03/02/22

Laila uccisa sul lavoro - La Procura ha chiuso le indagini

Laila morta sul lavoro come Luana: padroni assassini

Come Luana, uccisa sul lavoro stritolata da un orditoio manomesso per fare aumentare i profitti al padrone, allo stesso modo Laila El Harim è morta schiacciata da una fustellatrice, all’interno dell’azienda Bombonette di Camposanto, in provincia di Modena, il 3 agosto scorso.

Le notizie dai giornali: “La Procura di Modena ha chiuso le indagini: per il padrone e per il delegato alla sicurezza si ipotizza l’omicidio colposo aggravato in concorso. Sono contestate una serie di omissioni tra l’altro nella valutazione del rischio, nei requisiti di sicurezza e la mancata formazione dell’operaia. Nel chiudere le indagini la pm Maria Angela Sighicelli sottolinea la presenza di pareggiatori in gomma da regolare manualmente non previsti l’assenza di una protezione, prevista. Laila sarebbe entrata nella fase di pre-avviamento nel macchinario proprio per regolare i pareggiatori, per il cambio di formato del formato in lavorazione.”

“Non hanno minimamente considerato il rischio di contatto dei lavoratori con gli organi in movimento durante l’uso delle fustellatrici”. Per trarre maggior profitto e “risparmiare sui tempi di lavorazione”, al posto della prevista protezione statica fissa avrebbero installato dei “pareggiatori regolabili manualmente”, consentendo l’avvio del macchinario anche in presenza di un operatore al suo interno. Sono alcune delle violazioni alle norme antinfortunistiche che la procura di Modena ha contestato a Fiano e Jacopo Setti, fondatore e delegato alla sicurezza della Bombonette di Camposanto.

Dagli atti della procura di Modena emerge che alla dipendente non sarebbe stato fatto seguire nemmeno il corso di formazione di legge per addestrarla all’utilizzo di quella macchina pericolosa. I due indagati sono accusati di omicidio colposo con l’aggravante della violazione delle norme antinfortunistiche.

La morte sul lavoro non è mai fatalità. Ed è sempre annunciata dalle tante denunce inascoltate. E ha sempre dei colpevoli: i padroni che organizzano il lavoro in base al profitto.

Laila “segnalava inceppamenti da oltre un mese”, aveva denunciato il suo compagno.

Macchinario senza protezione, assenza di dispositivi di sicurezza, mandata a morire senza nessuna formazione da un padrone che, come tutta questa razza bastarda, è interessato solo all’aumento della produzione per aumentare i suoi profitti! Come non vedere l’intenzionalità del padrone in quest’ennesimo omicidio sul lavoro?

Abbiamo bisogno di fare ripartire la lotta contro le morti sul lavoro per mano dei padroni assassini, dobbiamo lottare per aumentare le pene ai padroni e imporre il reato di “omicidio volontario”! Ma per fare questo, abbiamo necessità di una Rete nazionale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Stiamo preparando per questo un’assemblea per febbraio/marzo.

Avevamo lanciato un appello proprio da questo blog dell’assemblea autoconvocata dell’8 gennaio scorso:

https://proletaricomunisti.wordpress.com/2022/01/18/basta-morti-sul-lavoro-appello-proposta-dallassemblea-nazionale-autoconvocata-del-8-gennaio%ef%bf%bc/

dall’Appello: “Dopo la morte di Luana D’Orazio perché un padrone ha manomesso il macchinario c’è stata una grande indignazione ma qualche mese dopo, a Modena, è rimasta schiacciata da un macchinario Layla El Harim.
Occorre partire dall’unità delle realtà che si battono concretamente nei luoghi di lavoro e portare la lotta sul piano nazionale, intervenire nei luoghi dove avvengono gli omicidi sul lavoro per dargli una visibilità al livello nazionale e superare la rassegnazione che avviene sempre dopo, quando si spengono i riflettori. Dobbiamo promuovere una larga aggregazione di energie che si rendano protagoniste per condurre una battaglia di civiltà contro la barbarie della guerra quotidiana dei padroni assassini.
La lotta contro le morti sul lavoro e la lotta contro precarietà, cassintegrazione, attacco al diritto di sciopero, la rappresaglia padronale e poliziesca, sono tutte lotte che attaccano la radice del modello di produzione capitalistico. Se c’è ancora chi pensa che queste lotte si possono fare solo in ambito aziendale o solo a livello territoriale, ci deve dimostrare con i fatti che così i lavoratori possono portare a casa dei risultati.
Questa lotta dev’essere strappata di mano ai confederali e condotta su posizioni di classe che sono inconciliabili con quelle dei padroni, dobbiamo costruire il potere dal basso degli Rls, formando una lista di operai che intendono metterci la faccia e il proprio impegno, indipendentemente dalle tessere sindacali e votati da tutti i lavoratori del sito così da avere un mandato forte che risponde ai lavoratori e non alle RSU o RSA o ai capi.
Il controllo della produzione, l’ispezione senza preavviso, il potere di prendere decisioni immediate che fermino la produzione in caso di rischio-sicurezza per la vita degli operai, devono tornare in mano agli operai!
Abbiamo bisogno di postazioni permanenti di nuclei di ispettori e presidii sanitari nelle fabbriche e nelle zone industriali, nelle campagne, per un intervento continuo e preventivo, con un rapporto costante con lavoratori e Rls.
Poi ci sono i processi che dobbiamo considerare come parte di questa guerra e che richiedono una mobilitazione.
È ora di approvare una legge contro gli omicidi sul lavoro! È ora di bastonare davvero chi manda i lavoratori al macello perché non rispetta le più elementari norme di sicurezza!
La sola lotta aziendale e sindacale non basta.
Dobbiamo contrapporre lotta, unità, organizzazione, una campagna sul terreno nazionale a partire da chi già la sta facendo, aggregando via via sempre più realtà nell’impegno diretto, ben sapendo che 4 operai morti sul lavoro al giorno sono il prodotto di un sistema di produzione basato sul profitto dei padroni, e la prospettiva in definitiva non può che essere che quella di un suo rovesciamento per liberarci dallo sfruttamento e difendere le nostre vite e la nostra dignità.
La Proposta che facciamo come Assemblea del 8 gennaio è quella di un confronto, di un’assemblea nazionale tra febbraio marzo per la costruzione di una Rete nazionale per difendere la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro e nei territori.
adesioni/contatti materiali
Bastamortesullavoro@gmail.com

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