15/04/21

Femminicidi: 55 donne uccise a Torino negli ultimi 5 anni. Dal 1970, 330 vittime

Una strage di donne per colpa del sistema capitalista patriarcale e del moderno medioevo che grida vendetta e cambiamento rivoluzionario

(dalla stampa) - Nel 90,8 per cento dei casi l’assassino è il partner, l’ex o un uomo che le vittime conoscevano

TORINO. Il conto è salatissimo: 330 casi di femminicidio avvenuti a Torino e nella Città metropolitana, tra il 1970 e il 2020, commessi da 303 uomini autori di reato. A rilevarlo è una ricerca dell’università di Torino pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Interpersonal Violence

Il lavoro, condotto dal gruppo di ricerca guidato dalla professoressa Georgia Zara del dipartimento di Psicologia di UniTo, ha analizzato un campione di ricerca composto da 330 vittime di femminicidio  negli ultimi 50 anni raccogliendo i dati all'Istituto di Medicina Legale e all'Archivio dell'Obitorio di Torino, resi anonimi, non identificabili e codificati numericamente a fini statistici. Nel 2016 il conto, elaborato in un precedente studio condotto dalla stessa professoressa Zara e da Sarah Gino, medio legale e ricercatrice all’università del Piemonte Orientale, arrivava a 275 donne uccise a partire dal 1970. Sulla base dei dati delle ricerche dell'ateneo ciò significa che negli ultimi cinque anni ci sono stati almeno 55 nuovi femminicidi.

Il campione includeva donne prostitute e donne non prostitute con età media di 44,31 anni. L'83,0% delle vittime erano italiane, mentre il 17% erano straniere. Gli autori di femminicidio, per 330 casi, sono 303 con un’età media di 42,88 anni: 288 di loro (95%) hanno ucciso una sola vittima, mentre 15 (il 5%) hanno ucciso almeno due vittime in episodi distinti. Nel complesso, il 26,4% degli autori di femminicidio aveva precedenti penali ufficiali. 

Nei casi in cui le vittime e gli autori avevano una relazione intima, il rischio di «overkill» - cioè di un uso eccessivo di violenza che va oltre quello necessario per causare la morte - era quattro volte più alto (46,1%) rispetto a quando la violenza avveniva contro vittime sconosciute (16,7%). In particolare sembrava verificarsi più frequentemente quando la relazione tra vittima e autore era disfunzionale ed emotivamente tesa (nel 53,9% dei casi). Anche per le vittime prostitute, il rischio di «overkill» era quasi quadruplo per coloro che conoscevano i loro perpetratori (49,5%), rispetto a quando non lo conoscevano. 
I risultati della ricerca, sottolinea l’ateneo, «suggeriscono che solo una piccola parte dei femminicidi avviene in un contesto anonimo (9,2%) perché la maggior parte delle vittime dello studio sono state uccise da un uomo che conoscevano (90,8%). Nel 53,8% dei casi c’era una relazione intima tra l’assassino e la vittima e nel 36,9% dei casi il femminicida era un conoscente» Secondo la ricerca, inoltre, il tipo e l’intensità della relazione sembrano aver influenzato il modo in cui la violenza è avvenuta.                

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