"Giù le mani dai nostri corpi!". Sono oltre 650 le manifestazioni in tutti e 50 gli Stati, a difesa dell'aborto dopo l'entrata in vigore in Texas di una nuova normativa, la più restrittiva mai avuta negli Usa; la più grande si è svolta a Washington .
Tra due giorni la Corte Suprema, a maggioranza conservatrice, si riunirà e potrebbe decidere di approvare la legge del texas, la più restrittiva contro l'aborto, che vieta l'aborto, "appena è possibile sentire il battito del feto".
«È una lotta contro i giudici della Corte Suprema, i legislatori statali e i senatori che non sono dalla nostra parte o non agiscono con l'urgenza che questo momento richiede», ha spiegato Rachel O'Leary Carmona, organizzatrice della marcia. Il timore è che la maggioranza della Corte Suprema, composta da 6 giudici conservatori su nove, tre dei quali nominati da Trump, e che si riuniranno domani per la sessione di ottobre, possa mettere in pericolo la storica sentenza Roe vs Wade, che nel 1973 legalizzò l'aborto negli Stati Uniti e ne tutela tuttora il diritto. Il tema dell'interruzione di gravidanza è diventato caldissimo negli States dopo la legge entrata in vigore il primo settembre in Texas, la più restrittiva dell'intero Paese, che vieta l'aborto oltre la sesta settimana, anche a chi è rimasta vittima di stupro o incesto, e consente di citare in giudizio cittadini che aiutano ad abortire, con un passaggio in auto o taxi oppure offrendo sostegno economico.
E il primo dicembre la Corte si pronuncerà anche sul diritto di abortire in Mississippi.
I numeri e le posizioni della maggioranza dei suoi giudici rispecchiano le posizioni anti-abortiste di Trump, che nel gennaio 2020 fu il primo presidente a partecipare a una «Marcia per la vita», manifestazione anti-aborto, dopo aver ammesso di essere pro-life e favorevole all'interruzione di gravidanza solo in caso di incesto o violenza sessuale.
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