Torniamo al CONVEGNO SU 41 bis, organizzato dalla Camera
penale di Roma, pubblicando ampi stralci dell'ultimo intervento.
(La trascrizione integrale di tutti gli interventi è
scaricabile qui)
Intervento di Caterina Calia (Commissione Carcere della Camera Penale di Roma) - legale di alcuni prigionieri politici rivoluzionari, tra cui Nadia Lioce
"...il
41 bis è simbolo da ogni punto di vista, è il simbolo in cui la mafia ormai è
soltanto un pretesto, cioè la mafia è un pretesto per mantenere un presidio
della cosiddetta legalità, il caposaldo di cui non si può fare a meno... in cui
l'immigrato diventa colpevole, non per quello che ha fatto, ma per quello che
è, per il solo fatto di esistere, di essere nato in una parte del mondo meno
privilegiata della nostra. E questo modo, appunto, di individuare da un lato i
cittadini e dall'altro i nemici, sta trasformando il diritto in un diritto
che oserei dire bellico, che non appartiene soltanto a questo Paese
naturalmente, ma in tutte le democrazie ormai sta avvenendo, a mio parere,
questo!...
...Io
assisto alcuni prigionieri politici, i militanti delle cosiddette nuove Brigate
rosse, che sono sottoposti al regime del 41 bis dal 2005, quindi da 13 anni
ormai. Ebbene io credo che tutti, per quanto obnubilati da tutta la propaganda
sulla sicurezza e via dicendo, sappiamo che non c'è nessun fenomeno terrorista
in questo Paese, quindi non ci sono organizzazioni combattenti, e tuttavia a
queste persone viene applicato il 41 bis!.. Non solo il ministero, ma anche i
provvedimenti del tribunale di sorveglianza di Roma danno atto che
l'organizzazione Brigate Rosse non esiste più da anni, eppure si dice - quindi
quello che viene chiesto a questi tre prigionieri è qualcosa di ancora più
sottile - cioè praticamente gli viene chiesto di recidere i legami, non
tanto con l'organizzazione di appartenenza, ma con le loro idee! Quindi
andiamo a impattare sul diritto di manifestazione del pensiero, il diritto di
poter professare le proprie idee, senza per questo essere sottoposti ad un
regime
di questo genere e allora vi leggo alcune frasi del decreto quindi faccio parlare il decreto. Intanto dicono: “Va ricordato che le BR in Italia hanno percorso oltre cinquant'anni di storia, riuscendo a sopravvivere più volte alle azioni repressive dello Stato” - quindi non ci possiamo permettere che…allora questi li teniamo come ostaggi, come se questo potesse impedire - ma vanno oltre e dicono: “D’altra parte, nel corso degli anni ci sono state manifestazioni di protesta contro il 41 bis” e quindi questo diventa anche un elemento, “possiamo dire che gli elementi raccolti non lasciano spazio ad una rassicurante prognosi sulla ripresa delle azioni terroristiche, in un panorama complessivo di scontri sociali e di un sempre crescente divario di condizioni di vita e di scarse occasioni di lavoro”
di questo genere e allora vi leggo alcune frasi del decreto quindi faccio parlare il decreto. Intanto dicono: “Va ricordato che le BR in Italia hanno percorso oltre cinquant'anni di storia, riuscendo a sopravvivere più volte alle azioni repressive dello Stato” - quindi non ci possiamo permettere che…allora questi li teniamo come ostaggi, come se questo potesse impedire - ma vanno oltre e dicono: “D’altra parte, nel corso degli anni ci sono state manifestazioni di protesta contro il 41 bis” e quindi questo diventa anche un elemento, “possiamo dire che gli elementi raccolti non lasciano spazio ad una rassicurante prognosi sulla ripresa delle azioni terroristiche, in un panorama complessivo di scontri sociali e di un sempre crescente divario di condizioni di vita e di scarse occasioni di lavoro”
Cioè
in pratica non solo vogliono annientare i prigionieri, ma vogliono fermare la
storia, pensando che il conflitto nel mondo, o quantomeno in Italia, possa
essere azzerato con la misura del 41 bis! Il conflitto non dipende certamente
né da quelle misure, né dal fatto che ci siano 3 o 10 o 100 persone sottoposte
al regime del 41 bis, ma da dinamiche storiche, sociali, che per fortuna ci
hanno portato a questo livello, anche se, mi pare, abbiamo un arretramento sul
piano dei diritti, che ci riporta indietro almeno al pre-illuminismo!
Quindi
questa è la finalità di politica criminale, espressa direttamente nel decreto
di proroga del 41 bis per la prigionia politica.
Queste
persone, finché non ci sarà una abiura su quelle che sono le loro idee, non
potranno avere la revoca del 41 bis, perché c'è il pericolo che, a causa della
disoccupazione, a causa di tutte quelle problematiche che sono alla base dei
pacchetti sicurezza e dei pacchetti emergenziali... se non c'è lavoro
naturalmente la gente delinque, naturalmente la gente prima o poi si ribellerà
- e questi sono ostaggi che dovrebbero garantire che tutto questo non
avvenga?...
Io
credo che qui siamo di fronte ad una deriva che va fermata, al fatto che il 41
bis è quel simbolo, che viene dato in pasto all'opinione pubblica per dire: voi
siete i bravi, tutti i cattivi andranno in 41, quelli cattivi e poveri, anzi,
quelli poveri, neanche cattivi poveracci, che però si ubriacano, magari buttano
la lattina di birra, mandiamoli a Tor Bella Monaca ma non si permettessero di
andare a Campo dei Fiori o a piazza di Spagna! Queste sono le misure che
passano!
