondo nella battaglia
teorica, politica, ideologica, pratica contro l'humus de “gli uomini che odiano
le donne”.
Certo,
c’è un femminismo di destra, di centro e di sinistra, e il femminismo di
sinistra è il femminismo che è in sintonia con la lotta rivoluzionaria, che
unisce lotta di genere e lotta di classe, e che deve conquistare o
neutralizzare il centro e attaccare la destra.
PROLETARIO.
Noi siamo proletarie! L'Mfpr organizza
fondamentalmente le proletarie. Mariategui, dirigente del partito comunista in
Perù, ucciso giovanissimo, diceva: le donne non sono uguali “le donne, come
gli uomini sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie, non possono di
conseguenza combattere la stessa battaglia. Attualmente la classe distingue gli
individui più del sesso…”.
E mai
come in questi anni, sia in Italia che a livello mondiale, questa questione si
è dimostrata vera. Noi le donne borghesi dobbiamo attaccarle. Così come tutte
le donne che stanno nei Governi borghesi, Tutte queste non c’entrano proprio
niente con la maggioranza delle donne.
Noi
combattiamo tutte coloro che vogliono liberarsi dall'oppressione solo perché
esse facciano le padrone, le cape di Stato e di governo, ecc. Spesso queste
donne sono anche più accanite degli uomini perché devono dimostrare, visto che
il sistema è maschilista, di esserne all’altezza ma nel senso borghese, nel
senso di più reazionarie.
Noi
abbiamo sempre smascherato ogni discorso interclassista, ogni discorso di donne
generico.
L'Mfpr
lavora perché la direzione del movimento delle donne sia, e non può non essere,
proletaria, perché le donne proletarie hanno non una ma tante catene e hanno
quindi interesse a cambiare non un singolo aspetto ma tutta la vita, tutta
questa società borghese.
L'affermazione
di questa direzione è, però, frutto non solo, e non tanto, della lotta costante
nel movimento delle donne alle concezioni, politiche, prassi del femminismo
borghese e piccolo borghese, ma, diremmo soprattutto, della battaglia tra le
donne proletarie perchè assumano con orgoglio e fierezza questo ruolo
complessivo, liberandosi da arretramenti, subordinazione ideologica, luoghi
comuni borghesi, distruggendo le catene concrete, familiari che le bloccano,
elevandosi in tutti gli ambiti.
Ma
vogliamo sottolineare un altro aspetto del termine “proletario” che è
strategico.
Noi
diciamo (riprendendo dalle punte teoriche alte e rivoluzionarie, maoiste), ed
anche questa è una cosa nuova anche in buona parte del movimento comunista, che
le donne sono le masse, le donne proletarie sono le masse.
Allora,
cari compagni, care organizzazioni rivoluzionarie, quando parlate di masse,
masse popolari,
sappiate
che queste masse, sia in termini numerici, più della metà del cielo sono le
donne, sia per ciò che esprimono come bisogni, sono prima di tutto le donne. Se
non vi riferite alle donne siete su una falsa strada, chi parla delle masse la
prima cosa che deve pensare è alle donne.
Ma
perché le donne sono le masse? Perché le donne proprio per la loro condizione,
che non è attaccata solo per un aspetto ma a 360°, in un certo senso è come se
racchiudessero ed esprimessero l’insieme della condizione delle masse, e come
se esprimessero nello stesso momento il lavoratore, le masse inquinate, le
masse che non hanno le case, quelle che non possono mandare i figli a scuola,
le masse disoccupate, le masse violentate... Le raccolgono tutte.
Non
solo, ma quando lottano le donne portano questo senso di massa, perché
inevitabilmente, possono partire da piccole questioni, però per la realtà che
vivono le donne inevitabilmente in ogni lotta portano tutta la loro condizione.
E'
qui il nostro ruolo del mfpr, di portare nella lotta questa “verità oggettiva”
a livello di coscienza: le donne proletarie portano elementi di critica, non
solo a questo o a quell’aspetto, ma portano di fatto una critica generale.
