09/03/20

La voce delle donne che non ci stanno - Dalle lavoratrici Ata a quelle del Policlinico di Palermo

Un'azione coraggiosa e una denuncia forte dell'opportunismo di NUDM e Sindacati di base

NON DA SOLE IN CASA, MA INSIEME IN STRADA!

Con le scuole chiuse le donne sono costrette a stare chiuse in casa, a perdere giorni di lavoro per badare ai figli o a spendere soldi per baby sitter; 
ma nello stesso tempo da un lato le lavoratrici ATA invece devono andare a lavorare, dall'altro quelle precarie delle cooperative vengono licenziate. Mentre le lavoratrici delle fabbriche, degli ospedali, del commercio, delle pulizie, ecc. lavorano come prima, senza nessuna maggior tutela, Dpi, ecc. 
Alla fine, chi pagherà al doppio, anche in questa occasione, saranno le donne!

E PRETENDONO PURE CHE LE DONNE NON SCENDANO IN LOTTA,
NON SCIOPERINO. 

Le azioni del governo, dei padroni di queste settimana e sono invece una
ragione in più per scendere in sciopero e in piazza l'8 e il 9 marzo!
Altro che revoca della lotta!

Nessuna lavoratrice deve perdere giornate di salario - se sono costrette loro, o i
padri, a stare a casa devono essere giorni di congedo parentale retribuiti al 
100%; nessuna lavoratrici precaria, a tempo determinato deve perdere il lavoro

NON DA SOLE IN CASA, MA INSIEME IN STRADA!

Lavoratrici Ata
 
NON E’ TEMPO DI INCERTEZZE, PESSIMISMO, PAURA E DEPRESSIONE
Come abbiamo più volte ribadito, a fronte dell’avanzare del moderno fascismo e del moderno medioevo, di cui anche il tentativo di divieto dello SCIOPERO DELLE DONNE è indice, è oggi più che mai indispensabile andare avanti ancor più nella lotta, e non di certo tornare indietro!
Ci sono lavoratrici e compagne, come pure lavoratori e compagni, che da anni
pagano multe, oltreché avvocati per continui processi penali a causa di denunce per occupazioni, scontri etc., ma anche per denunce da parte dei sindacati confederali, per diffamazione, per non parlare di quelle arrestate, come pure Nicoletta Dosio, e delle compagne condannate a più ergastoli e sottoposte alla tortura del 41 Bis, come Nadia Lioce.
Si tratta di lavoratrici, donne e compagne che ciò malgrado non hanno mai abbassato la testa al sistema del capitale, ponendosi sempre come avanguardie delle lotte delle donne e non solo.
Ora, se basta una, due… sanzioni economiche, ma anche se fossero penali, a fermare lo sciopero e la lotta delle donne, vuol dire che non solo per questo sistema di merda le donne valgono meno di niente, ma che anche per i sindacati di base e per coloro, uomini e donne che si dicono rivoluzionari e comunisti, le donne valgono meno di una sanzione economica.
Qui non si tratta di un principio qualunque, ma di un principio fondamentale, che riguarda non solo il diritto di sciopero in sé, che viene attaccato maggiormente, ma che soprattutto distingue chi ha davvero a cuore la questione femminile da chi invece se ne riempie la bocca a chiacchiere, perché gratta gratta, la lotta e la liberazione delle donne fanno paura.
Lo SLAI Cobas per il sindacato di classe e l’MFPR hanno dimostrato concretamente che, nonostante la minaccia della CGS e il fatto che stiano ancora pagando la pesante multa del 2018, non hanno paura di tenere ancora una volta da soli il “cerino acceso” in mano, esattamente come fecero nel 2013, durante il quale scioperarono 20 mila donne, sebbene proclamato solo dalla suddetta O.S. .
Pertanto siamo più che orgogliose (e le risposte delle lavoratrici e delle donne che si sono espresse per il mantenimento dello sciopero sono un’ulteriore conferma) di tenere ancora il “cerino acceso”, le cui scintille hanno contribuito recisamente a mobilitare via via sempre più lavoratrici/donne nella battaglia a 360° contro tutte le violenze, per i diritti e la liberazione dell’altra metà del cielo!
Soprattutto in questo frangente, poco importa se saremo in termini di partecipazione quanto un prefisso telefonico, ( data anche la confusione che è stata creata da chi ha diffuso false notizie sulla revoca dello sciopero da parte di tutti i sindacati), non è tempo di presentare “certificati di povertà”, bensì di dare un segnale forte, di rottura, a prescindere dall’adesione che ne verrà, a fronte, come abbiamo già detto, dell’avanzare di un regime reazionario che principalmente sulle donne mostra tutta la sua barbarie.
Non v’è dubbio che la questione femminile sia una questione essenzialmente politica, e non può di certo essere una o più sanzioni economiche a fermare lo sciopero e la lotta delle donne. Altrimenti abbiamo già perso in partenza, giacché attualmente e finché non avremo ribaltato la situazione, i rapporti di forza volgono e volgeranno a favore della borghesia, di stato e padroni.
Lo SCIOPERO DELLE DONNE - a maggior ragione oggi che con la scusa dell’allerta coronavirus ci vogliono rinchiudere completante in casa, tranne che lasciarci sfruttare e ammalare nelle fabbriche, nella sanità, nelle scuole etc..- rappresenta una forma di RESISTENZA alla marcia del moderno fascismo e del moderno medioevo.
I sindacati di base, così come pure la direzione di NUM, che vergognosamente si sono ritirati con la coda tra le gambe, hanno dimostrato la loro vera natura piccolo-borghese, economicista e opportunista.
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Se ci siamo illuse/illusi di cambiare il mondo senza che quantomeno una parte di noi ne paghi le spese, ci si sbaglia alla grande! La lotta per i diritti, per il potere operaio e proletario, per la liberazione delle donne e un mondo migliore, NON E’ UN PRANZO DI GALA! Come ci ricorda il grande Mao e l’esperienza storica.
Mimma Sciortino – SLAI Cobas sc ed MFPR

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