08/12/23

Dalle precarie Coop. sociali di Palermo: "gli ultimi saranno i primi"

Le precarie e i precari delle Coop Sociali, Assistenti igienico-personale specializzati, ottengono la proroga del servizio e del lavoro fino al 22 dicembre, un altro piccolo passo in avanti, ma è chiaro che si dovrà continuare a lottare per difendere posti di lavoro e diritti contro gli intenti in primis della Regione Siciliana supportata dal reazionario governo nazionale Meloni di tagliare invece risorse e servizi essenziali. 
LAVORATRICI SLAI COBAS PER IL SC PALERMO

Questo passo è poco, ma è importante per le lavoratrici che se lo sono conquistate con la lotta di ogni giorno. In questo senso vi invitiamo a leggere le parole di queste lavoratrici nell' ultima Assemblea Donne/Lavoratrici 

Lavoratrice Antonella - Abbiamo fatto passi in avanti grazie alla continua lotta che con lo Slai cobas portiamo avanti. Molte di noi sono rientrate a lavorare, la maggior parte di noi, mentre io e altre 4-5 colleghe stiamo ancora fuori. Non abbiamo ottenuto tantissimo, ancora dobbiamo lottare anche per quest'anno ed è da moltissimi anni che lottiamo, più di 12 anni. Io sono in questo servizio già dal 2003, da 22 anni, ma siamo un po' discriminate, forse perché facciamo parte di un sindacato che lotta contro i padroni, contro questo sistema marcio che c'è anche nella nostra regione. Io dico sempre gli ultimi saranno i primi, ma mi sento un po' non demoralizzata, perché lo spirito di lottare sempre ogni giorno per qualsiasi situazione, però a quasi 60 anni mi ritrovo a essere una precaria da sempre e non è mai cambiato nulla della mia vita!

È questa cosa che mi fa stare male, ma anche noi dobbiamo pensare che le lacrime si trasformino in armi di lotta, rabbia. In forza di questa rabbia io continuo a lottare con i miei colleghi perché noi la dobbiamo vincere questa lotta, perché noi abbiamo ragione per tutto quello che abbiamo messo in campo! Nella mia scuola ci sono 12 bambini abbandonati a stessi e non vedo l'ora di rientrare per svolgere appunto questa mia mansione perché ci credo, perché lo faccio con tutto il cuore e spero che un giorno questo servizio venga veramente attuato definitivamente, che non esistano più le discriminazioni anche fra colleghi, fra persone, lavoratori e lavoratrici che per questo sistema non valgono niente.

A proposito di discriminazioni, noi ci occupiamo di assistenza nelle scuole dei ragazzi disabili, ed è proprio il fatto di essere donne che ci penalizza. In pratica i signori dei palazzi hanno messo in atto una questione del “genere”: i maschietti vengono seguiti da personale maschile e le femmine da personale femminile. Poichè la maggior parte degli alunni è costituita da maschi, le lavoratrici sono penalizzate, pur essendo principalmente le donne a svolgere questo lavoro. Prima non esisteva questa cosa, è da 2 anni che hanno messo questa postilla e noi la stiamo combattendo, prima o poi la faremo togliere.

Spero che non ci siano più questi dittatori che adesso abbiamo al governo, per tutti noi proletari, per quelli che ogni giorno fanno sacrifici, versando lacrime e sangue per portare avanti un obiettivo, che è quello di mandare avanti la famiglia e dare loro quel pezzo di pane che ogni giorno ci guadagniamo con sudore.

Mfpr di Palermo - Le precarie di Palermo sono molto determinate e tenaci, da un lato fa veramente rabbia perché sono anni e anni di precarietà e ogni anno pesa sempre di più e c'è anche un limite, possiamo dire, alla pazienza proletaria. Però dall'altro lato queste lavoratrici sono veramente il cuore di questa lotta, dove ci sono anche lavoratori maschi, quelle che hanno dato sempre una spinta in più.

Le precarie delle cooperative sociali sono delle lavoratrici che oltre a lottare per il lavoro e in difesa del loro lavoro, in questi anni sono cresciute anche nell'afferrare il fatto che questa lotta non può essere solo per il lavoro, ma deve essere allargata anche agli altri ambiti che ci toccano come donne. Per fare un esempio, in questi mesi queste lavoratrici sono scese sì nelle piazze davanti ai palazzi a lottare per il loro lavoro, ma nello stesso tempo hanno portato anche degli striscioni contro la violenza sulle donne, contro i femminicidi, portando anche un messaggio chiaro e netto, dicendo che contro i femminicidi e la violenza, prodotto di questa società capitalistica, è la lotta rivoluzionaria che serve, non può essere la lotta riformista che chiede solo più centri antiviolenza o che vuole più educazione nelle scuole. E a proposito delle scuole, è notizia di questi giorni che delle studentesse in alternanza scuola-lavoro venivano obbligate, in un centro di estetica per massaggi, a fare massaggi erotici ai clienti di questo centro.

Quindi queste lavoratrici delle Coop. sociali in questi anni si sono sforzate di mettere in pratica quello che noi abbiamo anche portato nelle piattaforme dello sciopero delle donne, cioè battaglie immediate ma inserite in una prospettiva più ampia, che deve mettere sul campo la questione che questa società non si può migliorare dall'interno perché è basata scientificamente su dei presupposti che sono quelli del sistema capitalistico, fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sul doppio sfruttamento delle donne e sull'inchiodare le donne al ruolo produttivo e riproduttivo, come fa il governo Meloni al servizio dei padroni.

Queste donne che combattono devono contemporaneamente gestire la famiglia, i figli, i mariti, che a volte creano problemi o impediscono loro di venire a lottare. Però la lotta, lo spirito della lotta, non manca e quindi questo aiuta, perché quando ci si concentra troppo e solo sull'aspetto della lotta sindacale, che ci vuole naturalmente, ci si infogna. Per esempio la questione della solidarietà al popolo e alle donne palestinesi è sicuramente una delle armi che ci aiuta anche a trasformare le nostre lacrime in speranza, in quella speranza rivoluzionaria di avere una società diversa in cui non ci sia più sfruttamento, non ci sia più doppia oppressione, non ci sia più discriminazione, violenza sessuale.

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