E al
41 bis c'è un rovesciamento sul sociale di queste misure...
...una
norma aperta, di sistema, da cui non si torna indietro e che appunto si sta
rovesciando, con tutta una serie di misure, sta permeando sia all'interno il
carcere, con condizioni di vita che sono sempre più restrittive, per cui
abbiamo carceri nuove, per esempio quello di Uta, a 18 km da Cagliari, che è un
carcere di media sicurezza, dove è fatto divieto di camminare nei corridoi. Si
può fare la socialità cella a cella, ma non si deve mai stazionare dentro al
corridoio del carcere.
Così
i libri, sono tre in 41 bis, sono quattro in alta sicurezza. Non c'è una grande
differenza di trattamento tra un reparto AS 1 e un reparto di 41 bis, se non la
vessazione dei colloqui.
Diceva
il magistrato De Vito, che vi ha descritto plasticamente che cos'è il carcere
di Bancali: è in un sotterraneo, sono celle che danno in un cortile che prende
l'aria dall'alto. Qual è il problema se queste persone stanno aperte dalle otto
di mattina alle otto di sera a parlare con altri tre! Che poi ne mettono - non
voglio fare battute di bassa lega ma insomma - uno sordo, uno in carrozzina,
praticamente al massimo, anche in quelle che non sono aree riservate, spesso e
volentieri sono massimo in due a fare la socialità e ovviamente poi abbiamo
casi in cui comunque la socialità non la fanno, perché sono solo due, come nel
carcere dell'Aquila femminile, dove fanno l’aria a due a due.
Quindi
non aree riservate, ma possono fare la socialità in coppia. Ma non è socialità,
perché, appunto, è una coppia! Il gruppo è un'altra cosa, dovrebbe essere
almeno di quattro persone.
I
colloqui: se sono video registrati, con un vetro a tutta altezza, qual è la
ragione per cui non possono rimanere le regole comuni di quattro colloqui
mensili? Perché non ne possono fare quattro, visto che sono super controllati i
colloqui?
Naturalmente
non è una proposta questa, perché io credo che il 41 bis sia tortura,
soprattutto perché nega i rapporti con le famiglie. E finora, nella nostra
esperienza di avvocati, noi abbiamo visto i nostri assistiti spesso morire in
carcere dopo 22 - 23 - 24 anni o aver visto morire i propri familiari, senza
averli mai potuti abbracciare!
E non
parliamo allora di 22 ore, parliamo di 22 anni in cui uno è fuori dalla cella
all'aria per una manciata di ore, ancora una volta, quindi parliamo di vite che
sono state annientate, che si vuole annientare in ogni loro estrinsecazione,
anche nel mangiare.
Se ad
esempio da un altro carcere arriva un detenuto senza mangiare (perché il cibo
lo passano dalle 17,30 alle 18,30 come in ospedale) e un altro detenuto tenta
di mandargli una mozzarella perché il nuovo arrivato non ha nulla da mangiare,
scatta la sanzione e capitano quei rapporti al tribunale di sorveglianza, dove
si legge “Ha cercato di cooptare qualcuno mandandogli una mozzarella”...
Io
credo che dobbiamo ritornare appunto con i piedi per terra e cercare di
lavorare perché finisca questa cultura giustizialista, che pervade la società,
pervade innanzitutto i magistrati, soprattutto quelli più giovani, che sono
cresciuti in quel brodo di coltura, cioè di non coltura, o con quella, appunto,
del “cacciatore”, di quel film che non ho mai visto a cui si è fatto
riferimento.
Quindi
io credo che sia tempo che approfondiamo questi temi, capiamo quali sono i fili
comuni e unitari che legano tutte queste misure e, con un coinvolgimento di
giuristi, ma anche di filosofi, non so, io credo c’è proprio la necessità di
ripensare a un modello di società che non può essere questo, non può essere una
contrazione assoluta di diritti, sia a livello sociale, sia in quella discarica
sociale che è il carcere in generale, sia, ancora di più, in quel sistema che è
il 41 bis e che è tortura, non c'è altra definizione, di cui va chiesta
l'abolizione. Noi abbiamo, tra l'altro, le carceri più sicure al mondo, da qua
non evade nessuno e non passano le notizie perché c'è la censura! Ci sono tutti
i mezzi di controllo, c’è la videoregistrazione per i colloqui quindi perché
non possono essere abbracciati i propri cari? Questo sistema non può quindi
essere definito altrimenti se non tortura...
...dobbiamo
pensare che è un progetto, che naturalmente deve dominare la crisi che incombe,
ce lo dicono loro - “la disoccupazione aumenterà, i reati reali aumenteranno,
ma noi rispondiamo a tutto questo isolando i cattivi dai buoni”. Però i cattivi
diventeranno sempre di più, eventualmente in questa prospettiva, quindi è ora
che ci rimbocchiamo le maniche, direi, come hanno fatto altri, magari in quel
ventennio di passata memoria, prima che ci ritroviamo in una situazione davvero
di emergenza totale.
Non
aspettiamo che anche gli avvocati o i magistrati finiscano, appunto, come in
Turchia.".
Nessun commento:
Posta un commento