06/04/21

Dallo sciopero dell'8 marzo la testimonianza forte e dolorosa di una donna detenuta nel carcere di Trieste che ha partecipato attivamente a quella giornata di lotta.

A. dovrebbe uscire a breve, noi la salutiamo con affetto e solidarietà, pubblicando, come richiesto da lei stessa, il suo racconto. Dedicato a tutte le donne sopravvissute alla violenza degli uomini:

 

3 luglio 2020, qui si conclude una storia ma se ne apre un'altra molto più difficile.

Ma non comincia qua la mia storia. Risale al 27 agosto 2018 quando conobbi quello che fu il “mio ragazzo” e dopo poche settimane convivente nella sua abitazione, convincendomi ad andare a vivere con lui anche se abitavo con un mio amico e stavo bene lì.

Già dopo due mesi di convivenza presi botte e mi spaccò 3 telefoni in solo questo poco tempo, ma succumbemente tutto mi scivolava addosso insieme al dolore.

La mia vita era solo bassi, alti non ne ho ricordo di quel periodo, anzi...

Dopo due anni le cose erano diventate sempre peggio, polizia ogni 2 per 3 a casa per le liti, referti medici, ambulanze e pianti.

Ma il peggio non fu questo, il vero peggio cominciò con la pandemia che mi aveva costretto a perdere il lavoro solo dopo 13 giorni. Dopo 2 giorni la polizia mi diede il famoso “libretto rosso” come se fossi una mafiosa. Costretta a stare nel comune di Monfalcone e con orari ben precisi.

Dopo 2 mesi di libretto rosso come una stupida insieme al mio ex-compagno andai a Trieste a trovare degli amici. La polizia mi fermò ed ecco che mi misero ai domiciliari... Maggio 2020.

Qua ero nella merda ai domiciliari a casa sua (perché i miei parenti sono a 600 km) senza nessun orario per uscire. Dipendevo completamente da lui, per qualsiasi cosa avevo bisogno. Già.

Nonostante tutti i referti, denunce, lui era bello che libero e io ero diventata il suo cazzo di sfogo qualora qualcosa non andava bene o infastidiva la giornata.

Io cercavo solo un briciolo d'amore in tutto questo.

Passò maggio, giugno e arrivò luglio, esattamente il 3. Ormai era da settimane che dormivo in stanza con sua mamma per scappare alle violenze. Ma questo non lo fermava...

All'ennesimo pestaggio, mi vestii rapidamente mentre lui era uscito di casa, avevo paura del suo ritorno e scappai di casa.

Mi rifugiai nel mio vecchio posto di lavoro e cazzo lui era lì. Chiamò la polizia, la sua morbosità lo aveva spinto a fare. La polizia arrivò in 1 minuto e 12 secondi, mi arrestò per evasione.

Questa è la mia storia che voglio che tutte le donne simili a me, alla mia storia, capiscano e forse posso essere d'aiuto a dire basta a queste violenze sempre e dico sempre causate dagli “uomini”.

 

A.

23 marzo, Trieste


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