04/02/22

Dalla grande lotta delle donne in India un messaggio per tutte le donne nel mondo - L'intervento completo del Mfpr al meeting del Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India

Come Movimento Femminista proletario rivoluzionario abbiamo aderito alla campagna nazionale e internazionale “Fermiamo l’operazione fascista e genocida del governo indiano, stop Prahaar-3” contro la repressione scatenata dal governo indiano di Modi, in solidarietà con le prigioniere e i prigionieri politici in India, per il rilascio immediato di tutti e tutte coloro che sono stati illegalmente arrestati per il caso Bhima Koregaon!

Già il 24 novembre nella giornata internazionale contro il governo Modi in solidarietà alla guerra popolare in India con diverse azioni abbiamo nel nostro paese voluto rafforzare il ponte solidale con il popolo indiano in lotta e in particolare con le donne indiane in lotta, con le compagne combattenti maoiste, parte determinante della guerra popolare diretta dal Partito comunista maoista dell’India.

Azioni accompagnate da una costante attività di informazione/contro informazione diretta verso le donne che organizziamo attraverso il blog del Mfpr, mailing list e altri canali on line, per esempio sulle recenti e grandi lotte dei contadini indiani che hanno sfidato con grande coraggio e determinazione anche la repressione e la pandemia, contro il governo Modi e le 3 leggi agricole volute dal governo per consegnare le risorse naturali alle multinazionali e ridurre alla fame la popolazione, in cui le donne sono state in prima linea nella lotta e nelle manifestazioni. Queste donne a cui il governo ha detto con disprezzo fascista di tornare a casa hanno risposto con la doppia ribellione “'Non posso essere intimidita. Non posso essere comprata… "Perché dovremmo tornare indietro? Questa non è solo la protesta degli uomini. Abbiamo faticato nei campi al fianco degli uomini. Chi siamo, se non contadine?".

Queste donne hanno lottato anche a costo della vita, vedi i diversi "incidenti" da investimento stradale che si sono verificati in questo anno nel corso dei presidi attuati dai manifestanti agricoli in sciopero, e varie donne sono state uccise mentre altre hanno riportato ferite investite da camion come successo a Bahadurgarh.

Donne che hanno messo in atto una doppia lotta in queste grandi proteste conquistando un importante protagonismo nella lotta. All’ottavo mese dall’inizio delle proteste, mentre migliaia di contadini assediavano la Capitale, alla Sessione parlamentare dei monsoni, le donne per la prima volta, come hanno riportato i mezzi di comunicazione locali, hanno deciso di tenere una “sessione parlamentare”, una “Mahila kisan sansad” tutta al femminile.

Nella giornata del 24 novembre e intorno a quella giornata nelle città in cui siamo presenti e organizzate abbiamo fatto attacchinaggi di striscioni e pannelli in quartieri proletari dove vivono anche donne immigrate.

Abbiamo organizzato assemblee con lavoratrici dello Slai cobas sc e Mfpr, come a Palermo, che insieme a lavoratori hanno lanciato e sottoscritto una mozione in solidarietà internazionalista e a sostegno della guerra popolare in India.

Abbiamo fatto volantinaggi alle fabbriche in particolare al nord/Bergamo a lavoratrici migranti tra cui indiane.

Così il 27 novembre, in occasione della grande manifestazione in Italia a Roma contro la violenza sulle donne, un aspetto importante è stato anche quello internazionalista, perché la violenza sulle donne riguarda le donne di tutto il mondo, e l'India sta sempre più diventando il simbolo della violenza (del sistema patriarcale capitalista imperialista) in particolare contro le donne in tutti i suoi aspetti, e oggi con il governo fascista di Modi questo processo è avanzato rapidamente.

L’India è un paese in cui le donne subiscono una doppia, tripla quadrupla violenza, legata anche alla questione religiosa, al sistema delle caste, alle politiche fasciste e genocide del governo Modi. Questa immane violenza viene utilizzata anche come arma di repressione e di guerra soprattutto nelle zone rurali dove è in corso la guerra popolare (gli stupri atroci di contadine, delle donne dei villaggi, delle donne dalit, da parte della polizia e delle forze militari e paramilitari, vedi l'operazione Green Hunt, sono una normalità; e gli stupri accompagnano sempre le torture dentro le carceri contro le compagne rivoluzionarie maoiste arrestate).

