10/02/22

Le ragazze musulmane sfidano l'India di Modi. Vietate le aule alle giovani con l'hijab: loro ascoltano le lezioni da fuori"

L'India di Modi è il concentrato dei vari aspetti del fascismo, della repressione di ogni diritto umano, delle violenza reazionaria anche verso le comunità religiose. 
Questo fascismo verso le donne riserva le oppressioni e la violenza più totale, da quella orribile fatta di stupri, uccisioni, torture sessuali nelle carceri portate avanti dall'esercito e polizia di Modi, a quella di negazione dei diritti di scelta.
Ma l'India è anche il paese dove le donne, le ragazze si ribellano, e dove le donne sono in prima fila nella guerra popolare diretta dai maoisti. 
Dopo l'attività in sostegno alla battaglia delle donne e in solidarietà alle prigioniere politiche nella manifestazione al Consolato di Milano e nel meeting internazionalista del 29-30 gennaio, prepariamo intorno all'8 marzo (giornata internazionale di lotta delle donne) una iniziativa di informazione e solidarietà nelle varie città. 
Facciamo appello a realizzarla dovunque e a contattarci per il materiale: mfpr.naz@gmail.com.





Dall'articolo di La Repubblica
Da più di un mese sei adolescenti del Karnataka restano fuori dalla loro classe: per entrare dovrebbero rimuovere l'hijab, il velo che copre loro la testa, come imposto da una legge voluta dai nazionalisti indù. Così le sei adolescenti indiane stanno sedute sui gradini fuori dall'aula del loro college pre-universitario. Non possono entrare in classe per via dei loro abiti. Ma la fede proibisce loro di girare in pubblico senza quei vestiti. In altri college simili dello Stato del Karnataka, dozzine di ragazze con lo stesso abito affollano i cancelli per chiedere d'entrare. Ma se non si tolgono l'hijab, vengono respinte. Lo ha deciso il governo di questo Stato nel sud dell'India, contraddicendo decisioni dell'Alta Corte e della Corte suprema del 2016. All'epoca i giudici, esaminando il Corano e gli Hadith -  gli insegnamenti di Maometto seguiti dal 15 per cento degli indiani, quelli di fede islamica - decretarono che l'hijab è un "dovere religioso" e in quanto tale "non è offensivo." Ora invece il Karnataka vira per l'opzione francese, un laicismo che cancella i simboli religiosi.
Ma qui siamo nell'India delle religioni... Qui, i Sikh vogliono il diritto di indossare il patka sotto al turbante, i cristiani hanno il crocefisso, le indù la collana mangalsutra e il bindi rosso sulla fronte. I simboli abbondano. Per questo la deriva anti-hijab ha un sapore oppressivo che tutti sanno dove nasce: da una cultura di fondamentalismo anti-islamico... da quando il partito del premier Narendra Modi, il Bharatiya Janata Party (Bjp), è al potere, sta cambiando i connotati dell'India.
Dietro a questa anti-islamizzazione c'è un'organizzazione bandita già tre volte dal 1947 agli anni '90. Ma che dal 2014, da quando Modi è al potere, si è trasformata nel vero burattinaio clandestino. Da lì proviene il 75 per cento dei ministri degli ultimi due governi. La sigla è Rss, Rashtriya Swayamsevak Sangh, ovvero Organizzazione nazionale di volontari. È una sorta di associazione fondamentalista che ha sette milioni di iscritti, ma che in campagna elettorale mobilita oltre cento milioni di volontari: "Più di qualsiasi movimento al mondo", come recitano orgogliose le Rss. Se l'acronimo richiama una notoria sigla nazista non è un caso. I fondatori del movimento furono ammiratori, e alcuni frequentatori, di Benito Mussolini e delle SS di Adolf Hitler. Difatti, il fondatore della Repubblica indiana, Jawaharlal Nehru, li criticò aspramente: "È una milizia privata che agisce secondo principi prettamente nazisti ". 
Considerato che Modi è stato militante Rss dall'età di otto anni, ed è stato pracharak (predicatore) per anni, è utile conoscere questa versione induista dei Fratelli musulmani, braccio intellettuale del Bjp e forse molto di più, visto che è una lobby che influenza i programmi di governo e la cui longa manus raggiunge i ministeri più strumentali alla riscrittura della Storia in chiave indù.
I loro avversari sono i musulmani, i cristiani, gli intellettuali e i giornalisti critici e soprattutto il laicismo che, pur essendo pietra fondante dell'India indipendente, soffre oggi di critiche, violenze e limitazioni. Tanto che le Rss chiamano i laici sickulars, unendo sick, malato, con secular, laico, cioè malati di laicismo, così come chiamano presstitutes i giornalisti, unendo press con prostitute, cioè giornalisti puttane.
Le Rss gestiscono dodicimila scuole private in India, istituti in stile missionario dediti ai testi religiosi. Lì, i volontari studiano per almeno tre anni, imparando l'ortodossia, forgiando il carattere, apprendendo a organizzare i quadri, oltre a recitare i mantra sacri, giurare sulla bandiera arancione, fare yoga ed esercizi ginnici.
Questo movimento paramilitare nacque nel 1925 sotto la guida di Keshav Baliram Hedgewar, ammiratore e apologo di Mussolini e Hitler. Con la scusa dell'unità culturale indù, oltre a promuovere "forza, valore e coraggio," le Rss danno sostegno morale a quelle organizzazioni che linciano musulmani e Dalit (gli intoccabili), accusati di macellare vacche. Dal 2014 a oggi, in 82 attacchi sono stati uccisi 43 indiani, e feriti 108, perché accusati di trasportare carne di vacca. La maggior parte erano musulmani. Ma le stesse masse radicalizzate hanno ucciso scrittori laici, pestato studenti universitari della Jawaharlal Nehru University, fin dentro le aule dei tribunali, maltrattato coppiette sorprese a tenersi per mano, trascinando fuori dagli alberghi coppie non sposate. E ora chiedono di erigere più statue a Nathuram Godse, assassino del Mahatma Gandhi, e di costruire più templi per riabilitare come patriota questo ex militante Rss.
In questo clima, sempre più Stati dell'India hanno approvato la proibizione totale di macello e vendita della carne di manzo, difesa spesso con metodi violenti dai vigilantes della vacca sacra. Togliendo al Kashmir, a maggioranza musulmana, il diritto di essere Stato. Tanto da aver fatto commentare al parlamentare del Congress Party, Shashi Tharoor: "Di questi tempi, in India, è meno pericoloso essere una vacca che essere musulmano". Ora lo stanno scoprendo anche le studentesse del Karnataka che chiedono di poter continuare a indossare l'hijab anche in aula.

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