01/04/21

ASSEGNO UNICO - IL "PESCE D'APRILE" PER LE DONNE?

L'assegno unico è ormai legge e dovrebbe partire dal 1°luglio. 
Ma intanto alcune precisazioni. 
Si parla, con enfasi, di 250 euro a figlio, al mese, dal 7°mese di gravidanza fino ai 21 anni, ma in realtà la media sarà di 161 euro e dai 18 ai 21 anni sarà di importo ridotto, si prevedono maggiorazioni per il terzo figlio, per figli con disabilità 
Più della metà delle risorse (quasi 13 miliardi su 20 complessivi) le prenderanno cancellando alcune misure in corso: il bonus bebè, il premio alla nascita o all'adozione, il Fondo di sostegno alla natalità, l'estensione del congedo di paternità, e le detrazioni Irpef per figli a carico. Quindi, una buona fetta di questo nuovo assegno unico lo pagheranno gli stessi lavoratori e soprattutto le lavoratrici! E facendo i conti, per esempio tra detrazioni + attuale AF, rischiano di prendere meno di adesso.
Ancora tutti i fondi per pagare questo assegno unico non ci sono, per quest'anno mancherebbero 800milioni, e circa l'applicazione concreta di questa legge si rimanda ai decreti attuativi.
L'assegno unico verrebbe dato a tutti i "contribuenti" indipendentemente dal reddito; una forma di selettività per ora è solo un'ipotesi.
Questa legge ha visto una unanimità anche al Senato: 227 SI, nessun voto contrario, solo 4 astenuti.
Certo, la votazione è oggi lo specchio della "grande ammucchiata" del governo Draghi e del "nuovo" parlamento - da Salvini a Leu -, ma non è una novità che sulla famiglia, sul contrasto al calo delle nascite, ideologicamente, politicamente, praticamente, c'è una trasversalità inattaccabile, con Salvini e Italia viva a fare da maggiore sponsor, e Pd a rivendicare primogeniture. 

Per questo sistema, le nascite è alla fine un problema di "entrate e uscite": siccome in 12 mesi vi sono state 16mila nascite in meno e invece 112mila decessi e al 31 dicembre 2020 si conta una riduzione della popolazione di circa 384mila persone (loro parlano di "unità) dall'inizio dell'anno ("minimo storico di nascite dall'Unità d'Italia e record di morti dal 2° dopoguerra ad oggi" - da "Avvenire"), allora bisogna incrementare le nascite. 
In questi "conti che non quadrano" chiaramente c'è il pesante effetto covid. E qui si assiste al fatto che loro (sistema capitalista/imperialista, Stato, governo, stato della sanità) che sono da un lato la causa della pandemia e dall'altro della gestione dell'emergenza e di una sanità che fa strage, e ora della guerra dei vaccini e del loro uso sporco/clientelare, loro che hanno portato e portano a un numero altissimo di morti e ad alimentare forti timori per mettere al mondo figli; loro si lamentano di questo mancato ricambio tra "uscite e entrate" che - dicono - incide sullo "sviluppo socio-economico dell'Italia. Da qui la ripresa della martellante campagna trasversale sul "fare figli".

L'unanimità sul fare figli si ritrova sulla condizione delle donne. Tutti - dai fascio populisti ai cosiddetti "democratici", "sinistri" - sono unanimi nell'ammettere la condizione di subordinazione, discriminazione per il lavoro e sul lavoro, salario delle donne, come la mancanza di servizi sociali che pesa sulle donne; tutti "auspicano" più asili, più parità nei congedi, più accesso al lavoro, ecc. ecc. 

Ma tutto questo viene posto comunque in nome della conciliazione tra vita lavorativa e familiare (e il "moderno" smart working insegna...). La Bonetti, ministra del governo Conte e di Draghi e titolare della riforma dell'assegno familiare diceva: “Affronteremo il tema del lavoro femminile e della conciliazione tra vita lavorativa e familiare”. Che in concreto significa continuare a scaricare sulle donne il doppio peso del lavoro e della famiglia e di più figli.

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