Anuradha Gandhy, compagna Dirigente del Partito Comunista dell'India (Maoista), oggi non più in vita, che ha organizzato la lotta rivoluzionaria delle donne in alcune regioni in India teorizzando sulle esperienze fatte, diceva in particolare sulle condizione delle donne : "… tutte le donne in India subiscono l'oppressione feudale, capitalista, imperialista e patriarcale, ciò avviene in varie forme in diverse aree, urbane e rurali…”.

Ma questa violenza reazionaria diventa anche una forte leva di ribellione per cui tante donne decidono di combattere e di unirsi alla lotta rivoluzionaria, alla guerra popolare.

Alla manifestazione di Roma abbiamo portato un saluto rivoluzionario alle donne indiane, alle compagne indiane che sono in prima fila nella guerra di popolo per costruire una nuova società, una società in cui il potere sia in mano alle masse popolari, in cui per le donne “la vita possa cambiare davvero”. E questo è un messaggio non solo per l'India, ma anche per noi donne che lottiamo nei paesi imperialisti.

Abbiamo affisso lungo il corteo grandi pannelli, abbiamo detto che è necessaria l’unità internazionale e internazionalista, sia per rafforzare le lotte che le donne conducono nei singoli paesi, come la conduciamo in Italia in cui la violenza contro le donne e i femminicidi aumentano ogni giorno in modo gravissimo e la condizione di doppia oppressione della maggioranza delle donne in questa fase pandemica si è amplificata in modo pesante, sia per trarre da quelle lotte un esempio/lezioni per capire quale lotta serve alla maggioranza delle donne. In questo senso si deve guardare alla lotta rivoluzionaria delle donne in India e sostenerla attivamente.

In India le violenze, uccisioni delle donne hanno fatto esplodere in questi ultimi anni grandissime manifestazioni di massa, in cui la partecipazione delle donne, delle giovani, è stata enorme.

Il ruolo delle donne nella guerra popolare è una rivoluzione nella rivoluzione. Il protagonismo delle donne mentre porta avanti la lotta di classe rivoluzionaria, mette in moto la lotta per una trasformazione delle idee, della cultura, della famiglia, delle tradizioni religiose…

Tutto questo ha bisogno del sostegno di tutte le donne del mondo e serve a tutte le donne del mondo.

Ora il regime fascista indù di Modi sta preparando un nuovo piano militare per schiacciare la guerra popolare: il piano Prahaar-3, una continuazione delle pratiche genocide dell'operazione “Green Hunt.

Nel 2021 si è accentuata la politica di sterminio delle prigioniere e dei prigionieri politici, la repressione e la carcerazione, e sono aumentate le denunce di aggressioni sessuali e violenza contro le donne prigioniere. Molte persone sono state arrestate e torturate dopo aver partecipato alla protesta dei contadini contro le tre leggi agricole neoliberiste del governo Modi.

Questo forte messaggio di lotta rivoluzionaria lo abbiamo portato anche nella recente e partecipata assemblea nazionale di circa 400 donne del movimento femminista di NUDM in vista dell’8 marzo, per informare/controinformare da un lato le tante donne, anche lavoratrici, che partecipano a queste assemblee e combattere dall’altro la concezione ideologica della direzione di questo movimento di matrice piccolo-borghese che tende a frenare/deviare la lotta delle donne verso una linea riformista e non rivoluzionaria.

Intorno all’8 marzo stiamo lavorando per un’iniziativa/azione specifica in varie città in merito alle prigioniere politiche indiane. Nell’ambito di queste iniziative, faremo anche una traduzione dell’opuscolo del PCIM “Womens in prison”.

Lavoreremo perchè questa campagna prolungata non sia solo di denuncia e di controinformazione, ma anche per strappare dei risultati finalizzati alla liberazione delle prigioniere politiche, ma anche sulla questione che viene denunciata dalle prigioniere politiche: violenze, stupri, torture sessuali che subiscono nelle carceri.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

Italia – 30 gennaio 2022

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