Una strage di donne per colpa del sistema capitalista patriarcale e del moderno medioevo che grida vendetta e cambiamento rivoluzionario
(dalla stampa) - Nel 90,8 per cento dei casi l’assassino è il partner, l’ex o un uomo che le vittime conoscevano
TORINO. Il conto è salatissimo: 330 casi di
femminicidio avvenuti a Torino e nella Città metropolitana, tra il 1970 e
il 2020, commessi da 303 uomini autori di reato. A rilevarlo è una
ricerca dell’università di Torino pubblicata sulla rivista
internazionale Journal of Interpersonal Violence.
Il lavoro, condotto dal gruppo di ricerca guidato dalla
professoressa Georgia Zara del dipartimento di Psicologia di UniTo, ha
analizzato un campione di ricerca composto da 330 vittime di
femminicidio negli ultimi 50 anni raccogliendo i dati all'Istituto di
Medicina Legale e all'Archivio dell'Obitorio di Torino, resi anonimi,
non identificabili e codificati numericamente a fini statistici. Nel
2016 il conto, elaborato in un precedente studio condotto dalla stessa
professoressa Zara e da Sarah Gino, medio legale e ricercatrice
all’università del Piemonte Orientale, arrivava a 275 donne uccise a
partire dal 1970. Sulla base dei dati delle ricerche dell'ateneo ciò
significa che negli ultimi cinque anni ci sono stati almeno 55 nuovi
femminicidi.
Il campione includeva donne prostitute e donne non
prostitute con età media di 44,31 anni. L'83,0% delle vittime erano
italiane, mentre il 17% erano straniere. Gli autori di femminicidio, per
330 casi, sono 303 con un’età media di 42,88 anni: 288 di loro (95%)
hanno ucciso una sola vittima, mentre 15 (il 5%) hanno ucciso almeno due
vittime in episodi distinti. Nel complesso, il 26,4% degli autori di
femminicidio aveva precedenti penali ufficiali.
I risultati della ricerca, sottolinea l’ateneo,
«suggeriscono che solo una piccola parte dei femminicidi avviene in un
contesto anonimo (9,2%) perché la maggior parte delle vittime dello
studio sono state uccise da un uomo che conoscevano (90,8%).
Nel 53,8% dei casi c’era una relazione intima tra l’assassino e la
vittima e nel 36,9% dei casi il femminicida era un conoscente» Secondo
la ricerca, inoltre, il tipo e l’intensità della relazione sembrano aver
influenzato il modo in cui la violenza è avvenuta.
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