24/02/22

Formazione Operaia – Lenin: Sui sindacati, gli scioperi… – 3° parte

SOLO LA LOTTA FA CRESCERE LA COSCIENZA DI CLASSE – LA LOTTA DEGLI OPERAI CONTRO IL GOVERNO, LO STATO – L’ALLEANZA CON I MOVIMENTI SOCIALI – L’UNIONE DEGLI OPERAI A LIVELLO INTERNAZIONALE

Dal Testo di Lenin:

…Gli operai acquisiscono una coscienza di classe quando comprendono che l’unico mezzo per migliorare la loro situazione e per conseguire la loro emancipazione sta nella lotta contro la classe dei capitalisti e dei fabbricanti... Inoltre, coscienza degli operai significa comprensione del fatto che gli interessi di tutti gli operai di un dato paese sono identici, solidali, che gli operai costituiscono un’unica classe, diversa da tutte le altre classi della società. Infine, coscienza di classe degli operai significa consapevolezza del fatto che, per raggiungere i propri scopi, gli operai devono necessariamente poter influire sugli affari dello Stato…

In che modo gli operai acquisiscono la consapevolezza di tutto questo? Gli operai l’acquisiscono attingendola incessantemente dalla stessa lotta che cominciano a condurre contro i fabbricanti, e che si estende sempre più, diviene sempre più aspra e coinvolge un numero sempre maggiore di operai... gli operai hanno cominciato a comprendere l’antagonismo fra gli interessi della classe degli operai e gli interessi della classe dei capitalisti. Invece di sentire confusamente di essere oppressi, essi hanno cominciato a capire in che cosa e come precisamente il capitale li opprime…

Ogni sciopero arricchisce l’esperienza di tutta la classe operaia. Se lo sciopero è vittorioso, esso dimostra quale forza rappresenta l’unione degli operai, e induce gli altri operai ad avvalersi della vittoria dei compagni. Se fallisce, induce a discutere sulle cause del fallimento e a ricercare metodi di lotta migliori…

L’aiuto agli operai deve consistere nell’indicar loro le esigenze più urgenti per le quali si deve lottare, nell’esaminare le ragioni che aggravano particolarmente la situazione di questi o quegli operai, spiegare le leggi e i regolamenti sulle fabbriche, la cui violazione (oltre ai trucchi fraudolenti dei capitalisti) espone tanto spesso gli operai a una duplice rapina. Aiutare gli operai vuol dire esprimere in modo più esatto e più preciso le loro rivendicazioni e formularle pubblicamente, scegliere il momento più opportuno per la resistenza, scegliere il metodo di lotta, discutere la situazione e valutare le forze delle due parti impegnate nella lotta, ricercare se esiste un metodo migliore di lotta (che può essere, forse, una lettera al fabbricante oppure un ricorso all’ispettore o al medico, secondo le circostanze, quando non sia necessario passare direttamente allo sciopero, ecc.).

Attraverso questa lotta… gli operai, esaminando le diverse forme e i diversi casi di sfruttamento… imparano a comprendere il sistema sociale che si fonda sullo sfruttamento del lavoro da parte del capitale. In secondo luogo, in questa lotta gli operai sperimentano le proprie forze, imparano a unirsi, a comprendere la necessità e l’importanza di unirsi…

In terzo luogo, questa lotta sviluppa la coscienza politica degli operai... nel corso della lotta che essi conducono contro i fabbricanti per le proprie necessità quotidiane, sono indotti in modo spontaneo e inevitabilmente a interessarsi degli affari dello Stato, dei problemi politici… (di) come vengono promulgate le leggi e i regolamenti e quali interessi essi servono. Ogni vertenza di lavoro pone necessariamente gli operai in conflitto con le leggi e coi rappresentanti del potere statale…

...Che cosa vuol dire che la lotta della classe operaia è una lotta politica? Vuol dire che la classe operaia non può lottare per la propria emancipazione se non riesce a esercitare un’influenza sugli affari dello Stato, sulla direzione dello Stato, sulla promulgazione delle leggi…
quanto più il movimento operaio continuerà a progredire, tanto più chiaramente e recisamente si rivelerà e si farà sentire l’assoluta mancanza di diritti politici degli operai… La conquista della libertà politica diviene la «questione più urgente per gli operai», perché senza di essa gli operai non hanno né possono avere alcuna influenza sugli affari dello Stato...

il governo non sta al di sopra delle classi, ma prende sotto la sua protezione una classe contro l’altra, prende sotto la sua protezione la classe degli abbienti contro i nullatenenti, dei capitalisti contro gli operai.

