Da Radiondarossa, l'intervento di una compagna, moglie di un detenuto nel carcere di Rieti:
Da ciriguardatutte:
Su quanto avvenuto nel carcere di Rieti non deve cadere il silenzio e bisogna far sentire la nostra solidarietà alle
persone detenute.
Date le difficoltà a raggiungere le mura del carcere, proponiamo per la giornata di domani, martedì 17 marzo, dalle ore 10 alle ore 14, di partecipare collettivamente all'invio di una mail (il cui testo trovate in allegato) agli indirizzi che incolliamo qui sotto.
Il testo va inviato a ogni singolo indirizzo mail separatamente. Gli invii collettivi vanno a finire direttamente nello spam. Non inviate l'allegato ma copiate il testo nel corpo della mail.
Sappiamo che si tratta di un piccolo gesto davanti una situazione gravissima, speriamo comunque in una partecipazione diffusa.
info@rietinvetrina.it
info@rietilife.it
starttv@libero.it
redazione@ilgiornaledirieti.it
redazione@frontierarieti.com
info@garantedetenutilazio.it
garantedirittidetenuti@cert.consreglazio.it
segreteria@garantenpl.it
prot.segreteria@cert.garantenpl.it
redazione@radioradicale.it
tgr.lazio@rai.it
direzione.sanitaria@asl.rieti.it
Date le difficoltà a raggiungere le mura del carcere, proponiamo per la giornata di domani, martedì 17 marzo, dalle ore 10 alle ore 14, di partecipare collettivamente all'invio di una mail (il cui testo trovate in allegato) agli indirizzi che incolliamo qui sotto.
Il testo va inviato a ogni singolo indirizzo mail separatamente. Gli invii collettivi vanno a finire direttamente nello spam. Non inviate l'allegato ma copiate il testo nel corpo della mail.
Sappiamo che si tratta di un piccolo gesto davanti una situazione gravissima, speriamo comunque in una partecipazione diffusa.
info@rietinvetrina.it
info@rietilife.it
starttv@libero.it
redazione@ilgiornaledirieti.it
redazione@frontierarieti.com
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garantedirittidetenuti@cert.consreglazio.it
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direzione.sanitaria@asl.rieti.it
Qui l'evento fb, qui sotto il testo da inviare:
Il 7
marzo scoppia la dura protesta delle persone detenute nel carcere di
Salerno.
Già
da un paio di mesi i Tg riportano notizie sull’epidemia di
coronavirus in Cina, con il suo elevatissimo numero di contagiati e
deceduti.
Già
da più di un mese e mezzo che il virus è in Italia. I Tg continuano
con il loro incessante susseguirsi di notizie. L’allarme si
diffonde, diventa sempre più forte e sempre più vicino a noi tutti.
Sappiamo come noi, persone fuori da galere, abbiamo reagito alla
nostra paura, alla nostra quotidianità che cambiava in peggio giorno
dopo giorno. Alle notizie di ospedali pieni ed incapaci a garantire
le adeguate cure a chi si ammalava. Anche in Italia il numero di
contagiati e deceduti aumentava di ora in ora.
Nelle carceri sovraffollate celle per lo più stracolme di persone, di detenute e detenuti anche anziani, anche malati. Un’assistenza sanitaria che lascia al quanto a desiderare, che già in tempi di non emergenza sanitaria, riusciva a garantire solo psicofarmaci e, a malapena, qualche tachipirina.
La
tensione aumenta.
Lo
Stato decide, per contenere il contagio, di adottare misure, le più
restrittive: sospensione di ogni attività, interruzione dei colloqui
con i familiari. In compenso, gli operatori e gli agenti penitenziari
continuano a rispettare i loro turni di lavoro ed entrano ed escono
dalle galere, senza alcuna precauzione, nemmeno dotati di mascherine
e guanti. Nessuna misura di prevenzione di carattere sanitario.
I
detenuti rivoltosi del carcere di Salerno chiedono che se non possono
vedere i loro familiari, ricevere le adeguate attenzioni sanitarie,
allora che si interrompano anche le entrate e le uscite di chi lavora
in quel carcere. L’interruzione dei colloqui con i familiari
significa tagliare completamente i ponti con l’esterno, significa
enorme preoccupazione.
La
rivolta si estende, in pochissime ore, a ben 27 carceri di tutta
Italia, dal sud al nord. 14 i morti tra Modena, Alessandria e Rieti.
Tutte morti, ci dicono (dagli esiti di autopsie fatte in fretta e
furia e, probabilmente, in assenza di figure legali nominate dalle
famiglie dei deceduti) dovute ad abuso di psicofarmaci presi dalle
infermerie interne alle carceri.
Ci volevano le rivolte affinché il Ministro della Giustizia, oltre ad esprimere il pugno di ferro nei confronti di chi ha partecipato alle rivolte, distribuisse 100 mila mascherine. Il numero delle persone detenute, nello scorso febbraio, era 61.230 (a fronte, per altro, di una capienza di 50.931 posti). Chissà quante sono le persone che là dentro ci lavorano, per un motivo o per un altro, e quindi necessitano anche loro delle mascherine… Ad oggi sappiamo che in moltissime carceri ancora non le hanno distribuite.
4
morti a Rieti...
Ma
come si sedano le rivolte? In campo si possono mettere due strumenti:
uno è la contrattazione con i prigionieri. Ma c’era poco da
contrattare, le decisioni erano state prese dall’alto e andavano
attuate: i detenuti e le detenute dovevano rimanere isolati.
L’altro
sono i pestaggi, violentissimi, reiterati. Non è una novità. Lo sa
chiunque abbia vissuto direttamente o indirettamente (avendo un
proprio caro lì rinchiuso) il carcere.
In
questo momento poi, a causa della totale chiusura, nessuna presenza
esterna, né familiare né volontario né insegnante, potrebbe
monitorare la situazione, riportare all’esterno di cosa è stato
testimone, ciò che ha ascoltato e visto.
Ad oggi sappiamo, tutti noi anche chi “vuole o vorrebbe non sapere”, che lì dentro centinaia di detenuti sono feriti, lesionati, intimoriti dai pestaggi. E sempre nell’inquietudine data dalla probabilità che il contagio si diffonda anche lì dentro. Già ci sono casi conclamati, ancora pochi dalle notizie ufficiali. Ma le notizie ufficiali, spesso, lasciano il tempo che trovano.
In
questi difficilissimi giorni, in cui l’impegno di ognuno di noi è
tutto volto alla tutela della collettività, c’è chi non ha alcuna
tutela.
Chiediamo che il Direttore Generale della ASL di Rieti, anche competente e responsabile della salute delle persone detenute nel carcere di Rieti, si impegni nell’accertamento delle condizioni dei detenuti anche a seguito dei pestaggi subìti.
Ci
domandiamo come mai a fronte di ben 4 morti i Garanti, Nazionale e
Regionale, dei diritti dei detenuti non si siano ancora recati
presso il carcere di Rieti e li invitiamo a farlo al più presto, nel
loro ruolo di tutela delle persone private della loro libertà.
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