La risposta dello Stato ai femminicidi e alle violenze è sempre la stessa: Repressione!
Mentre da un lato si pretendono carcere e misure repressive esemplari per chi commette questi reati, dall'altra la stessa mano reprime chi solidarizza con le donne sopravvissute alla violenza.
Qualche giorno fa, ad esempio, veniva sgomberato il consultorio autogestito di Catania, oltre a tutta un'altra serie di arresti e sgomberi in tutta Italia che hanno accompagnato queste giornate di dicembre.
Oggi apprendiamo che due nostri compagni sono stati denunciati per un presidio svoltosi a Giulianova tre anni fa, in solidarietà ad una donna che aveva subito violenza.
Solidarietà a questi compagni e a chi non si è voltato dall'altra parte!
Di seguito il comunicato dei compagni condannati:
‼️LO STATO CONDANNA CHI COMBATTE LA VIOLENZA DI GENERE
In questi giorni di attenzione e clamore mediatico sulla violenza di genere, capita anche due compagni siano stati condannati a due mesi di pena, accusati di aver organizzato un presidio in seguito alla violenza subita da una donna.
I fatti risalgono a quasi tre anni fa.
Alla stazione dei treni di Giulianova, una donna subì violenza e fu chiamato subito un presidio di solidarietà nei confronti della vittima, proprio alla stazione e proprio l'8 marzo, visto che la violenza era avvenuta qualche giorno prima.
E per ribadire che i territori sicuri li fanno le donne e gli uomini che li attraversano e li vivono. E per non far scadere la narrazione nel delirio securitario, foriero solo di ulteriore repressione e non certo di un cambiamento reale.
A quel presidio presero parola quasi esclusivamente donne a ribadire questi concetti.
Un presidio molto partecipato, che vide passare tante persone, trovandosi alla stazione, e che fu anticipato dalla militarizzazione assurda della stazione stessa, da parte della questura.
Come ad oggi si sia arrivati alla condanna di due compagni per quel presidio, non é dato sapere.
Di certo evidenzia l'ipocrisia e la menzogna di chi afferma di voler contrastare la violenza di genere e poi condanna per un presidio in difesa e a sostegno di una donna vittima di violenza.
Ma é proprio su tale contraddizione che pensiamo debba svilupparsi un pensiero critico, affinché vi siano reali percorsi di rispetto, dignità e liberazione.
Dal canto nostro, se l'accusa per cui siamo stati condannati é quella di aver organizzato un presidio per una donna vittima di violenze....
Beh, siamo orgogliosi di averlo fatto e di non esserci voltati dall'altra parte.
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