Le
donne sono le masse perché, quando le donne lottano non è che poi tornano a
casa ed è la stessa cosa di prima; perché tornano a casa e non gli va più bene
che devono lavare i piatti, non gli va più bene che ci siano i ruoli; una donna
che ha organizzato i blocchi stradali ma perché dovrebbe accettare condizioni
di sottomissione in casa?
Le
donne portano “in casa” la lotta e portano fuori tutte le contraddizioni.
Quando lottano le donne non si rappresentano quasi mai come singole, ma è come
se portassero con loro i figli, i nipoti, gli amici; anche in questo senso le
donne sono le masse.
RIVOLUZIONARIO.
Rivoluzionario perché il riformismo è
inconciliabile con ogni aspetto di lotta delle donne. E' inconciliabile con
tutti i lavoratori e le masse popolari, ma con le donne è inconciliabile a
prescindere. Perché le donne dicono, e non possono non dirlo: tutta la vita
deve cambiare, e per forza deve cambiare. E allora non è che per ora ci
possiamo accontentare di un passetto, la lotta delle donne non può fermarsi,
perché poi ogni giorno c’è quest’altro aspetto della condizione di oppressione
delle donne e poi quest’altro… Non hanno da spezzare una, ma mille catene! Quindi
per le donne senza rivoluzione non c’è gioco.
L’altro
elemento che noi subito abbiamo posto, collegandoci alle espressioni alte del
movimento comunista delle donne e del ruolo delle dirigenti comuniste, è il
discorso della “rivoluzione nella rivoluzione”.
Questa
frase non è una frase. E' stato chiaro in Cina, con la Grande Rivoluzione
culturale proletaria, con Chian Ching: non basta una rivoluzione che rovesci il
potere della borghesia e instauri il potere proletario, popolare, il potere
socialista. Hai tolto il potere, hai espropriato le campagne dei padroni, hai
tolto loro la proprietà delle fabbriche, vengono nazionalizzate le industrie,
si avvia la socializzazione della produzione nel senso di appropriazione sempre
più sociale e non privata, ecc., ma le idee, le abitudini, le concezioni, la
cultura, stanno tutte ancora là, i vecchi rapporti, le vecchie relazioni ci
stanno tutte, queste non si cambiano da un giorno all'altro con la presa del
“Palazzo d’Inverno”. In questo senso bisogna fare una doppia rivoluzione, e,
come diciamo noi, devi rovesciare la terra ma rovesciare anche il cielo, il
cielo delle idee, il cielo delle concezioni, che sono ancora più dure a morire,
ancora più dure ad essere rovesciate.
Ma
c’è c’è un altro aspetto nel discorso della “rivoluzione nella rivoluzione” già
da ora. Nel senso di distruzione in corso d'opera delle idee, delle relazioni
oppressive. Senza una lotta/rottura continua da oggi contro le tante
oppressioni/catene delle donne, in primis quelle familiari, le donne spesso non
potrebbero neanche partecipare ad una manifestazione, ad uno sciopero.
Infine,
c'è un terzo aspetto. La ricchezza che nel movimento sindacale, nei movimenti
sociali, nella lotta contro il governo e lo Stato, nel partito, porta la lotta
delle donne, in termini di necessità di trasformazione. Lo sciopero delle donne
non può lasciare le organizzazioni sindacali, anche quelle di base così come
sono; se c’è lo sciopero delle donne da domani non puoi ridurre le
problematiche delle donne lavoratrici ad un settimo, undicesimo punto di una
piattaforma. La lotta delle donne deve portare la classe a occuparsi del fatto
che, se vuole dirigere tutto, e la classe operaia deve dirigere tutto, deve
dirigere un movimento che riguarda anche l’insieme delle condizioni delle donne.
E diciamo agli operai: guarda le donne, guarda le donne, perché le donne
portano questa ricchezza, questa necessità di una visione più generale.
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