23/02/22

Verso lo sciopero delle donne dell’8 marzo - il ruolo determinante delle donne/lavoratrici


Dall'intervento di una compagna Slai/Mfpr all'assemblea telematica nazionale autoconvocata del 19 febbraio

E' necessario organizzare battaglie quotidiane nei posti di lavoro e fuori dai posti di lavoro su aspetti diversi che possono essere immediati e quotidiani, ma  a queste lotte quotidiane occorre dare un collegamento alla situazione più generale che viviamo di sfruttamento e oppressione, doppia per la maggioranza delle donne, e una valenza più ampia perché non c’è solo una questione sindacale e quindi la necessità di portare avanti battaglie quotidiane che già in alcuni posti di lavoro e realtà organizziamo e che ci sforziamo di estendere, ma c’ è la necessità di inserire queste lotte che facciamo come lavoratrici  in una dimensione più ampia, politica. 

 In questo senso la nuova tappa dell’8 marzo e dello sciopero delle donne pone questa valenza molto ampia.

… come lavoratrici Slai Cobas per il sindacato di classe abbiamo proclamato lo sciopero per l’8 marzo e ora altri sindacati di base stanno facendo l’indizione. Riteniamo che sia  importante che come sindacati di base ci impegniamo concretamente a promuovere lo sciopero dell’8 marzo in tutte le realtà territoriali e nei posti di lavoro in cui siamo presenti, è importante collegare le lotte delle lavoratrici, delle precarie, delle disoccupate, delle immigrate, oggi delle studentesse.

In questo senso abbiamo promosso l’assemblea delle donne/lavoratrici in cui le lavoratrici che lottano si prendono la parola, ma anche quelle che ancora non lottano, che si devono organizzare, e questa è una necessità che abbiamo posto anche in termini di battaglia nel patto d’azione per un fronte unico di classe.

Le lotte delle lavoratrici/donne  devono confluire nello sciopero dell’8 marzo che non è affatto una tappa rituale,  scontata , in cui ogni anno diciamo o ripetiamo sempre le stesse cose, perché quest’anno questo otto marzo e il nuovo sciopero delle donne cade in una fase in cui sì siamo ancora in pandemia ma  non è  la stessa  fase di due anni fa, del lockdown, due anni che hanno amplificato tutti gli attacchi di padroni, governo, di questo Stato borghese contro la condizione non solo di lavoro ma anche di vita generale delle donne in tutti gli ambiti, lavoro/non lavoro, famiglia,  il sempre più pesante scaricamento del lavoro di cura, le violenze i femminicidi, la questione dell’aborto…

Questo 8 marzo deve essere visto come una nuova occasione nella situazione oggettiva  che viviamo,  con le lenti di classe dell’analisi aggiornata che è giusto e necessario fare, in cui le donne/lavoratrici devono  rivendicare con forza il loro ruolo determinante nella lotta di classe, nella lotta contro la doppia oppressione che subiamo ogni giorno. In questo senso il discorso del collegamento delle lotte delle lavoratrici è importante. Le lavoratrici in questi due anni non sono state ferme o passive, in diversi posti di lavoro e realtà le lavoratrici hanno continuato a lottare e in alcuni momenti di lotta significativi, come lo sciopero generale dell’11 ottobre dei sindacati di base, in alcune città il protagonismo delle lavoratrici è stato ben visibile.

Oggi ci stiamo organizzando e stiamo lavorando per arrivare allo sciopero dell’8 marzo cercando di rafforzare questo collegamento delle lotte delle lavoratrici ma anche di estenderlo nelle forme in cui è possibile in questa fase. La nuova assemblea telematica che stiamo promuovendo per l’1 marzo prossimo si pone al servizio di tutto questo e  invitiamo a partecipare tutte le realtà delle lavoratici e delle donne che si organizzano e lottano per convergere unite nello sciopero dell’8 marzo. 

Uno sciopero che deve avere una doppia valenza e non perché lo si dice a tavolino o perché lo si cala dall’alto ma perché viene fuori da un lato dalla oggettiva condizione di oppressione che subiamo ogni giorno e dall’altro dalle azioni di lotta  che cerchiamo di  mettere in campo ogni giorno. Uno sciopero  potremmo dire  di lunga durata che ha una valenza strategica rivoluzionaria, che necessariamente deve mettere in discussione tutto fino alle radici di questo sistema borghese capitalista che ha nell’oppressione delle donne un suo cardine e una sua base, sistema che non può che essere rovesciato.

Le donne proletarie non possono chiedere spazi o miglioramenti in questo sistema perché è la condizione stessa che vivono che fa vedere che cosa si subisce ogni giorno e che per una vera liberazione e per una vera emancipazione per la maggioranza delle donne il riformismo è inconciliabile con la lotta delle donne proletarie che in questo sistema non hanno nulla da perdere se non tutte le catene…

Uno sciopero non solo sindacale, ma politico, ideologico inserito in un’ottica di costruzione/distruzione di lunga durata avendo i piedi per terra e non illudendoci in merito al percorso sicuramente non facile ma necessario e non rinviabile che si deve intrecciare con le battaglie quotidiane che si fanno a 360° in tutti gli ambiti. 

Le lavoratrici attraverso le lotte  prendono man mano coscienza di una condizione di attacco, di oppressione che dall’ambito lavorativi si allarga alla vita più in generale, ma ci si deve lavorare su questo e l’esperienza che facciamo tra le lavoratrici in cui interveniamo anche come compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario mostra come esse cominciano ad occuparsi anche di altre questioni, si occupano di violenza sulle donne, di femminicidi, si occupano di aborto… perché lo vivono sulla propria pelle.

Lo sciopero delle donne è questo, lavoratrici che scioperano sì per il lavoro o contro il non lavoro ma anche contro tutti gli attacchi che subiscono come donne.

Non si possono ridurre le lavoratrici solo alla vertenza da portare alle manifestazioni di NUDM come delle mere ospiti, lo sciopero delle donne è la lavoratrice/le lavoratrici che scioperano e scendono in piazza rivendicando una piattaforma di lotta che è a 360°, una piattaforma viva, che nasce dalle  lotte e dalle istanze delle lavoratrici e che interessa tutti gli ambiti.


L’appello è ad impugnare lo sciopero delle donne in questa ottica come arma da scagliare contro padroni, governo, questo Stato, questo sistema sociale capitalista.

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