Da Il manifesto, di Marina Catucci, 25/03/2020
In Ohio e Texas aborto vietato: «Non essenziale»
Stati uniti. I
due Stati ne approfittano per impedire le interruzioni di gravidanza:
mille dollari di multa, 180 giorni di carcere. Intanto Trump vuole già
riaprire tutto: «La quarantena non è sostenibile». New York insorge
In Ohio e Texas le cliniche che praticano aborti dovranno
sospendere gli aborti chirurgici «non essenziali» al fine di tenere
disponibili le forniture mediche per far fronte all’epidemia di
coronavirus.
I promotori della misura sostengono che gli aborti non sono necessari
dal punto di vista medico. L’ordine scadrà il 21 aprile, ma prima di
allora qualsiasi operatore medico che fornisca aborti è passibile di
sanzioni, sotto forma di multe fino a mille dollari o 180 giorni di
carcere.
La misura ha spinto i gruppi anti-aborto a chiedere che il divieto
venga esteso a livello nazionale. Ken Paxton, procuratore generale del
Texas, ha dichiarato che consultori e cliniche che praticano aborti sono
soggetti a un ordine esecutivo del governatore: «Nessuno è esente
dall’ordine su interventi chirurgici e procedure inutili dal punto di
vista medico», ha affermato.
In Maryland la situazione è meno chiara. Durante una conferenza
stampa sull’ordine dello Stato che sospende tutte le attività e le
procedure non indispensabili, il vice governatore Hogan ha detto di
considerare l’aborto un servizio non essenziale.
I sostenitori del diritto all’aborto sono chiaramente insorti
affermando che si tratta di un affronto a tutte quelle donne che sono
alle prese con decisioni difficili tra le interruzioni di gravidanza e
la pandemia.
«L’aborto può essere una corsa contro il tempo che è un fattore
chiave e l’assistenza sanitaria è essenziale – ha dichiarato Katherine
Hancock Ragsdale, presidente della National Abortion Federation – Le
donne meritano di meglio di uno sfrenato sfruttamento di una crisi
sanitaria per promuovere un programma anti-aborto».
In Ohio i consultori del gruppo Planned Parenthood hanno comunicato
che continueranno a praticarne, nonostante il rischio di sanzioni.
Il Texas è al centro anche di un’altra presa di posizione
discutibile. Il vice governatore, Dan Patrick, ha affermato che
preferirebbe morire di coronavirus piuttosto che permettere alla
pandemia di danneggiare l’economia e che molte persone anziane sono
d’accordo con lui.
L’affermazione è un endorsement alla linea espressa da Trump che su
Twitter, come durante interviste e conferenze stampa, continua a
ripetere che «la cura non può essere peggiore del male» e che l’economia
deve riprendere a girare, i lockdown non sono sostenibili e la
questione della distanza sociale deve finire per fine marzo, al massimo
Pasqua.
Partecipando a una Town Hall virtuale ospitata dalla sempre più prona Fox News,
Trump ha espresso indignazione per il fatto di dover «chiudere il
paese» per frenare la diffusione del coronavirus e ha indicato che le
sue linee guida riguardo chiusura dei negozi e distanziamento sociale
saranno presto revocate.
«Possiamo mantenere le distanze sociali e comunque andare al lavoro»,
ha detto sicuro Trump, prima di ripetere l’ormai anacronistica
affermazione che confronta coronavirus e influenza: nonostante muoiano
migliaia di persone per l’influenza, «mica si chiude il paese».
Le parole di Trump sono arrivate stridenti poche ore dopo la consueta
e sempre più accorata conferenza stampa del governatore di New York
Andrew Cuomo, che ha parlato di numeri vertiginosi che raddoppiano ogni
tre giorni.
Rivolgendosi al governo federale che ha inviato 400 respiratori allo
Stato che rappresenta, Cuomo ha detto: «Volete una pacca sulla spalla
per 400 respiratori? Cosa faremo con 400 respiratori quando avremo
bisogno di 30mila? State perdendo l’entità del problema e il problema è
definito dalla sua entità».
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