29/04/21

Non siamo complici delle stragi in mare - Venerdì 30 aprile iniziativa a Roma


Comitato Lavoratori delle Campagne

Negli ultimi giorni, da nord a sud, un fitto elenco di violenze, uccisioni e aggressioni nei confronti di persone immigrate è saltato agli onori della cronaca.

L’ultima strage in mare in cui hanno perso la vita 130 persone, con la complicità assassina dell’ Unione Europea e della guardia costiera Libica, ha dimostrato ancora una volta quanto, per le autorità che ci governano, alcune vite siano sacrificabili senza problemi, per onorare accordi criminali e mantenere equilibri politici. L’ennesima aggressione ai danni di lavoratori che vivono nel Gran ghetto di Rignano Garganico, uno dei quali ha perso un occhio in seguito a questo agguato, mostra ancora una volta come il razzismo di stato legittimi nei fatti violenze gravissime verso le persone immigrate, che da nord a sud imperversano da tempo.

Cosa ci aspettiamo da uno stato le cui forze di polizia non esitano ad aggredire e togliere la vita, soprattutto chi qui non ha una famiglia o rete che può pretendere giustizia a suo nome? 

Sono proprio i rappresentanti dello stato, infatti, a mostrare come si fa.

Il 16 aprile è morta nell’ospedale di Alzano Lombardo Mame Dikone Samb, donna senegalese, dopo un fermo dei carabinieri in una banca con l’uso di taser e che si è concluso con un trattamento sanitario obbligatorio (TSO). La notizia è girata su internet con informazioni distorte, e ancora una volta, rispetto alla dinamica dell’accaduto, i testimoni e la famiglia della vittima non sono stati ascoltati e creduti (per informazioni più dettagliate su questa vicenda

https://hurriya.noblogs.org/post/2021/04/29/morti-invisibili-persone-immigrate-italia/). 

Nella notte tra il 24 e il 25 aprile a Livorno  Fares Shgater, originario della Tunisia,  è morto in circostanze non ancora chiarite in seguito a un “controllo di polizia”: il  suo corpo è stato ritrovato dai Vigili del Fuoco a circa quattro metri di profondità nel Fosso Reale. Il giorno dopo tante persone si sono ritrovate in protesta e sono partite in corteo raccontando di tanti episodi di violenza subiti dalla polizia, urlando con forza per la fine degli abusi e del razzismo.

La sera del 25 aprile, a Padova, un giovane immigrato, per non essersi fermato ad un posto di blocco in bicicletta viene spintonato dalla polizia municipale, atterrato e bloccato alla schiena da uno degli agenti, che con un braccio gli stringe collo. La tragedia è sventata soltanto dalle urla e dall’intervento di persone che passavano da lì e si sono opposte con forza, mentre l’assessore alla sicurezza dell’amministrazione comunale ha difeso l’operato delle forze dell’ordine.

E’ di ieri la notizia dell’ennesimo incendio nel ghetto di Borgo Mezzanone, in cui una donna ha perso la sua casa e la sua attività commerciale: ancora una volta un incidente, potenzialmente fatale, conseguenza delle condizioni di vita a cui sono costrette queste persone, nonostante da anni lottino per avere documenti, case e una vita normale. Stesse condizioni imposte dalle leggi razziste di questo paese portano alla morte ieri di quattro persone a Ragusa in un tragico incidente stradale. Si chiamavano Konate Saidou, Ceesay Lamin, Dallo Thierno Souleymane e Barry Modou, lavoravano come braccianti o ambulanti nella zona.

Quanti altri morti dovremo piangere prima di svegliarci? Perché ci si ritrova ad inneggiare sui social alle proteste di Portland o Minneapolis, e non ci si riversa nelle strade per il razzismo e le violenze dello stato che ogni giorno mietono vittime in Italia, soprattutto tra le persone immigrate?

Sta a ognuno decidere se essere complici o opporci a questa tragedia. 

Per chi sta a Roma, il 30 aprile alle 18 a Piazza dei Mirti sarà un momento per incontrarsi e confrontarsi su tutte queste questioni, e non stare in silenzio.

BASTA RAZZISMO E MORTI DI STATO! NOI NON SIAMO COMPLICI.

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