Mentre veniva indetto questo sciopero avevamo in corso una campagna contro la gestione dei lavoratori, a vario titolo inidonei, con limitazioni anche importanti, trasferiti da un reparto all’altro quasi senza preavviso. Una campagna nella quale il rapporto con i sindacati di base ha subito mostrato tutti i suoi limiti, con l’evidenziarsi di posizioni opportunistiche ed aleatorie, che poco hanno a che vedere con la volontà di arrivare realmente ad una seria conclusione della vertenza. Ancora una volta quindi, la ricerca della unità tra i sindacati di base ha mostrato tutti i suoi limiti, a noi ben chiari, nel momento in cui non c’è un’effettiva presenza attiva dei lavoratori, se non in numeri molto limitati.
La situazione si è ulteriormente aggravata con l’arrivo del green pass; improvvisamente e magicamente si è accesa una fiammata rivoluzionaria con postali disposti a licenziarsi, a fare tutto il possibile e percorrere qualsiasi strada per non subire questo sopruso. Ho chiesto come mai non ho visto lo stesso ardore per respingere al mittente un contratto peggiorativo sotto tutti gli aspetti, da poco firmato? Come mai non li ho visti agguerriti quando abbiamo denunciato l’amianto e il mancato rispetto delle poche norme sul covid? Come mai abbiamo lavorato sempre e a testa bassa, subendo oggi il realizzarsi quotidiano, passo dopo passo del modello AMAZON? Come mai l’indifferenza per le morti sul lavoro che abbiamo con una certa costanza e sempre per gli stessi motivi? Così ho risposto ai lavoratori che non mi inoltro su una discussione “falsa” e “strumentale” come quella del green pass che paragono ad un arma di distrazione di massa. Tutti a correre per gridare allo scandalo, tutti a fare di questo argomento l’unico argomento decisivo, l’ultima trincea in cui barricarsi. Una situazione paradossale nella quale sinistra (anche “di classe”) e destra (lega e fascisti) si trovano a condividere la stessa battaglia per difendere i diritti inalienabili, veri o presunti, attaccati dal governo e dai padroni. Anche il sicobas è entrato in questa dinamica innaturale, con prese di posizione ambigue e controproducenti, che hanno creato confusione tra i lavoratori. Credo che ciò può provocare solo danni irreparabili.
Io ho deciso, così, di accettare ogni critica ed affermare che non faccio lotte per salvaguardare diritti individuali formali, che sono importanti certo, ma che non possono essere anteposti a diritti collettivi quali la salute e la sicurezza di tutti i lavoratori sui posti di lavoro che, fino a prova contraria, ha oggi nel vaccino, il principale se non l’unico strumento di reale di difesa.
Questo dato va oltre ad ogni possibile considerazione relativamente al ruolo delle big farma, o sulle cause della pandemia, o sulla gestione della sanità pubblica, o sulle necessarie lotte da mettere in campo in prospettiva per garantire un reale diritto alla salute per tutti.
Credo che sia importante lottare per tutti i motivi che ci siamo dati per decidere di fare uno sciopero generale l’11 ottobre, una piattaforma costruita assemblea dopo assemblea:
• contro i padroni e i loro governi amici che ci vogliono sempre più schiavi, dei semplici numeri in un algoritmo • contro i licenziamenti • contro la strage dei morti sul lavoro, qui ricordiamoci i morti e i contagiati di covid nei posti di lavoro, in Lombardia ci sono numeri da paura • Vogliamo una sanità pubblica, quindi i vaccini devono essere liberalizzati • contro il caro vita, l’aumento di bollette indiscriminato che sono lì a dimostrare come la crisi la paghiamo noi, dentro e fuori i posti di lavoro ed aggiungo, per finire, lotto anche per tutte le donne che non accettano questo sistema fatto di “uomini che odiano le donne”.
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