Esiste quindi un solo mezzo per porre fine allo sfruttamento del lavoro da parte del capitale: liquidare la proprietà privata degli strumenti di lavoro, trasferire tutte le fabbriche, le officine, le miniere, tutte le grandi proprietà terriere, ecc. nelle mani di tutta la società, e organizzare la produzione socialista, diretta dagli stessi operai… Ma a tal fine è indispensabile che il potere politico, ossia la direzione dello Stato, dalle mani di un governo influenzato dai capitalisti e dai proprietari terrieri, o dalle mani di un governo composto direttamente da rappresentanti eletti dai capitalisti, passi nelle mani della classe operaia…

L’unione degli operai di tutti i paesi diventa necessaria, perché la classe dei capitalisti, che domina sugli operai, non limita il proprio dominio a un solo paese. Le relazioni commerciali fra i diversi Stati divengono sempre più strette e abbracciano un campo sempre più vasto; il capitale viene trasferito continuamente da un paese a un altro. Le banche, questi depositi di capitali che raccolgono il capitale in ogni luogo e lo danno in prestito ai capitalisti, da nazionali diventano internazionali… Le grandi società per azioni già si accingono a dirigere le imprese capitalistiche non in un solo paese ma simultaneamente in alcuni paesi; si creano le società internazionali del capitalisti. Il dominio del capitale è internazionale... Ecco perché il compagno dell’operaio russo nella lotta contro la classe dei capitalisti è l’operaio tedesco, polacco, francese, così come il suo nemico sono i capitalisti russi, polacchi, francesi… Essi (i capitalisti) si gettano avidamente sul giovane paese dove il governo è così ben disposto e servile verso il capitale come in nessun altro luogo, dove essi trovano operai meno uniti e meno capaci di opporre resistenza che in Occidente, dove molto più basso è il tenore di vita degli operai, e, quindi, anche il loro salario, sicché questi capitalisti stranieri possono realizzate profitti colossali, mai ottenuti nei loro paesi…

…(infine) Il programma dichiara che alleati degli operai sono, in primo luogo, tutti gli strati della società che lottano contro il potere assoluto del governo autocratico. Giacché questo potere assoluto è l’ostacolo principale alla lotta degli operai per la propria emancipazione, ne consegue che l’interesse diretto degli operai impone che si sostenga ogni movimento sociale diretto contro l’assolutismo… Ma, pur dichiarando che appoggerà ogni movimento sociale diretto contro l’assolutismo, il partito socialdemocratico proclama che non si separerà dal movimento operaio, perché la classe operaia ha propri interessi specifici, opposti agli interessi di tutte le altre classi…

*****

Lenin qui spiega perchè solo la lotta, gli scioperi sviluppano la coscienza come classe degli operai.

Ogni concezione educazionista, di influire sulla coscienza degli operai con le sole parole, la sola propaganda non collegata alla lotta, è illusoria, impotente, ma soprattutto frutto di una ideologia piccolo borghese, che resta tale anche se espressa e praticata da forze che si dicono comuniste.

Chi non ha mai aiutato gli operai ad organizzare uno sciopero, a formulare precisamente e meglio le rivendicazioni, a comprendere la situazione (che a volte porta a incoraggiare i lavoratori, superando ogni timidezza, sfiducia, opportunismi; altre volte a frenarne la rabbia, l’eccitazione di tutto e subito, ecc.) non ha “titolo”, “diritto” di organizzare, dirigere la lotta politica e la lotta rivoluzionaria.

Nello sciopero gli operai imparano che è una guerra di una classe contro la classe dei padroni, imparano che questa classe di sfruttatori ha dalla sua tutto il sistema politico, il governo, lo Stato, imparano a scontrarsi con le forze della repressione statale, sia quelle direttamente repressive, sia quelle giudiziarie; imparano a maneggiare le leggi dello scontro di classe che poi serviranno nella lotta rivoluzionaria. Imparano, come dice Lenin, a comprendere anche i momenti opportuni della lotta, i rapporti di forza, le forme della lotta che possano essere varie (anche una denuncia all’Ispettorato del lavoro è parte della lotta di classe e va concepita in questo modo); lezioni importanti che serviranno nella lotta per il rovesciamento del potere borghese e la instaurazione del potere operaio, per usare tattica e strategia.

E Lenin spiega come queste “lezioni” vengono sia quando lo sciopero è vittorioso, sia quando fallisce. Il fallimento porta a riflettere, a fare un passo indietro a volte per farne due avanti. Quindi, gli operai non devono avere paura di sbagliare, di fallire, non possono prima della lotta avere garanzia del risultato. E, quindi, non fare lo sciopero, se non c’è certezza di vittoria. Questo lo decide realmente solo la lotta.

