15/02/22

Sciopero delle donne o sciopero transfemminista?

Nudm e altre, altri chiamano lo sciopero dell'8 marzo "sciopero transfemminista".
Noi, invece, pensiamo che occorra chiamarlo, come si è fatto all'inizio, "sciopero delle donne".  
Non è evidentemente un problema solo di linguaggio ma a che fare con il carattere dello sciopero, e la condizione delle donne.

(Dall'opuscolo del Mfpr "360°")

“Si tratta di un movimento di resistenza che intende l'assegnazione arbitraria del genere alla nascita come manifestazione di un sistema di potere che controlla e limita i corpi, per adattarli all'ordine sociale stabilito. Il movimento ha l'intento di ampliare e trasformare i codici che regolano tutte queste costruzioni sociali”.
Anuradha Ghandy, comunista maoista indiana, autrice di un importante libro: "Tendenze filosofiche nel movimento femminista", nell’analisi del 'post-femminismo', scriveva: “Credono che non esista alcuna categoria fissa, in questo caso, donna. Il sé è frammentato da varie identità: sesso, classe, casta, comunità etnica, razza. Queste varie identità hanno un valore in se stesse... 
Ci si concentra sui diritti individuali piuttosto che sui diritti collettivi... celebrano la differenza e l’identità e criticano il marxismo per concentrarsi su una “totalità” - la classe... Questa è una forma di soggettivismo estremo.... (non si comprendono) le ragioni storiche della formazione dell’identità...
(viene posta) ...enfasi eccessiva sulla liberazione sessuale per gruppi separati di donne, vita separata e lesbismo. 
Questo ha influenza anche nel come e su quali basi viene portata avanti la critica alla famiglia.
Da Anuradha Ghandy - “La trasformazione della famiglia eterosessuale divenne il principale richiamo del movimento femminista borghese... Quindi la loro enfasi era sull'opporsi alla famiglia eterosessuale come base principale dell'oppressione delle donne”.
Da “Tutti i rimedi contro l'ingiustizia” - Monde diplomatique:
“... Gruppi mobilitati sotto la bandiera della nazione, dell'etnia, della “razza”, del genere, della sessualità lottano per farsi riconoscere una differenza. In queste battaglie l'identità sostituisce gli interessi di classe come luogo della mobilitazione politica – sempre più spesso si chiede di essere riconosciuto come nero, omosessuale, abitante di un certo luogo o ortodosso, piuttosto che come proletario o borghese. La dominazione culturale sostituisce lo sfruttamento come sinonimo d'ingiustizia fondamentale. 
Questa trasformazione rappresenta una deviazione capace di condurre ad una forma di balcanizzazione della società... una correzione della griglia di lettura materialistica...
Nel quadro del riconoscimento, l'ingiustizia non è più legata ai rapporti di produzione, ma alla mancanza di considerazione... questo si applica anche agli omosessuali, alle razze, alle donne...
Le rivendicazioni legate al riconoscimento, che si basano sulle presunte differenze dei gruppi, tendono a promuovere le differenziazioni...
Una soluzione che però non aggredisce le strutture profonde che producono disuguaglianze di classe e disuguaglianze razziali...
Trattando il mancato riconoscimento come un pregiudizio prodotto unicamente dai valori ideologici e culturali, i difensori del modello identitario arrivano a volte a disconoscere la base nella struttura sociale ed ad ignorare l'ingiustizia economica, per concentrare gli sforzi sulla sola trasformazione della cultura, considerata come una realtà in sé... Il culturalismo volgare implica che rivalutare identità disprezzate sarebbe come affrontare le fonti stesse della disuguaglianza economica...”
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Mettere insieme le differenze, non dà di per sè  una base comune alle varie manifestazioni dell'oppressione borghese.
Porre al centro, come discriminante e unificante, come avviene sempre più oggi nel movimento femminista, il transfemminismo è di fatto un'altra forma per oscurare/negare la centralità dell'oppressione delle donne.
Con il discorso del transfemminismo, e mettendo sullo stesso piano la condizione di sfruttamento e oppressione delle donne con quella dei gay, trans, ecc., da un lato si vede solo un aspetto della condizione della donna, quello discriminatorio, dall'altro si oscura il ruolo centrale della condizione della donna e del suo ruolo, nella famiglia, nel sistema borghese. 
La posizione transfemminista per cui "il femminismo trascende il genere", porta ad annegare la battaglia delle donne - che è epocale, che è interna e linfa della rivoluzione proletaria mondiale, che rappresenta più della metà del genere umano, che sintetizza anche gli attacchi ai generi, razze, identità - nella marea indistinta dei diritti dei generi, annullando la potenzialità dirompente della lotta delle donne, in quanto donne. 
Politicamente, questo rischia di far scadere inevitabilmente la lotta nel riformismo interclassista.

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