14/02/22

"...una scuola che noi vogliamo combattere per riprendere nelle mani il nostro futuro! E la dobbiamo combattere uniti, studenti e studentesse, lavoratrici e lavoratori..."

Dall'intervento di una compagna del MFPR alla manifestazione degli studenti e studentesse

"...si parla di ritorno alla normalità, ma la normalità che vogliono lor signori è continuare a sfruttarci, nei posti di lavoro come nelle scuole. Si parla di ritorno alla normalità, per imporre il ripristino del vecchio modello di esame e del vecchio modello di scuola. Una scuola al servizio non degli studenti, delle studentesse, ma una scuola al servizio delle aziende, una scuola che non insegna ad appropriarsi di una coscienza critica, ma ad essere sfruttate e sfruttati in silenzio, a regalare ore di lavoro ai padroni, e spesso anche la vita.

La morte di Lorenzo Parelli non è stata casuale, Lorenzo è morto di sfruttamento, doveva stare a studiare sui libri e invece è morto sotto una putrella di 150 Kg. Lorenzo è stato ucciso dall’alternanza scuola-lavoro, è stato ucciso da questo modello di scuola, per questo modo di produzione, per questo sistema capitalista! Lorenzo è stato vittima di una strage annunciata, che si unisce a quella di tanti lavoratori e tante lavoratrici, come Laila EI Harim o Luana d’Orazio ad esempio, che nonostante avessero denunciato il malfunzionamento dei macchinari ai quali lavoravano sono state tenute in fabbrica con quei macchinari e quei ritmi di sfruttamento fino a morirne, perché per il sistema capitalista la sicurezza sul lavoro è un costo, così come la sicurezza nei luoghi di studio e sul territorio, così come la salute pubblica. E Lorenzo per questo sistema non è altro che un numero, che si aggiunge a questo lungo elenco.

Queste morti non sono un caso, sono assassinii seriali che accusano apertamente questo sistema capitalista. Per tutte queste morti non può bastarci il lutto, sono i padroni, questo sistema, il governo che li sostiene che devono pagare tutto! Ecco perché sono importanti tutte le manifestazioni degli studenti e delle studentesse che hanno attraversato l’Italia dal nord e al sud, e che questo Stato borghese non ha esitato a reprimere, manganellando studenti e studentesse che avevano tutto il diritto di manifestare, di fare il corteo per andare sotto al Ministero della pubblica istruzione che permette questo tipo di scuola, dove gli studenti e le studentesse sono le nuove braccia gratis che devono andare in fabbrica a lavorare per far arricchire ancor di più i padroni. E gli studenti avevano tutto il diritto di infrangere i divieti imposti dal governo ora con il pretesto dell’ordine pubblico, ora col pretesto della pandemia. 

Perché questa scuola non è la scuola che ti fa vivere, è la scuola che ti fa morire, non è la scuola che ti fa crescere e ti forma nella solidarietà, ma ti forma nell’individualismo e nello sfruttamento, ti educa alla sottomissione, alla competizione e all’ignoranza e non può essere riformata! 

Per le donne poi questo modello di scuola mostra ancor di più la sua ipocrisia rispetto ai principi democratici che dovrebbero istruirla: le studentesse studiano per poi uscire dalla scuola e trovarsi in una società in cui le donne sono le prime a essere licenziate, sono le prime a essere precarizzate e a rischiare il posto di lavoro se aspettano un figlio. Una scuola che dovrebbe educare alla “convivenza civile”, alla “parità di genere”, e poi tace sulle molestie sessuali e le discriminazioni agite anche nella stessa istituzione scolastica, come accaduto a Cosenza ad esempio. Una scuola dove le donne, pur studiando di più rispetto agli uomini, hanno meno possibilità di emanciparsi, e quando escono dalle scuole vengono richiuse in casa anche col rischio di essere uccise! Una scuola che ci vorrebbe insegnare la libertà, e poi le donne non hanno neanche la libertà di scegliere se vogliono mettere al mondo un figlio!

Questa è una scuola che noi vogliamo combattere per riprendere nelle mani il nostro futuro! E la dobbiamo combattere uniti, studenti e studentesse, lavoratrici e lavoratori, perché viviamo nel presente ed il futuro che ci prospettano è un futuro di schiavitù, e noi dobbiamo combattere contro questo sistema, che non può essere riformato, ma solo rovesciato!

Tutte queste lotte, le lotte delle studentesse e degli studenti, ma anche quelle delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi, noi vogliamo che confluiscano verso l’8 marzo. L’8 marzo è la giornata internazionale della donna, non è un giorno di festa, non è un giorno di mimose, di rose e cioccolatini, è un giorno di lotta, perché per questa giornata tante operaie sono morte uccise! E allora facciamo confluire queste proteste nella giornata dell’8 marzo in cui ci sarà sciopero delle donne!"

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