Nella lotta i lavoratori comprendono, sperimentano spesso sulla propria pelle il ruolo dello Stato borghese. Nessun governo in questo sistema capitalista può essere amico o aiutare gli operai. Questo è importante che gli operai lo comprendano bene e scientificamente, perchè molte illusioni oggi persistono tra gli operai, le operaie anche nelle lotte più importanti. Essi si rivolgono al governo perchè risolva per es. situazioni di licenziamenti, di chiusura di fabbriche, ma il governo è proprio quello che ha aiutato i padroni in vari modi, e attraverso varie sovvenzioni ad aprire la fabbrica e oggi non ostacola la loro chiusura, o fa leggi ridicole.

Questo pone sì la necessità che gli operai nella loro lotta si pongano il problema del governo, ma non per elemosinare che sia al loro fianco nello scontro con i padroni, ma per influenzarlo/imporre/strappare con la loro lotta, unità e forza più grande, azioni a loro difesa.

Ma soprattutto questa lotta mostra in maniera chiara che – come dice Lenin – “per porre fine allo sfruttamento del lavoro da parte del capitale” gli operai devono porsi il problema del potere politico nelle loro mani. Il “potere deve essere operaio” non è solo un importante slogan, esso deve vivere nella lotta, esso pone la necessità di un unione della classe operaia più elevata, sul terreno della lotta politica.

In questa lotta la classe operaia deve avere degli “alleati” nei settori sociali che anche si oppongono al governo, allo Stato borghese al sistema capitalistica nel suo insieme.

Qui occorre porre due questioni. Primo che gli operai per avere questi “alleati” deve appoggiare le lotte, i movimenti di questi movimenti sociali (pensiamo ora al movimento degli studenti), e appoggio non significa limitarsi a fare dichiarazioni di solidarietà, ma sostenere attivamente le loro lotte, iniziative, e portare questa necessità da parte degli operai più coscienti, degli operai comunisti, rivoluzionari, nei propri posti di lavoro (perchè gli operai non possono fare uno sciopero per sostenere la lotta degli studenti che è “contro la scuola dei padroni”?).

Secondo, come scrive Lenin: “gli operai costituiscono un’unica classe, diversa da tutte le altre classi della società… la classe operaia ha propri interessi specifici, opposti agli interessi di tutte le altre classi…”; questo vuol dire che gli operai devono mantenere la propria autonomia pratica, politica, teorica, ideologica, altrimenti andranno alla coda dei movimenti che comunque sono espressione di altre classi, in generale della piccola borghesia; questo vuol dire anche che gli operai non appoggiano altri movimenti in modo acritico, ma indicano il fine ultimo necessario dell’opposizione al sistema dei padroni, la rivoluzione proletaria per una nuova società in cui il potere sia nelle mani della classe operaia e delle masse popolari; questo vuol dire che gli operai dicano ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che arretra e ciò che avanza e fa avanzare tutti.

Ma per essere classe d’avanguardia, per essere autonomi, gli operai devono organizzarsi in un loro partito (comunista), altrimenti non l’unità per l’emancipazione di tutta l’umanità praticheranno, ma un’alleanza interclassista, al servizio del riformismo.

Infine, l’unità degli operai a livello internazionale. Questa è una necessità che pone lo stesso capitalismo. Tanti operai lavorano in fabbriche che sono presenti in tanti paesi del mondo. Questa è da un lato, quindi, una condizione oggettiva e come se lavorassero fianco a fianco operai italiani e operai dell’Egitto, operai francesi, ecc., e spiega come la strategica indicazione di Marx: “Proletari di tutto il mondo unitevi”, è un messaggio che poggia su una realtà; dall’altro lato è una grande opportunità per l’unità della classe operaia nella lotta contro lo stesso capitalista.

Questa comprensione è necessaria a fronte di una posizione corporativa, che facilmente i sindacati confederali portano in una lotta in cui l’azione del capitalista in una sua fabbrica, per esempio in Francia, ha conseguenze per la fabbrica in Italia; o oggi sempre più nei processi di delocalizzazione, dove l’ampliamento della produzione all’estero è strettamente collegato ai licenziamenti, chiusure fabbriche in Italia. Ma, come spiega Lenin, il nemico degli operai dei vari paesi è il capitalista non certo gli operai francesi, egiziani, ecc; e l’unità degli operai dei diversi paesi rafforza la lotta di tutti gli operai, pone ostacoli seri ai piani dei padroni qui licenziano e lì aumentano lo sfruttamento, riducano i salari, aumentino i ricatti; e pone migliori condizioni per strappare risultati nella lotta in Italia, come nella lotta in Francia, in Egitto…

(CONTINUA GIOVEDI’ PROSSIMO)

 

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